Firenze- Casse di espansione e risagomature degli argini, messa in sicurezza di torrenti e manutenzioni straordinarie. Sono 12 gli interventi strategici in attuazione del Piano di Bacino dell’Arno a cui il governo regionale ha dato via libera.
Per l’ambizioso programma di progetti di messa in sicurezza del bacino dell’Arno la giunta ha approvato la ripartizione di finanziamenti stanziati dalla Finanziaria 2001 per un totale di più di 27 milioni di euro.
Con questa cifra, che va ad aggiungersi a stanziamenti degli enti locali, saranno realizzate o completate opere fondamentali per il perseguimento di condizioni di sicurezza.
Si tratta dei progetti definiti di “priorità A” dall’Autorità di bacino, tra cui il più consistente è quello relativo alle due casse di espansione di Fibbiana, lungo il corso principale dell’Arno, che assorbe più di un terzo dell’intera cifra, a cui si aggiungono 800 mila per la messa in sicurezza dei centri abitati di Capraia e Limite (800 mila euro). Gli altri progetti predisposti sono il primo lotto delle casse di espansione nel sistema Fossa Nuova a Capannori, a cui andranno un milione e 750 mila euro.
Sei milioni di euro saranno destinati all’impianto idrovoro di Castelletti in comune di Signa, 2 milioni e 379 mila al completamento di interventi sui torrenti Ponterosso e Cesto a Figline Valdarno. Seguono interventi di completamento a Altopascio (tra Ponte alla Ciliegia e Ponte ai Pini, un milione e 100 mila euro), la manutenzione e il potenziamento del sistema di difesa dell’Egola a San Miniato (500 mila), interventi sulle arginature (a Campi Bisenzio, torrente Marina, 376 mila), a Ponsacco, Pontedera e Peccioli (460 mila), a Empoli e Castelfiorentino (fiume Elsa, da Ponte a Elsa a Granaiolo, 2 milioni e 500 mila).
In programma anche altre casse di espansione, una sul La Bianca in provincia di Pisa (246.800) e due a Bucine, in provincia di Arezzo sui torrenti Ambra e Drove (un milione).
Già delineata anche la seconda parte del programma di riduzione del rischio idraulico, che si articola in altri 11 progetti definiti di “priorità B”, che verranno attuati progressivamente con la sinergia finanziaria di risorse statali, regionali e degli enti locali. “Sono interventi strutturali molto importanti – spiega l’assessore all'ambiente Tommaso Franci, che oggi presenta il programma insieme al segretario generale dell'Autorità di bacino del fiume Arno Giovanni Menduni – Dopo l’avvio della realizzazione della cassa di espansione dei Renai a Signa, questo è un altro decisivo passo avanti verso il perseguimento degli obiettivi del Piano di Bacino, per rispondere ad esigenze di sicurezza locale.
Gli interventi finanziati dalla Regione contribuiscono a restituire funzionalità idraulica al territorio, nel rispetto della strategia regionale di sviluppo e sostenibilità incentrata sul recupero dell’esistente”.
Una mozione per chiedere lo stato d’emergenza per gli eventi calamitosi verificatisi a Carrara, presentata dai consiglieri Anna Annunziata (DS), Jacopo Ferri (Forza Italia) e Mario Ricci (Rifondazione Comunista), è stata approvata dal Consiglio regionale con voto unanime.
Nella mozione si evidenzia l’eccezionale gravità dell’evento calamitoso occorso in particolare nel territorio di Carrara e sulla zona apuana nella serata di martedì 23 settembre, intorno alle ore 20.00 e s’invita la Giunta regionale a continuare a garantire la massima assistenza al territorio colpito; ad accelerare quanto più possibile le necessarie verifiche e quindi l’accertamento delle condizioni previste per il positivo accoglimento della richiesta di stato d’emergenza; a reperire e attivare risorse fin da subito per contribuire al ristoro degli ingenti danni provocati dalla grandinata ad edifici pubblici, alle imprese, ai privati cittadini e a richiedere al Governo nazionale lo stato di calamità naturale.
Nel testo della mozione si ricorda che il nubifragio ha causato lo straripamento del torrente Carrione ed in conseguenza di ciò si sono avuti un’inondazione e frane del territorio del Comune di Carrara. L’evento ha colpito anche frazioni del Comune di Massa. L’entità dell’evento che ha colpito la zona ha già determinato la dispersione di alcune persone e ingenti e di diffusissimi danni a beni pubblici e privati, stimabili in diversi milioni di euro e destinati ad aumentare. Sono risultati gravemente danneggiati: diversi edifici, strade, cave di marmo, la forestazione e, in particolare, tutto il sistema produttivo ed agricolo locale, con autoveicoli ed altri beni mobili colpiti e interi raccolti devastati.
