Ieri sera a Piazzale Michelangelo, oggi al Teatro Smeraldo di Milano, il 7 a Roma, al Cavea Auditorium. Sono queste le date italiane dell'ensemble preferito dal regista Wim Wenders - che lo ha lanciato in tutto il mondo con il film "Lisbon Story".
Bella e misteriosa, Teresa Salgueiro appare ormai al pubblico internazionale come il simbolo della musica portoghese. Il volto dei nuovi Madredeus, che a sedici anni dalla loro nascita hanno cambiato pelle, pur proseguendo il cammino di rivisitazione del fado.
Un rimescolamento del gruppo, avvenuto dopo l'uscita di "O paradiso" e del live "Oporto", ha fatto sì che tre musicisti gettassero la spugna. Lo stress probabilmente dovuto alla notorietà ottenuta in pochissimo tempo ed alla grande quantità di concerti fatti hanno incrinato la creatività, portando alla separazione artistica fra i due fondatori, Gomes e Ribeiro. Oggi la voce di Teresa Salgueiro e la chitarra acustica di Pedro Ayres Magalhaes restano i connotati essenziali.
La sensazione è che i nuovi Madredeus con l'ultimo album (Movimento, 2001) scelgano atmosfere più nostalgiche e intimiste.
In 'Movimento' il fado è meno protagonista, rispetto ad altri lavori del passato.
E un po' meno si coglie lo spirito di questo ultimo lembo di terra della storia della musica: il Portogallo, dove il mare ha fermato il percorso delle melodie partite dal lontano oriente e passate attraverso le esperienze arabe e dell'Europa del sud. E' la cultura dell'attesa, del ritorno. Anche ieri sera una donna sul palco, da sola e sempre un po' scostata dagli altri. La donna come una sorta di raffigurazione della condizione umana.
Dunque 'la solitudine dell'uomo' nell'attesa e nella speranza.