Al termine di una discussione durata due pomeriggi, il Consiglio Comunale di Scandicci mercoledì 12 novembre ha votato per l'adozione del nuovo Piano Strutturale, lo strumento di pianificazione territoriale coordinato da Lorenzo Paoli e redatto da Giancarlo Paba, Gianfranco Gorelli e dal loro staff, e per il Piano guida per il nuovo centro civico cittadino, i cui contenuti sono stati fissati dallo studio inglese Richard Rogers Partnership. Entrambe le delibere sono state approvate con i voti favorevoli della maggioranza di centro sinistra (Democratici di sinistra, Margherita, Partito dei comunisti italiani, Indipendenti per Scandicci e Lista indipendente), l'astensione di Rifondazione comunista e i voti contrari di Forza Italia, Alleanza nazionale e Udc.
Nella stessa seduta il Consiglio Comunale ha approvato anche un emendamento della Giunta al Piano Strutturale, ripreso da un Ordine del Giorno presentato dal consigliere di Forza Italia Piero Betti riguardante la possibilità di edificare ulteriori 15 mila metri quadri con funzione produttiva (8000 mq in località Piscetto, 3000 mq a Capannuccia, 2000 mq a Olmo e altrettanti a Casellina); l'emendamento è stato approvato con i voti favorevoli della maggioranza di centro sinistra, di Forza Italia e di Rifondazione comunista, contrari An e Udc.
Un Ordine del giorno sulla mobilità e sui collegamenti con l'ospedale di Torregalli presentato dalla capogruppo di Alleanza Nazionale Erica Franchi è stato invece respinto con i voti contrari di Prc e della maggioranza - fatta eccezione per Ilio Trapassi della Margherita che si è astenuto - ed i voti favorevoli di An, Fi e Udc.
Il Piano Strutturale sostituisce i vecchi Piani regolatori, definisce le linee di sviluppo territoriali ed è anche il contenitore di quanto già avviato dalla Giunta e dal Consiglio Comunale, ovvero le varianti alle aree aperte, al commercio ed il Piano direttore del nuovo centro.
Le linee guida che hanno ispirato il Piano sono state “ricucire, riqualificare, incentivare il bello, rimediare anche ad errori compiuti nel passato”, come ha detto il vicesindaco ed assessore all’urbanistica Simone Gheri, “progettare e costruire il nuovo centro, dall’autostrada fino al Palazzo del Comune. E tutelare il patrimonio delle colline, senza immaginarle come un museo a cielo aperto”. Linee che il dirigente all’urbanistica Lorenzo Paoli, coordinatore dell’ufficio di Piano, i suoi collaboratori, gli architetti Giancarlo Paba, Gianfranco Gorelli ed il loro staff, hanno tradotto in segni sulle carte e sugli atti.
Il Piano approvato il 12 novembre sarà pubblicato ed i cittadini avranno sessanta giorni di tempo per far pervenire le loro osservazioni. Che poi verranno analizzate e successivamente riportate ancora al Consiglio per essere accolte o respinte. Solo allora (previsione la prossima primavera) il Piano, con le eventuali modifiche apportate dalla inclusione delle osservazioni recepite, sarà definitivamente approvato. Toccherà invece alla prossima Giunta la redazione ed approvazione del Regolamento urbanistico, l’atto che consente la pianificazione ad un livello più specifico e dettagliato, che costituisce l’altra gamba del Piano strutturale perché definisce, tassello per tassello, come sarà la città in futuro.
Sistemi territoriali e Utoe - L’Ufficio del Piano ha individuato, in base alle loro caratterizzazioni geomorfologiche, quattro Sistemi territoriali: i versanti della Val di Pesa, la dorsale alta della collina, i versanti collinari settentrionali e la piana. All’interno di questi sistemi , andando ancor più nel dettaglio, sono state ritagliate” quattordici Utoe (unità territoriale omogenea elementare): San Giusto-Le Bagnese, la parte storica di Scandicci, Casellina, Vingone e il nuovo centro; in collina Mosciano, Rinaldi, San Martino alla Palma, San Vincenzo a Torri e Broncigliano (in direzione Galluzzo lungo la valle del Greve); poi Badia a Settimo, San Colombano, Capannuccia e l’Olmo.