Il Comune di Carrara è stato costretto ad ordinare la chiusura delle scuole e delle cave di marmo ed ha immediatamente attivato le procedure per la rischiata dello stato di emergenza e per i conseguenti adempimenti regionali, e, dunque, sono in corso le verifiche previste dalla Legge 225/92 per il riconoscimento dello stato di emergenza. La mozione è stata illustra in aula da Anna Annunziata (DS) e l’assessore regionale Tommaso Franci, che si è recato sul luogo del disastro, ha ricordato che è già iniziata la valutazione degli ingenti danni ed è già avviata la procedura da parte del Comune per la richiesta al Governo dello stato di emergenza che potrebbe già essere esaminata nella giornata di venerdì.
La Regione è comunque impegnata a rispondere a questa situazione critica iniziale con proprie risorse e strutture.
Anche nelle zone a basso rischio, gli edifici dovranno essere progettati secondo le norme tecniche antisismiche. La parola d’ordine, per la Toscana, è prevenzione. Lo stabilisce una delibera che ha avuto il via libera unanime da parte della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Sirio Bussolotti, e che andrà in aula per la prossima seduta.
I territori interessati ricadono nelle province di Livorno e Grosseto, e sono i Comuni classificati nella cosiddetta “zona 4”. Dopo il terremoto del Molise dello scorso ottobre, infatti, tutto il territorio nazionale è stato suddiviso in 4 categorie; l’ultima, la quarta, comprende le aree meno soggette a rischi. Lo Stato ha lasciato libere le Regioni di scegliere se applicare o meno la normativa tecnica a queste aree, e la Toscana ha deciso per la cautela. Si tratta per lo più di “regole del buon costruire”, spesso già applicate, con un’attenzione particolare ad alcuni elementi rilevanti in caso di terremoto e agli edifici strategici, come scuole e ospedali.
I Comuni interessati sono: nella provincia di Livorno, Campiglia Marittima, Campo nell’Elba, Capoliveri, Capraia Isola, Marciana, Marciana Marina, Piombino, Porto Azzurro, Portoferraio, Rio Marina, Rio nell’Elba, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto; nella provincia di Grosseto, Capalbio, Castiglione della Pescaia, Follonica, Gavorrano, Grosseto, Isola del Giglio, Magliano in Toscana, Monte Argentario, Orbetello, Scarlino. Le norme tecniche di riferimento e i termini di decorrenza sono quelli contenuti nell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.
3274 del marzo 2003: 18 mesi (ora 12) per passare alle nuove norme in generale, applicazione immediata per scuole, ospedali ed altri edifici strategici.
L’assessore regionale Tito Barbini ha risposto a due interrogazioni, presentate da Erasmo D’Angelis (La Margherita), relative agli incendi boschivi in Toscana e alla mancata predisposizione da parte dei Comuni dei catasti delle aree bruciate. L’assessore Barbini ha ricordato che a partire dall’inizio dell’anno si sono verificati in Toscana 973 incendi boschivi che hanno interessato una superficie di circa 3.700 ettari su una superficie totale di circa 1.000.000 di ettari boscati; si sono verificati danni importanti al patrimonio forestale, quando gli eventi hanno interessato alberi ad alto fusto.
Il periodo a rischio è dal 1 luglio al 30 settembre; la struttura regionale impegnata nel servizio di prevenzione e repressione è composta da Comunità montane e Province, dal Corpo Forestale dello Stato, dai Comuni, dagli Enti parco regionali e dalle Associazioni di volontariato convenzionate; oltre che dalla collaborazione del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Barbini ha proseguito ricordando che dal gennaio 2004 sarà attivata la sala operativa permanente unificata per coordinare gli interventi; il Piano operativo regionale antincendi prevede che siano attivate le procedure per la salvaguardia ed il ripristino delle aree percorse da incendio ed i lavori sono effettuati in amministrazione diretta utilizzando operai dipendenti direttamente dagli enti per evitare speculazioni.
Per quanto riguarda il catasto delle aree bruciate, ha precisato l’assessore Barbini, assegnato direttamente ai comuni ci sono oggettive difficoltà non avendo risorse finanziare e tecniche adeguate; è stato posto il problema in un incontro a livello nazionale tra Protezione Civile, Anci e Regioni. Barbini ha proseguito ricordando che la Regione Toscana ha espresso parere negativo su questa normativa nazionale, ma ha comunque informato i comuni. Occorre un impegno diretto della Regione per trovare una soluzione altrimenti viene vanificato il divieto di costruire, cacciare e svolgere qualsiasi altra attività sulle aree bruciate.
Erasmo D’Angelis (La Margherita) si è dichiarato soddisfatto della risposta esauriente fornita, ma ha ribadito che 973 incendi boschivi è una cifra preoccupante, considerato che oltre il 90% sono di origine dolosa per favorire speculazione edilizia o di altro tipo. Secondo D’Angelis la struttura regionale ha funzionato, ma restano due punti deboli: la scarsa capacità investigativa sui piromani da parte delle forze dell’ordine e la predisposizione dei catasti delle aree bruciate pensando anche a forme di incentivazione da parte del governo regionale.