FIRENZE- Napoleone aveva origini toscane? La risposta giunge dal passato. Fu lo stesso Carlo Maria Bonaparte, padre di Napoleone, a far fare accurate ricerche per raccogliere le prove della discendenza della sua famiglia dal nobile casato dei Buonaparte di San Miniato.
Nel 1700 quella che sarebbe divenuta una delle più grandi famiglie della storia del mondo cercava legittimazione alle proprie ambizioni in una presunta origine toscana, sanmiatese ed oggi San Miniato e la Regione Toscana ricordano i Bonaparte (o Buonaparte?) con una grande mostra che sarà inaugurata il prossimo 28 giugno a San Miniato (Pi).
“Buonaparte o Bonaparte? Napoleone e gli antenati toscani di San Miniato”, questo il titolo dell’evento, ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana e dell’Ambasciata di Francia ed ha visto coinvolti nell’organizzazione la Fondazione Spadolini di Firenze, Palazzo Pitti, il Museo Fesch di Ajaccio, il Museo Nazionale Palazzo Mansi di Lucca, il Museo Napoleonico di Roma, la Gipsoteca Canoviana di Treviso e la Reggia di Versailles.
L’obiettivo è quello di ricostruire attraverso dipinti, abiti, suppellettili e documenti la storia della famiglia Buonaparte, per poi focalizzarsi sulla figura di Napoleone e i suoi legami con la Toscana ed in particolare con la provincia di Pisa e San Miniato. “Una mostra importante- dice l’assessore regionale alla cultura Mariella Zoppi – quella che verrà inaugurata il prossimo 28 giugno a San Miniato. Non solo perché ci rende fieri l’ipotesi dell’origine toscana di una delle più importanti famiglie della storia d’Europa, ma anche, e forse soprattutto, perché la valorizzazione del legame tra la famiglia Buonaparte di San Miniato e quella di Ajaccio offre l’occasione per portare in Toscana oggetti rari e preziosi documenti.
Questa esposizione sarà l’occasione per ricostruire le vicende di un nobile casato toscano e scoprire, attraverso le figure dei suoi discendenti, un ulteriore pezzo della nostra storia e della nostra cultura”.
La mostra rimarrà allestita fino al 30 ottobre. Tutto il centro storico sarà coinvolto: l’esposizione si snoderà attraverso i poli del sistema museale cittadino interessati dalle vicende napoleoniche (il museo diocesano di arte sacra, l’ex convento di Santa Chiara, la via Angelica, palazzo Grifoni, L’Accademia degli Euteleti), ma ci saranno anche percorsi en plein air con le tracce lasciate dai Buonaparte evidenziate nelle strade, nelle piazze e nelle chiese della città.
Sarà inoltre visitabile anche Palazzo Formichini, sede della Cassa di Risparmio di San Miniato, dove è esposta tra altre opere d’arte “La visita di Napoleone a San Miniato”, il quadro di Egisto Sarri simbolo della mostra.
“La Toscana e Pisa – prosegue l’assessore Zoppi - devono particolare gratitudine a Napoleone. Fu lui che nel 1813 fondò la prestigiosa Scuola Normale Superiore. Questa iniziativa sarà, dunque, una sorta di abbraccio tra un’importante zona della nostra regione ed un suo illustre ‘figliol prodigo’, un abbraccio simile a quello prefigurato nel quadro di Sarri”.
Il 28 giugno, in occasione dell’inaugurazione della mostra, a San Miniato verrà inoltre messa in scena da Andrea Mancini la commedia ‘La vedova’, scritta nel ‘500 da Niccolò Buonaparte.
Profilo inconfondibile, uniforme decorata e la scritta ‘Napoleone I. Patrizio samminiatese’. Negli archivi dell’Accademia degli Euteleti di San Miniato, assieme a tanti documenti relativi alla famiglia Buonaparte e ad una maschera mortuaria dell’imperatore ‘dei francesi’, c’è un ritratto ispirato al celebre ‘Napoleone nel suo studio’ di Jacques Louis David che dà per scontata la provenienza sanminiatese del generale.
Dall’Ottocento in poi la voce di una discenza diretta tra i Buonaparte toscani e i Bonaparte corsi ha sempre aleggiato a San Miniato e nell’area pisana. Perché?
Perché delle ‘prove’ di questo legame esistevano già da tempo ed a metterle insieme, impegnandosi nella ricerca tanto da organizzare persino un viaggio in Toscana, era stato lo stesso padre di Napoleone, Carlo Maria Buonaparte.
Dimostrare di appartenere ad una famiglia ‘nobile’ da almeno duecento anni era fondamentale per Carlo Maria: solo così avrebbe potuto iscrivere il giovane figlio Napoleone alla prestigiosa scuola militare di Brienne e fargli intraprendere la carriera che in breve lo portò al comando delle truppe francesi e infine sul trono del nuovo impero di Francia.
Il legame tra la famiglia dei Buonaparte e i Bonaparte fu sottolineato anche in seguito da un altro membro del casato francese, Giuseppe di Carlo Buonaparte, che in una ‘Supplica’ al Granduca di Toscana datata 28 luglio1789 chiedeva di essere ammesso all’Ordine di Santo Stefano in quanto discendente di una nobile famiglia toscana.
Bisogna inoltre ricordare che la leggera divergenza nel cognome delle due famiglie fu deliberatamente creata dallo stesso Napoleone, che quando era ancora generale volle ‘francesizzare’ la propria origine abolendo una ‘u’ scomoda, e che le cronache della Gazzetta Toscana del 1796 raccontano l’incontro e l’abbraccio tra il giovane generale francese e l’anziano ‘zio’ toscano evidenziando il legame di parentela: “Il nostro sig.
canonico Filippo Buonaparte, patrizio fiorentino, di nobiltà sanminiatese, teologo dottissimo e canonico di questa chiesa, fu invitato, e più volte, dall’illustre suo parente, da sua eccellenza il sig. generale e comandante in capo Bonaparte, di recarsi alla stazione di posta della Reggia via maestra desiderando il suddetto di stringerlo tra le braccia. (…) Si abbracciarono i due rispettabilissimi congiunti, si tennero a parlare insieme, quindi passarono a cena, e poscia al riposo”.