Nel 2002 tasso di disoccupazione annuale ai minimi storici

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 ottobre 2003 19:28
Nel 2002 tasso di disoccupazione annuale ai minimi storici

FIRENZE - Dal 1997 a tutto il 2002 il mercato del lavoro toscano è stato caratterizzato da una crescita costante, che ha avvicinato la Toscana agli obiettivi quantitativi indicati dall'Unione Europea. Una crescita che ha subito un rallentamento nel corso del 2002 senza però invertire la tendenza ascendente. Nel corso del 2002 l'occupazione è salita infatti dello 0,5%, dinamica poco superiore a quella del Pil regionale, cresciuto dello 0,2%. Il tasso di occupazione complessivo ha raggiunto il 61,4%, a fronte del 61,1% del 2001.

La valutazione è dunque ancora nel complesso positiva: i risultati brillanti conseguiti negli anni precedenti hanno delineato trasformazioni sostanziali. Da rilevare la crescita dell'occupazione femminile, il calo della disoccupazione di lunga durata, il processo di terziarizzazione e l'emergere di nuove modalità contrattuali flessibili. Queste alcune delle considerazioni contenute nel Rapporto 2002 sul mercato del lavoro della Regione Toscana, basato sui dati annuali Istat, rielaborati in chiave toscana dal servizio lavoro.

A illustrarlo è stato Mauro Lombardi dell'Università di Firenze.
Occupazione e disoccupazione
Il tasso di occupazione si attesta sul 61,4%. Il tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico annuo del 4,8% con valori del 3% per la componente maschile e del 7,4 per quella femminile. Le persone in cerca di lavoro da più di un anno (disoccupati di lunga durata) sono l'1,9% sul totale delle forze di lavoro e complessivamente costituiscono il 39% dei disoccupati (meno della media italiana che è ferma al 59% e di quella del Centro nord, del 44,5%).
L'occupazione femminile
In questo quadro la crescita della componente femminile è stata decisiva.

Nel periodo 1997-2002 l'incremento è stato di oltre il 15%, sopra la media nazionale e del centro nord. Nel 2002 il tasso di crescita è stato più contenuto, attestandosi su un +1,2%.
L'occupazione giovanile
Nella fascia di età 15-24 i tassi di disoccupazione restano elevati, così come in tutta Italia. Nel 2002 si è registrata una flessione dei tassi di attività e di occupazione (sceso al 31,1 dal 31,7), dato che in parte è legato al calo demografico in questa classe di età.
La terziarizzazione
Secondo i dati Istat del 2002 il settore dei servizi ha offerto lavoro al 63,2% degli occupati, una quota superiore a quella settentrionale (61,8%) e pari alla media italiana.

A fronte dell'espansione dei servizi è stata più modesta la crescita dell'occupazione industriale, mentre si registra una progressiva tendenza alla stabilizzazione del lavoro a tempo determinato e in generale delle modalità flessibili.
La dinamica provinciale
A livello provinciale il 2002 non fa emergere fenomeni particolarmente vistosi. Anche se in circa metà delle province toscane si è registrato un rialzo, sia pure contenuto, della disoccupazione, non sempre ad esso è corrisposto un calo dell'occupazione che, anzi, appare in crescita in sette province su dieci.

In particolare il tasso di occupazione ha avuto un forte incremento e a Pistoia e ad Arezzo, un andamento favorevole a Firenze, Grosseto e Siena, sostanzialmente stabile a Livorno e Lucca. Solo tre province, Prato, Massa Carrara e Pisa registrano una flessione rispetto al 2001 di un punto percentuale. I tassi di disoccupazione provinciali sono ai minimi ad Arezzo (dove passa dal 4,7 del 2001 al 2,7 del 2002), Pistoia (dove passa al 4,3 dal 5,4) a Livorno (che passa dall'8,5 al 6,1), Grosseto (dal 7,2 al 6,4), Prato (dal 5,9 al 5,5), il tutto anche a fronte di andamenti occupazionali negativi.

A Firenze l'indicatore resta stazionario su livelli modesti: al 4,3 contro il 4,2 del 2001. Segnali negativi a Lucca, dove il tasso di disoccupazione passa al 5,9 dal 4,5, a Pisa (dal 4 al 5%) a Massa Carrara (dal 6,8 al 7,1%), a Siena (dal 3 al 3,6%). Un'analisi su potenzialità di crescita e capitale umano Nella seconda parte del Rapporto vengono analizzati alcuni degli ingredienti essenziali per lo sviluppo come il rapporto fra tecnologia e capitale umano, i livelli medi di istruzione della forza lavoro, le capacità di adattamento alle innovazioni e alla competitività del mercato.

Fra i problemi che emergono, quello principale sembra essere il livello medio di istruzione, ancora relativamente basso rispetto ai paesi del nord Europa. Un altro filone di studio è stato quello della struttura occupazionale delle imprese. Appare così che in Toscana il peso delle professioni a più elevata specializzazione è minore rispetto ad altre realtà Le aziende, da'ltra parte, per la loro struttura, non sembrano avere necessità di professioni ad alta specializzazione e di capacità tecniche rispetto a regioni a più elevata intensità di crescita.


Il commento dell'assessore Benesperi
"Il rapporto mette in luce una tendenza postiva del mercato del lavoro toscano che si è manifestata anche per tutto il corso del 2002, con una buona performance dell'occupazione femminile, un attenuarsi delle disparità interprovinciali, una tendenza alla trasformazione dei lavori a termine che sono comunque in crescita, in lavori a tempo indeterminato. Accanto a questo, restano però dei problemi aperti che potrebbero costituire un fattore di freno per il futuro.

Nel 2003 assistiamo infatti a un rallentamento della curva positiva, rallentamento legato in particolare alla caduta di competitività della nostra economia". E' a questo punto, ha proseguito l'assessore, che è necessario mettere il dito sui problemi strutturali, affrontando i nodi cruciali della qualificazione delle risorse umane, della formazione, dell'innovazione. "Sono questi i punti deboli - prosegue Benesperi - sui quali si propone di agire la Regione con le sue politiche che dovranno spaziare in tutti i campi: dalle politiche econmiche alla formazione, dall'innovazione al welfare".

Il Rapporto evidenzia una carenza nella qualità dell'istruzione e della formazione dal lato dell'offerta, cui corrisponde una insufficiente domanda da parte delle imprese. La ricetta, secondo Benesperi, sta nel proseguire con forza sulla strada del Lifelong learning, cioè di un'educazione per l'intero arco della vita e nell'organizzazione di percorsi formativi "su misura", basati sulla possibilità di inegrazione fra i vari sistemi formativi: scuola, formazione professionale, università. "Solo così - conclude Benesperi - sarà possibile ottenere quella qualificazione che sola potrà permettere di essere innovativa e competitiva alla nostra economia".

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