FIRENZE- Situazione preoccupante soprattutto al Monte Argentario dove un altro incendio è divampato la scorsa notte ed ha finora distrutto 50 ettari. Per cercare di contenere le fiamme sono entrati in azione due Canadair e un elicottero. Altre forze sono ancora
impegnate negli incendi divampati nella stessa regione, dove negli ultimi giorni il fuoco ha interessato oltre 1.500 ettari.
Dopo tre giorni di inferno, all'isola d'Elba la vita sta lentamente tornando alla normalita' e si cominciano a contare i danni.E' iniziata stamani l'opera di bonifica dell'incendio che per tre giorni ha sconvolto la zona sud occidentale dell'Isola, che ha distrutto circa 800 ettari di bosco e macchia mediterranea.
Alcune focolai sono ancora attivi in zona Seccheto, ma la situazione appare attualmente sotto controllo. I circa 200 uomini della Protezione civile sono ora impegnati a individuare eventuali altri inneschi. Nei
giorni scorsi ne sono stati trovati almeno una decina, motivo che ha indotto il sostituto procuratore della Repubblica Mario Profeta ad aprire un'inchiesta. Lo stato di allerta
rimane e per domani alle 10 e' gia' stata fissata a Portoferraio una riunione tecnica della Protezione civile presieduta dal Prefetto.
Un canadair e due elicotteri della Regione sono stati impegnati questa mattina nel pratese, sul monte Retaia, nella zona della Calvana, per domare l'incendio sviluppatosi nel pomeriggio di ieri e che e' proseguito, estendendosi, durante la notte.
Complessivamente, nella zona della Calvana sono stati distrutti dalle fiamme oltre 80 ettari di bosco. Due i fronti d'incendio sotto controllo: uno di 800 metri e l'altro di un chilometro. Le squadre dei vigili del fuoco, della Vab, del corpo forestale, del centro di scienze naturali sono riuscite a difendere il rifugio del Cai (Casa Bastone) e alcuni casolari presenti in zona. Prosegue, intanto, l'opera di bonifica a Pizzidimonte, sempre sui monti della Calvana, dove sono bruciati quaranta ettari di terreno tra mercoledi' e giovedi' e dove alcuni focolai rischiano di riprendere vigore.
La legge nazionale non prevede nessuna competenza della Regione in materia di catasto delle aree bruciate, ma a prescindere da questo strumento, di cui comunque le amministrazioni comunali si dovranno dotare, si può essere sicuri che in Toscana è applicato in maniera rigoroso il divieto di costruzione in queste aree.
E' quanto specifica l'assessore all'agricoltura e alle foreste Tito Barbini, in relazione ad alcune richieste di intervento della Regione per accellerare l'adozione del catasto da parte dei Comuni. "Questo strumento - spiega l'assessore - è previsto dalla legge nazionale 353, da noi recepita all'inizio di quest'anno con la legge regionale 1/2003. La normativa, che pure non prevede competenze da parte nostra, esige che i comuni si dotino del catasto. A questo fine da parte nostra possiamo mettere a disposizione la nostra cartografia delle aree investite dagli incendi, mappe continuamente aggiornate assieme alle amministrazioni provinciali.
Perché il dato di partenza è questo, disponiamo di una completa e aggiornata conoscenza delle aree bruciate, e soprattutto, anche senza strumento del catasto, da 20 anni, cioè da prima ancora della legge nazionale, in Toscana sono rigorosamente applicati divieti quali quelli di costruzione e pascoli sui terreni uinvestiti da incendi".
In Toscana esistono circa 2.500 invasi, grandi e piccoli, che potrebbero essere utilizzati in una logica multifunzionale per rispondere alle esigenze di irrigazione della nostra agricoltura, ma anche come riserva di acqua per la lotta agli incendi e per la regimazione delle acque.
E' quanto ha sottolineato questa mattina l'assessore all'agricoltura. "Bisogna fare il punto sulle risorse idriche della nostra regione e soprattutto individuare il modo più razionale perr il loro utilizzo - ha spiegato Barbini - Gli invasi toscani rappresentano potenzialmente ben 450 milioni di metri cubi di acqua, e per dare una misura di questa cifra basti dire che Bilancino pesa per 183 milioni e Montedoglio per 142. Tutto il resto è distribuito tra invasi piccoli e anche piccolissimi. E' arrivato il momento di sviluppare una politica dei piccoli invasi, costruendone magari di nuovi, e di utilizzare questa risorsa in modo multifunzionale".
Tre decreti dirigenziali per sostenere l'agricoltura toscana in questa difficilissima estate, segnata da mesi di siccità.
Sono questi i primi provvedimenti assunti dalla giunta regionale in attesa di un segnale forte da parte del governo per quanto riguarda la possibilità e gli strumenti attivabili per rifondere i danni.
Il primo dei tre decreti predisposti autorizza le province all'assegnazione di maggiori quantitativi di gasolio agevolato per l'irrigazione. Il provvedimento consente di raddoppiare i volumi di carburante normalmente concessi ed è finalizzato alla limitazione dell'incremento dei costi per le aziende.
Con il secondo si autorizza le imprese biologiche a procurarsi i foraggi anche da aziende non biologiche per assicurare l'alimentazione del patrimonio zootecnico.
Questa deroga è prevista dai regolamenti comunitari a fronte di particolari condizioni atmosferiche. Con il terzo si attesta lo stato di calamità causato dalla siccità, che ha compromesso le ordinarie condizioni di crescita dei seminativi. Si tratta di un provvedimento necessario per evitare problemi in sede di controllo sulle superfici a seminativo per le quali è stato richiesto il premio comunitario (calcolato in base alla superficie). In questo modo si prende atto che l'eccezionale andamento climatico sta già producendo danni superiori al 35 per cento della produzione vendibile lorda regionale (particolarmente colpite, tra l'altro, sono le produzione foraggere, con danni stimabili sul 50 per cento) requisito richiesto dalla legge istitutiva del Fondo di solidarietà nazionale per il riconoscimento dello stato di calamità da parte del ministero delle politiche agricole e forestali.
"Proprio questo costituisce il punto ad oggi più delicato - spiega Barbini - Si tratta infatti di individuare gli strumenti che possono essere attivati per rifondere i danni subiti dagli agricoltori. E' incontestabile che esistono già gli estremi per il riconoscimento dello stato di calamità, il problema però sono le risorse disponibili sul Fondo di solidarietà, risorse che in luglio sono state incrementate, ma solo per le alluvioni e le gelate della prima parte dell'anno.La normativa prevede che la richiesta di riconoscimento possa essere avanzata solo al termine dell'evento calamitoso, in modo da disporre di un quadro completo e possibilmente definitivo, ma già ora i danni hanno superato la soglia del 35 per cento.
E' bene insomma che il governo si attivi da subito per reintegrare in maniera adeguata le risorse del Fondo di solidarietà".
L'assessore ricorda anche che le prospettive non sono soddisfacenti nemmeno per quanto riguarda i tempi, in considerazione della "lentezza attuativa" legata in particolare all'eccessivo accentramento ministeriale. "Proprio in situazioni come queste - spiega Barbini - emerge con forza l'esigenza di una maggiore semplificazione amministrativa. Come regione ci adopereremo per una effettiva modifica della legge nazionale che, sulla base delle esperienze regionali, consenta ad esempio di avviare procedure di riconoscimento "parziali", con la possibilità di anticipare le azioni istruttorie e le provvidenze".