Referendum articolo 18, appello di nove consiglieri comunali a votare Sì
Appello delle Associazioni della piccola impresa aderenti al Comitato per il NO

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 giugno 2003 13:25
Referendum articolo 18, appello di nove consiglieri comunali a votare Sì<BR>Appello delle Associazioni della piccola impresa aderenti al Comitato per il NO

Firenze, 9 Giugno 2003. A poco meno di una settimana dal voto sul referendum per l'art.18 e per la servitu' coattiva di elettrodotto, si stanno moltiplicando gli appelli di alte figure istituzionali per non partecipare alla consultazione. Cioe' il tentativo di far fallire il referendum, facendo leva sul fatto che se non vota almeno il 50% + 1 degli aventi diritto, e' come se non fosse accaduto nulla: raccolta firme dei promotori, campagna elettorale e relative spese istituzionali degli appositi ministeri e delle amministrazioni locali, istituzione dei seggi con relativo pagamento di chi vi ha contribuito e delle forze dell'ordine che hanno vigilato sulla sicurezza dello svolgimento delle operazioni elettorali.
Questo il testo dell'appello dei consiglieri comunali fiorentini dei gruppi di sinistra:

«Nell'ultimo periodo milioni di donne e di uomini hanno riempito le piazze di questo paese.

Uno schieramento sociale vasto, plurale, un intero popolo determinato a far sentire la propria voce contro la guerra, la violenza, per la giustizia sociale, per la diffusione e la salvaguardia di diritti universali. Niente di tutto ciò è stato inutile. Proprio dove fino a ieri sembravano regnare rassegnazione ed impotenza è rifiorita una straordinaria partecipazione democratica. Questo stesso popolo si è ricomposto e si ritrova unito per una battaglia altrettanto significativa: difendere ed estendere a tutti diritti fondamentali che riguardano le condizioni e la dignità dei lavoratori e la tutela della salute e dell'ambiente.

Per battere il silenzio sui referendum del 15/16 giugno è importante che anche da alcuni consiglieri comunali parta un segnale forte e chiaro di partecipazione, di impegno sociale e civile nella consapevolezza che pace, giustizia sociale e diritti marciano paralleli. Governo e Confindustria ritengono che l'articolo 18 debba essere semplicemente cancellato. La legge delega 848bis sta di fatto togliendo le tutele dell'articolo 18 anche a coloro che lavorano nelle aziende con più di 15 dipendenti.

Il referendum in questo momento è l'unica strada concreta e realistica per estendere i diritti a milioni di lavoratori delle piccole imprese e altresì l'unico strumento per difendere l'articolo 18 come si applica attualmente, così com'è importantissimo tutelare il diritto alla salute dei cittadini e salvaguardare la qualità dell'ambiente, limitando l'incontrollata proliferazione degli elettrodotti. I firmatari di questo appello invitano, pertanto, i cittadini tutti e i lavoratori del Comune di Firenze ad andare a votare e votare si.

Una battaglia di civiltà in grado, se vinta, di aprire un processo duraturo di emancipazione, sviluppo e progresso per tutto il paese.

AntonGiulio Barbaro
Marcella Bresci
Alberto Cianchi
Gregorio Malavolti
Lorenzo Marzullo
Alessio Papini
Luca Pettini
Nicola Rotondaro
Monica Sgherri»
"Pronunciamo un no chiaro e deciso al referendum finalizzato all’estensione dell’articolo 18 alle imprese con meno di 16 dipendenti -afferma un documento delle Associazioni della piccola impresa aderenti al Comitato per il NO della Provincia di Firenze- Ancora più precisamente invitiamo a non andare a votare domenica 15 giugno.


Le Associazioni che si riconoscono nel fronte del No ritengono che il ricorso all’astensione dal voto si configuri come una scelta politica e democratica e non qualunquistica; si tratta di un rifiuto secco e determinato contro l’esproprio che si vuole operare ai danni dei soggetti naturali, titolari della funzione di rappresentanza di interessi specifici e del diritto/dovere di operare per raggiungere soluzioni mediate e condivise.
Non diciamo Vota N ma NO al Referendum per ciò che esso rappresenta.


A chi chiede un confronto sulla civiltà del lavoro, il Comitato del No risponde di esser pienamente disponibile a ragionare e confrontarsi sulle tutele ed i diritti, sugli ammortizzatori sociali, sulla formazione dei dipendenti e degli imprenditori ma il reintegro obbligatorio nel posto di lavoro, è un’ipotesi che non si adatta alle caratteristiche del rapporto che si instaura tra il datore di lavoro ed i lavoratori nelle imprese di piccole dimensioni.
Infatti, il rapporto di lavoro nella piccola impresa è caratterizzato da relazioni interpersonali, basate sulla fiducia, sulla quotidianità e sulla condivisione degli obiettivi di impresa e presuppone atteggiamenti fortemente collaborativi.


E’ del tutto impensabile che l’ipotesi di continuazione della collaborazione non sia il frutto della comune volontà delle parti ma venga imposta da un soggetto terzo, cioè un giudice.
Ricordiamo che il sistema delle imprese italiane, in termini occupazionali, è costituto per il 90% da unità che contano da 1 a 5 addetti a cui bisogna aggiungere un altro 7,4% composto da imprese tra i 6 ed i 15 addetti.
Da tutto ciò deriva che l’estensione dell’articolo 18, coinvolgendo una massa così grande di imprese, aumenterebbe la rigidità di tutto il sistema e frenerebbe lo sviluppo occupazionale assicurato dalla piccola impresa".

I referendum, pur se sono sostenuti da questo o quell'altro partito di tale o tal'altro schieramento, sono uno degli strumenti principe della democrazia in cui ogni elettore si puo' esprimere rispetto allo specifico contenuto.

E non e' un caso che i Paesi a piu' consolidata democrazia (come per esempio gli Usa e la Svizzera), ne fanno a decine ogni anno e, soprattutto, non hanno quell'assurda norma che li rende validi solo se vota la meta' piu' degli aventi diritto al voto.
E' forse un caso che anche la nostra Repubblica nasca da un referendum? E' forse un caso che sempre ai referendum, proprio in questi mesi, si stanno affidando i Paesi che decidono di entrare a far parte della Ue? Perche', allora, snaturare e svilire questo strumento, specialmente da parte di chi, alti rappresentanti istituzionali, dovrebbero essere i custodi e gli esecutori che garantiscono il funzionamento della democrazia?
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