Il processo guidato dal PM Guariniello contro la presunta assunzione di sostanze dopanti da parte di giocatori della Juventus nel periodo 1994 – 1998 sta entrando nel vivo. Dopo le deposizioni rilasciate durante le indagini da parte di Agricola, Giraudo, Tencone (ex medico dei bianconeri), Lippi, Trapattoni, etc., sono iniziati gli interrogatori di molti calciatori bianconeri. In attesa di completare la parte processuale, l’Amministratore delegato juventino si è lasciato andare ad una dichiarazione che dimostra come il mitico fair play sabaudo possa perdersi facilmente in un bicchier d’acqua. Giraudo ha infatti esternato contro gli altri club rei, a suo conto, di sfruttare una sorta di “doping amministrativo” per cui altre squadre sono “concorrenti sleali poiché queste società hanno un alto livello tecnico ma non possono permetterselo”. Senza fare i nomi – ma è facile risalire a chi si riferisca – Giraudo contrattacca frontalmente ponendo su piani analoghi difficoltà finanziarie o fidejussorie con presunte assunzioni di sostanze dopanti da parte dei protagonisti della domenica. Un bell’assioma, non c’è che dire.
Senza entrare nel merito di cosa sia peggio – bella battaglia – è incredibile il ricercato parallelismo con l’uso delle parole “doping amministrativo”. Ma che vuol dire? Che il bilancio presentato dalla Juventus legittima il fatto di porre sullo stesso piano il doping con una situazione economica disastrosa? O ancor peggio che una cosa elide e/o annulla l’altra? Questo è un modo di ragionare assurdo. Tutti hanno sottolineato l’entrata a gamba tesa fatta dalla politica nel calcio poco tempo fa: ma se queste sono le idee e le giustificazioni dei massimi responsabili nazionali di società professionistiche, i politici tornano ad essere delle “mammolette”. (AS)