Per ognuna di queste il Piano Strutturale prevedrà strategie di riordino, di riqualificazione, di assestamento dei fenomeni insediativi, infrastrutturali e ambientali, e di conseguenza direttrici di sviluppo e strumenti di tutela.
L’ area urbanizzata - Qui rientra il nuovo centro, affidato a Richard Rogers, che, compreso in una Utoe specifica, servirà anche a dare unità al territorio tra Vingone e Casellina. Per il resto il tessuto urbanizzato è pressoché completato tranne alcune aree in mezzo ai quartieri rimaste ancora senza una definizione certa.
Le colline - In collina non saranno realizzate edificazioni ex novo .
Nuove abitazioni sono invece previste in aree dismesse da riportare a funzione residenziale, sul modello di quella di San Vincenzo a Torri. Con la Variante alle aree agricole sono stati individuati strumenti per il recupero di volumi incongrui legittimamente concessionati, che se non utilizzati e non in sintonia con l’ambiente circostante possono essere abbattuti e ricostruiti. Sulle zone di cerniera tra la città e la collina, in particolare su quella che sale dalla riva sinistra del Vingone, l’Amministrazione ritiene che intorno ai borghi e ad alcuni insediamenti possa essere consentito un ampliamento dell’abitato, “fermo restando la salvaguardia delle colline”.
La Piana di Settimo - Nessun nuovo ampliamento ma solo interventi di ricucitura dei borghi esistenti, delle aree di frangia, delle zone industriali dove sono allo studio forme di incentivazione ai proprietari degli immobili perché li migliorino, con l’obiettivo di una riqualificazione architettonica.
Alla richiesta di nuovi insediamenti produttivi sarà data risposta con il Pip, dopodiché si valuta che la zona industriale non possa più espandersi. Allo studio una pianificazione che preveda leggeri “supporti” in termini di quantità residenziali e di qualità urbanistica nelle frazioni lungo via Pisana. Le aree di frangia - Per dare definizione a San Giusto, ovvero all’area interna al triangolo formato da via di Ponte a Greve, viale Aldo Moro e via Stradone dell’ospedale, stanno lavorando assieme le Amministrazioni comunali di Firenze e Scandicci, entrambe consapevoli dell’importanza strategica di quello che, affacciandosi sul tracciato della tranvia, è al tempo stesso un pezzo forte della Città metropolitana e uno degli ingressi a Scandicci.
Qui sono previste funzioni pregiate, recettive e residenziali.
La viabilità - Il Piano recepisce l’accordo tra Scandicci e Firenze, recentemente sottoscritto anche da Provincia e Regione, per il raddoppio di via Baccio da Montelupo, i collegamenti di Badia con Ugnano e Mantignano e per Ponte a Greve, e del nodo di San Giusto-Torregalli-Le Bagnese. Una serie di studi sono dedicati ai collegamenti tra Vingone e nuovo centro, dal momento che le indicazioni per quest’ultima area ne prevedono la pedonalizzazione, e l’alleggerimento dei flussi su via Roma.
Sono inoltre allo studio nuovi percorsi interni e prevista nuova viabilità per l’insediamento dell’ex Pip e per la Piana di Settimo.
"La conclusione della prima fase del dibattito sul piano strutturale ci permette -commenta Francesco Mencaraglia, consigliere comunale di Rifondazione Comunista- ora che la polvere delle parole si è posata e si può ragionare su carte, cifre ed ipotesi più definite, di provare a tirare alcune conclusioni.
Come è spesso accaduto in passato debbo dare atto al Sindaco di avere nelle sue conclusioni chiarito molto bene e molto esplicitamente ('fuori dai denti' ho detto nella dichiarazione di voto) una serie di fatti che negli intervent della maggioranza erano rimasti in secondo piano.
Vorrei in questo momento attirare la attenzione solo un elemento che ci vede in accordo per quanto riguarda i dati di fatto, in disaccordo per quanto riguarda le iniziative da prendere.
