FIRENZE- In futuro anche i fiori e le piante della Toscana potranno godere di quella protezione comunitaria che - con i marchi Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) - siamo solitamente portati ad associare a prodotti agroalimentari, quali, nella nostra regione, il pecorino e il prosciutto. Né si tratta solo di una possibilità, perché il governo regionale sta proprio lavorando in questa prospettiva, considerata parte integrante della strategia di promozione e valorizzazione dell'intero settore.
"Già il fatto che il florovivaismo possa beneficiare di questa opportunità è frutto degli sforzi prodotti dalla Regione Toscana - spiega l'assessore all'agricoltura Tito Barbini - E' solo dal dicembre 2000 che questi prodotti possono essere protetti da marchi come le Dop e le Igp, è questo è stato reso possibile da una modifica del regolamento comunitario che la Regione Toscana ha fortemente caldeggiato, anche sollecitando più volte il governo italiano a sostenerla in sede di commissione europea.
E' una posizione che abbiamo sostenuto nella convinzione che le piante e i fiori sono prodotti agricoli e che per molti produttori, soprattutto nelle aree a forte vocazione florovivaistica, costituiscono una delle principali fonti di reddito. Ora intendiamo dare concretezza a questa opportunità che siamo convinti possa essere un fattore determinante per lo sviluppo del settore. In pratica, vogliamo scommettere sulla qualità certificata, per puntare sugli stessi risultati che in questi anni abbiamo ottenuto nel sistema agroalimentare".
Dopo la modifica del regolamento comunitario la strada verso il marchio comunitario si presenta sgombro di ostacoli dal punto di vista istituzionale. Spetta ora alle categorie di produttori trovare un'intesa che consenta di definire caratteristiche e standard, in un percorso per il quale la regione intende fornire tutto il suo supporto.
In questi mesi, però, sono allo studio anche le opportunità che potrebbero derivare da un altro marchio, la farfalla bianca di Agriqualità che permette di individuare i prodtti ottenuti con metodi integrati, cioè con il limitato ricorso alla chimica.
La Toscana, ricordiamo, sta già partecipando tramite l'Arsia ad un progetto interregionale che consentirà di definire i disciplinari di produzione integrata anche per il settore florovivaistico. Anche i fiori e le piante potranno insomma fregiarsi della farfalla bianca, come i prodotti ceraalicoli già da qualche mese sul mercato.
Una realtà che generalmente non si impone all’attenzione generale per il suo peso e per la sua consistenza, allo stesso modo di altri settori, come la viticoltura o l’olivicoltura, e che pure da sola rappresenta ben il 25 per cento dell’intera produzione agricola regionale.
Per quanto riguarda in particolare il vivaismo, la Toscana è la prima regione italiana, da almeno un ventennio, con una produzione che supera il 40 per cento del totale nazionale.
Di seguito ecco alcuni numeri che “fotografano” la realtà di questo settore così importante per l’economia toscana.
7500 ettari: è l’area complessivamente interessata dal florovivaismo, con una tendenza negli ultimi anni alla diminuzione della superficie per la produzione di fiori recisi e un forte aumento per le piante da fiore in vaso e per le piante ornamentali da esterno.
Circa 1000: gli ettari specificamente interessati alla floricoltura e concentrati soprattutto in lucchesia e a Pescia.
Le specie più diffuse coltivate in serra sono il crisantemo e il garofano, seguono la gerbera, il lilium e la rosa. In campo aperto occupano le superfici più estese le fronde recise e i gladioli.
Poco meno di 1000: sono gli ettari interessati alla produzione di piante da fiore in vaso (azalee, ortensie, stelle di Natale, ecc.), un settore ormai da considerare autonomo per caratteristiche produttive e commerciali, che rappresenta circa il 15 per cento della produzione lorda vendibile. Una realtà per cui la provincia di Arezzo, e Montevarchi in particolare, sta diventando un polo di riferimento.
Circa 5500: gli ettari dedicati al vivaismo ornamentale.
Pistoia è senza dubbio la provincia florovivaistica per eccellenza, con 4500 ettari. Il dato complessivo comprende anche i vivai specializzati in alberi di Natale, particolarmente numerosi nell’aretino.
2150: sono le aziende che operano nel settore; circa 2 mila sono imprese individuali, mentre le rimanenti sono gestite in forma societaria diversa.
350 milioni di euro: la produzione lorda vendibile complessiva del settore; di questi, circa 210 milioni sono ascrivibili alle piante ornamentali.
1,5 milioni di euro: le risorse destinate per il 2003 al florovivaismo attraverso misure del Piano di sviluppo rurale della Regione Toscana.
300 mila euro, invece, sono gli investimenti attivati per la sola promozione del settore.