Da Palazzo Vecchio ieri un assessore della Giunta Domenici dichiarava che "nelle politiche adottate dall'Amministrazione comunale l'impegno verso le fasce sociali più deboli, con particolare riferimento alla popolazione anziana, assume una grande importanza. Questa attenzione si esplica principalmente attraverso l'attuazione di una serie articolata di interventi finalizzati a un generale innalzamento della qualità della vita".
Oggi i Comunisti Italiani di Bagno a Ripoli, in merito alla realizzazione della terza corsia autostradale, chiedono quanto segue:
Ø il progetto dovrà tenere conto dell’impatto ambientale sul territorio attraversato, con opportuni interventi di abbattimento del rumore nei centri abitati (Ponte a Ema, Antella e Osteria Nuova) con la realizzazione di barriere antirumore, con la messa a dimora di essenze arboree idonee e con la realizzazione di una galleria artificiale opportunamente inserita all’ingresso della frazione di Antella;
Ø il progetto per la realizzazione della terza corsia dovrà essere contenuto all’interno della proprietà della società Autostrade senza ‘consumo’ di nuovo territorio;
Ø dovranno essere studiate con attenzione le opere necessarie al tratto della galleria di San Donato;
Ø la società Autostrade (sotto l’indicazione dell’amministrazione comunale di Bagno a Ripoli) dovrà progettare e finanziare sul nostro territorio alcune importanti opere viarie di collegamento all’autostrada (svincolo di Ponte a Niccheri e Ponte a Ema, variante stradale di via dell’Antella, tratto dell’Ospedale di Santa Maria Annunziata).
E l'associazione di volontariato Idra si domanda: si può davvero parlare di "impegno verso le fasce sociali più deboli" quando si considerano gli effetti che le trasformazioni urbanistiche in corso stanno producendo a Firenze sulla qualità della vita?
Basta inforcare la bicicletta e avventurarsi sui viali della città-cantiere per toccare con mano evidenze di ben altro segno.
Chi si muove sulle due ruote ecologiche rischia in ogni momento la vita. Quando non sono intasati, i viali si trasformano in piste ad alta velocità (nonostante i divieti formali di superare i 30 km/h). Le rotonde appaiono vere e proprie trappole stressogene per chi non ha "ripresa" o - anche alla guida di un'auto - non dispone di riflessi e aggressività a sufficienza. Una bici che debba spostarsi da un lato all'altro del viale per poter esercitare un elementare diritto, quello a svoltare, deve avere la pazienza di raggiungere un impianto semaforico, attendere il verde e posizionarsi sul lato opposto.
Non parliamo dei pedoni, costretti a lunghissimi giri-pèsca per arrivare a capo dell'altro elementare diritto all'attraversamento, dopo essere stati indirizzati magari lungo squallidi percorsi 'protetti' da cemento e contigui ai grandi flussi di traffico.
In queste condizioni, in questi luoghi, che a Firenze si stanno moltiplicando, la stessa frequentazione da parte di anziani, bambini e mamme appare di fatto impossibile.
Piuttosto che a un "innalzamento della qualità della vita" sembra si stia provvedendo invece a una selezione dei cittadini che servono all'affermarsi del nuovo modello-Firenze: motorizzati, temerari, aggressivi, possibilmente maschi, maggiorenni ma non over-50, rampanti e indifferenti al rumore e ai gas di scarico.
Cittadini ad-alta-velocità. Per gli altri umani non sembra esserci più molto posto.