Firenze – “Per salvare Marc Vivien Foe sarebbe probabilmente bastato un pronto intervento intelligente e un banale defibrillatore. Invece sembra che sia stato perso tempo inutilmente e alla fine non c’è stato più nulla da fare”.
Mentre il mondo del calcio si interroga con sgomento sulla tragedia del giovane giocatore del Camerun e del Manchester City morto improvvisamente due giorni fa in Francia nel corso di un incontro internazionale, il professor Francesco Furlanello, consulente dell’Istituto Policlinico S.
Donato di Milano e tra i massimi specialisti in tema di aritmie cardiache degli atleti, si è già fatto un’idea abbastanza precisa dell’evento in base ai filmati e ai primi risultati dell’autopsia che sembrano escludere un evento cerebrale.
“Tratteremo il caso al convegno Problemi medici nell’attività sportiva che la settimana prossima, 4-5 luglio, riunirà gli specialisti italiani a Uliveto Terme”, dice il professore, che ha studiato 56 casi di morte improvvisa su un totale di 2700 atleti con aritmie cardiache, “Da quanto si sa dall’autopsia e da quanto si capisce dagli stessi filmati tv, sembra proprio trattarsi di un classico episodio di morte improvvisa cardiaca.
Ovvero: nessuna anomalia fisica e nessuna causa esterna. Semplicemente il cuore dell’atleta d’un tratto si è arrestato. Come capitò al perugino Renato Curi e allo stesso Leonello Manfredonia in quel Bologna-Roma di molti anni fa”.
Le immagini mostrano infatti chiaramente che il calciatore inizia a barcollare per poi accasciarsi di schianto. “Come se fosse stato colpito da un invisibile cecchino”, commenta il professore, “Così accadde appunto a Manfredonia e anche ai cestisti americani Hank Gathers e Reggie Lewis, casi di cui abbiamo i filmati.
Ogni volta è un evento devastante che suscita stupore e mille interrogativi. Però avviene, anche se raramente in un atleta”.
Si può intervenire con successo? Furlanello assicura di sì: “Al 90% questi casi sono dovuti a fibrillazione ventricolare. Dunque si tratta soprattutto di non perdere la testa e di agire immediatamente, entro 3-4 minuti, con un normale defibrillatore da 1500-2000 Euro perché, altrimenti, se anche la vittima sopravvive riporta danni cerebrali gravissimi.
Invece spesso non si sa che fare e si perdono minuti preziosi. Manfredonia si salvò perché l’Ospedale Maggiore di Bologna, dove fu subito defibrillato, è a due passi dallo stadio. Probabilmente analogo il caso di Marc Vivien Coe: lo vediamo crollare, i compagni che gli si fanno intorno, gesti di disperazione, poi l’intervento di una barella. Tutto come se non ci fosse urgenza”.