Quando il sindaco di Stazzema, Gian Piero Lorenzoni, chiese l’aiuto di Oliviero Toscani per narrare la strage di Sant’Anna, il fotografo ebbe un dubbio: come poter raccontare per immagini una tragedia avvenuta quasi 60 anni fa? Non c’erano morti, rovine fumanti, armi e soldati da fotografare. Così, in Consiglio regionale, davanti ad un platea fittissima di studenti ed autorità, Oliviero Toscani ha cominciato il racconto di come è riuscito a produrre il libro, la mostra fotografica ed il video “Sant’Anna di Stazzema: 12 agosto 1944.
I bambini ricordano”. L’incertezza di Toscani, inaspettatamente, si sciolse appena arrivò in paese. Quando il sindaco lo fece incontrare con Enrico Pieri, che quel 12 agosto del 1944 aveva 10 anni. Fu il primo racconto di un testimone diretto, superstite del massacro nazista di tutta la famiglia, avvenuto all’inizio del giorno in cucina. Poi scampato all’incendio della casa e nascosto per ore in un campo di fagioli. “Ascoltai. Intanto, gli occhi di Pieri mi facevano vedere il racconto di quella strage, rivivere le medesime paure –ha affermato Toscani-, così decisi di fotografare le facce di quei pochi bambini che nel 1944 scamparono alla morte.
Poi, riguardando le foto capii che si poteva fare un libro sulla memoria di Sant’Anna di Stazzema”. E oggi l’impegno per tramandare i documenti della storia –secondo Toscani- deve avvenire attraverso l’immagine. “Viviamo in un mondo di immagini ed i giovani conoscono le cose perché vedono le immagini –ha detto Toscani- ed esse stanno diventando la memoria storica dell’umanità”. Il lavoro realizzato dal fotografo sarà visibile, domani sabato 11 ottobre, nella sede del Consiglio Regionale della Toscana in occasione dell’iniziativa “Palazzo Aperto”.
Lo ha ricordato il presidente Riccardo Nencini, che ha invitato i cittadini toscani a visitare gli uffici del Parlamento regionale, dove per l’occasione sono stati organizzati anche spettacoli e convegni. “La guerra di liberazione – ha detto Nencini, presentando il libro di Toscani- sta alla base dell’Italia moderna. Grazie ad essa è stata fatta una Costituzione sempre attualissima, perché unitaria e proiettata al futuro. Del resto –ha concluso- la lotta per la liberazione dai nazi-fascisti ebbe una base molto più ampia di quella partigiana.
Gente comune, parroci, ex militari, lavoratori e casalinghe senza nome fornirono aiuti ed informazioni preziose alla Resistenza”. La cerimonia della Sala del Gonfalone è stata l’occasione anche per ricordare sia il riavviato impegno per la ricerca della verità sulle stragi del 1943-1945, questa volta anche con l’aiuto della Germania. Tant’è che per “Palazzo Aperto” continuerà l’iniziativa promossa dalla musicista Maren Westermann di organizzare concerti per raccogliere i fondi per ricostruire l’organo di Sant’Anna di Stazzema, distrutto durante l’eccidio.
Inoltre, Hannes Heer ha annunciato che la mostra fotografica di Toscani verrà portata nelle città tedesche di Essen, Francoforte, Berlino, Amburgo e Monaco. “Queste foto straordinarie –ha detto Enrico Cecchetti, vice presidente dell’Assemblea toscana- sono il cuore del ricordo, gli sguardi raccontano l’indicibile, occhi di anziani che allora erano bambini che lasciano le emozioni alle generazioni future. Noi continueremo l’impegno affinché nessuna impunità sia concessa ai crimini di guerra e contro l’umanità.
Questo è il messaggio di modernità che ci viene da Sant’Anna di Stazzema e che ci fa ritrovare assieme italiani e tedeschi”. Nell’obiettivo di Toscani ci sono volti e storie che sicuramente contribuiranno a riconciliare e a chiudere i rancori e gli odi che ancora restano aperti tra due popoli. Lo ha ricordato Enio Mancini, direttore del Museo della Pace di Sant’Anna di Stazzema che al momento dell’eccidio aveva 6 anni. “Io fui più fortunato di Pieri, l’uomo che non sorride più.
Lui –ha detto Mancini- vide il massacro di genitori, sorelle e amici, restando orfano. Invece, a me ed ad altri salvò la vita una giovanissima recluta tedesca, che rimasta sola per sorvegliarci ci fece segno di scappare nel bosco. Bisogna dire che ci furono altri gesti positivi tra le truppe, anche se troppo pochi in confronto all’entità dei morti”. Mancini ha voluto ricordare come un grande aiuto per la riconciliazione e per la verità sia arrivato proprio dalla Regione Toscana, che ha sostenuto un piccolo Comune che non aveva i mezzi per creare le strutture della memoria e della pace e per impegnarsi nella sensibilizzazione per la ricerca della verità.
A Sant’Anna ci furono 560 morti di civili innocenti –ha ricordato il sindaco Lorenzoni-, in maggioranza donne, bambini ed anziani. “I giovani di allora scampati al massacro –ha affermato-, con le foto di Toscani, parlano ai giovani di oggi, perché egli è riuscito a condividere l’emozione di Pieri, Mancini e tanti altri. Adesso da quel paese martoriato, con il ‘Parco Nazionale della Pace’ può partire un messaggio universale verso il resto dell’umanità”.