Partiamo dal problema della residenza; concordiamo pienamente con il Sindaco quando dice che il costo delle aree ha raggiunto livelli elevatissimi tanto da costituire una frazione notevole del costo della residenza; concordiamo ancora pienamente quando afferma che manca in Italia una legge sull'uso del suolo per cui un terreno destinato a parcheggio, a scuola, a giardino, ad ospedale, finisce col costare quanto quello destinato ad una villa (e qui potrei maliziosamente aggiungere che forse quella è una delle cose che il centrosinistra ha dimenticato; cosa intende fare quando ritorna al governo?).
Quello su cui non concordo è la conclusione che il Sindaco (e probabilmente la maggioranza con, forse, la sola eccezione dei CI) tira fuori da questi dati di fatto e cioè che il periodo della edilizia popolare è finito (almeno a Scandicci). Dobbiamo cioè dire a qualche centinaio di famiglie in lista per un alloggio popolare 'Scusate, abbiamo scherzato, questa lista non vale niente', e dobbiamo avvertire quelli che corrono rischi di diventare 'morosi' (quando non ci saranno più i contributi di affitto) che Scandicci e città di opportunità e perciò colgano l'opportunità di cercare alloggio altrove.
Non sono d'accordo! La proposta (apprezzabile ed apprezzata) di destinare il 10% delle nuove residenze ad affitto o vendita 'calmierata' non è sufficiente.
Non basta perchè lascia totalmente aperto il discorso su quanto poi questo affitto possa incidere su una busta paga; non basta perchè ipotizza una disponibilità (tutta da dimostrare) dei costruttori. Ma non basta soprattutto perchè, nella migliore delle ipotesi, si renderebbero disponibili 150 alloggi (10% di 1500, stima fatta dall'assesore Gheri di quanto verrà realizzato). Questo a fronte di 500 richieste oggi (e chissà quante domani).
Non sono d'accordo! Il Sindaco, e molti consiglieri della maggioranza, hanno sottolineato che Scandicci (e gli scandiccesi) hanno ormai una forte identità; accettando l'ipotesi che qialche centinaio di famiglie possa essere costretto a spostarsi, si mette in crisi il concetto di identità come comunità, per trasformarlo come identità nell'oggetto, nel totem, nel feticcio della 'città bella' perchè ha le vetrine luccicanti ed i selciati lucidi.
Non sono un 'pauperista' ad oltranza, ma una città compatta come Siena era costruita attorno alle piazze, ai palazzi nobili, pubblici, ecclesiatici, ma anche attorno ai quartieri popolari; Bruco, Onda, Torre, Oca ... il consigliere Sacchetti può tenerci una conferenza su questo.
Ed allora non basta prendere atto dell'esistente, bisogna attrezzarsi per cambiarlo, fare il censimento di tutte le armi che abbiamo a disposizione e che possiamo costruire, a meno che i richiami fatti talvolta allo spirito di Porto Alegre, all'inclusione ecc siano solo chiacchere e propaganda.
Abbiamo già indicato alcune possibilità:
1.accelerazione della realizzazione di quanto da anni aspettiamo in termini di edilizia popolare (Via Bassa in testa)
2.autorecupero di patrimonio edilizio pubblico al momento initilizzato, come per esempio la casa del custode degli ex macelli pubblici
3.utilizzo di parte dell'extra guadagno ottenuto dalla vendita di beni pubblici, per esempio ex impronta ed ex macelli pubblici
4.realizzzazione, in accordo con regione ed università di una casa dello studente che, offrendo una residenza a studenti fuori sede, diminuirebbe la pressione sul mercato e di conseguenza avrebbe un effetto benefico sul costo della residenza.
Aggiungo adesso un'altra ipotesi (che mi propongo di concretizzare al pià presto in una mozione da sottoporre al consiglio): utilizzo di beni pubblici (territorio) per la realizzazione di edilizia popolare abbattendo così i costi e ricorrendo, se lo si ritiene opportuno, allo strumento della società di trasformazione urbana con il coinvolgimento di privati (anche autocostruttori, perchè no?), di Casa-SpA e dell'ente locale.
Da tempo abbiamo posto sul tavolo alcune di queste proposte senza che ci fosse alcune reazione da parte della maggioranza (ed è per questo che le abbiamo trasformate in altrettante mozioni presentate al consiglio).
I tempi stringono: o si agisce o Scandicci rischia, mi sembra, di diventare da città dell'accoglienza verso tutti (come è cresciuta) una città di accoglienza verso chi se lo può permettere".