Alla quinta partita giocata (la terza in casa) è finalmente arrivata la prima vittoria dei viola in serie B. Dopo Triestina ed Atalanta, contro il Piacenza - un'altra avversaria dura e ben messa in campo - la Fiorentina ha combattuto a lungo, portando a casa tre punti che gli permettono di prendere una boccata di ossigeno. Pur essendo evidente la crescita della squadra, Cavasin ha ancora molto da lavorare per trovare il miglior assetto tattico e recuperare la forma di giocatori ritenuti fondamentali per dare continuità ai viola. Il mister trevigiano può già contare su qualche certezza: la forma e la voglia di vincere di Riganò e Di Livio sono già visibili.
Insieme a loro una buona impressione stanno facendo Cejas in porta, Comotto in difesa, Graffiedi davanti e un terzetto della vecchia "florentiaviola" che si sta dimostrando all'altezza della categoria cadetta: Andreotti, Ariatti e Ripa. I due reparti che evidenziano la maggiore esigenza di crescita sono la difesa ed il centrocampo. Nella prima l'apporto dei centrali Bacis e Lucarelli, esperti della categoria che dovrebbero fare la differenza, è ancora troppo discontinuo: quando è stato schierato non ha certo sfigurato Ripa.
Per gli esterni la disponibilità di Comotto è una buona garanzia, mentre sull'altra fascia negli ultimi incontri, dopo varie alternative tra giocatori di ruolo e fuori ruolo, è stato scelto Rizzo. Per non bruciare una buona promessa il giovane terzino deve essere aiutato molto di più quando si trova davanti giocatori esperti - tipo Lucenti del Piacenza - che riescono a superarlo per tecnica e personalità. Ma è il centrocampo viola il reparto che non ha ancora trovato il proprio equilibrio.
Cavasin ha schierato a rotazione molti giocatori, dai nuovi arrivati fino ad una vecchia coppia costituita da Ariatti e Di Livio. Ma anche con loro nell'ultima partita improvvise perdite di posizione hanno fatto guadagnare metri di campo agli avversari,che hanno infilato direttamente per vie centrali la difesa viola. Era già successo in precedenza e soprattutto in avvio di ripresa, quando insieme ai centrocampisti si fermano anche gli esterni alti e bassi, e a seguire tutta la squadra, determinando il cosiddetto "black out da dopo thé".
Cavasin è ormai consapevole del problema ma ancora non sa spiegarsi lo stop che si verifica puntualmente. Unica novità recente è la minore durata delle "belle statuine"Un capitolo a parte riguarda poi Manfredini, che inizia la sua partita sempre forte, dimostrandosi fondamentale nella manovra , per poi spegnersi improvvisamente ed uscire letteralmente dal gioco, lasciando campo libero agli avversari che giocano dalla sua parte. In questo avvio di campionato nessuna delle scelte fatte si è rivelata decisiva e sicura, nessuna delle coppie schierate al centro ha dato continuità al gioco dei viola.
Non si tratta di rimpiangere Raffaele Longo, ma per ora non si vede chi sia in grado di far salire e scendere la squadra - il classico pendolo - secondo il momento tattico della partita. Per dinamismo e impegno Ariatti sembra oggi insostituibile: rimane da decidere quale tipo di giocatore affiancargli, perché capitan Di Livio sembra molto più incisivo sulla "sua" fascia destra. Probabilmente in mezzo al campo continueremo a vedere un gran giostrare di giocatori che si alterneranno nel cercare - ognuno con i propri mezzi - di produrre la mole di gioco necessaria (come chiede Cavasin "con palla a terra") per proteggere la difesa e non isolare le punte. E proprio dall'attacco sono le note più confortanti della Fiorentina: accanto ad un Riganò che impressiona per freddezza, forza e personalità, sta crescendo Graffiedi, in netto miglioramento sia per l'intesa con il bomber siciliano che per intelligenza tattica. Le prossime tre trasferte di Salerno, Pescara e Palermo (con intercalata la gara interna col Treviso) daranno importanti indicazioni sullo spessore che saprà darsi la squadra su campi difficilissimi (dentro e fuori). (as)