FIRENZE- E' appena alla seconda edizione, ma già si accredita come la più grande manifestazione enogastronomica della Toscana, sicuramente come la più particolare, perché non si chiude in uno spazio fieristico, ma piuttosto trasforma tutto il territorio regionale in un "laboratorio del gusto", portando nelle piazze, nei parchi, negli antichi palazzi i grandi prodotti di qualità toscani. Ed è ormai tutto pronto per Toscana Slow (5-8 giugno), l'evento con cadenza biennale organizzato assieme a Slow Food negli anni in cui non si tiene il Salone del Gusto di Torino.
"Dopo lo straordinario e per certi versi inatteso successo del 2001 - spiega l'assessore regionale all'agricoltura Tito Barbini - ci eravamo dati appuntamento per una nuova edizione ancora più ricca di idee e di iniziative. E questo con la consapevolezza che Toscana Slow è una vetrina unica per l'enogastronomia di qualità della nostra regione, con tutto quello che esprime come storia, cultura, arte, paesaggio. Ma che è anche un'eccezionale porta di accesso ad una Toscana meno conosciuta eppure egualmente splendida, con le sue città d'arte a torto etichettate come minori, con le sue tradizioni rurali ancora non snaturate dal turismo di massa, con i sapori genuini di una cultura culinaria che resta in gran parte da scoprire.
Sono convinto che si sia centrato il nostro obiettivo, in un anno in cui la nostra battaglia per la qualità ha segnato e segnerà alcune tappe importantissime". Non è un caso che l'edizione 2003 di Toscana Slow abbia come titolo proprio "Il piacere della scoperta". Nei quattro giorni della manifestazione, infatti, un programma fittissimo di iniziative enogastronomiche avranno come palcoscenico alcuni dei luoghi toscani di maggior richiamo storico-culturale o paesaggistico-ambientale. Ma Toscana Slow sarà anche altro: per esempio, l'occasione per apprezzare a pieno l'alto valore degli agriturismi toscani, strutture che saranno protagoniste dell'ospitalità nel corso della manifestazione; e ancora, per conoscere e promuovere quelle varietà originarie della Toscana che magari rischiano l'estinzione: un tassello importante dello sforzo che la Regione Toscana, anche in collaborazione con Slow Food, sta portando avanti per la tutela della biodiversità.
Proprio su questo terreno la collaborazione tra Regione e Slow Food si esprimerà anche in un passaggio di grandissimo rilievo, quale l'istituzione della Fondazione internazionale per la biodiversità, che avrà sede a Firenze, presso l'Accademia dei Georgofili.
Tra i tanti eventi, che faranno seguito alla cerimonia di apertura al Salone dei Cinquecento, la mattina del 5 giugno, la Fiera del bestiame delle razze autoctone toscane con la possibilità di acquisto dei "futures" di carni bovine (6 giugno a Cortona); le "dimostrazioni" di alcuni grandi chef e ristoratori di fama mondiale in alcune ville senesi; la giornata "Di qua e di là dal mare" nell'Arcipelago Toscano (sabato 7 giugno) e la possibilità di passare giornate sulle barche dei pescatori di Versilia, pranzando con il pescato; il Mercato dei mille sapori che sarà ospitato da Lucca (domenica 8 giugno); i tanti laboratori del gusto su tutto il territorio.
Saranno i prodotti tipici, i prodotti tradizionali, i prodotti la cui qualità ha già ottenuto o sta ottenendo un marchio di qualità, i grandi protagonisti della nuova edizione di Toscana Slow, vetrina del meglio della civiltà enogastronomica della Toscana, o meglio delle sue numerose e differenziate civiltà.
"Una rassegna della grande qualità - spiega l'assessore all'agricoltura Tito Barbini - che è perfettamente in sintonia con le politiche della Regione Toscana a favore di un'agricoltura di qualità e di un'alimentazione in grado di riconoscere ed apprezzare i prodotti più tipici e genuini. E' una scelta di fondo che abbiamo fatto già con il Piano di sviluppo rurale, in realtà senza inventarci niente, piuttosto richiamandoci alle grandi tradizioni contadine, in un percorso di innovazione attenta e responsabile".
E' un impegno particolarmente evidente nel lavoro di individuazione e valorizzazione dei prodotti tradizionali.
Un lavoro iniziato nel 1999 assieme all'Arsia, con la mappatura dei primi 302 prodotti, già allora un numero ineguagliato da qualsiasi altra regione italiana. Oggi l'elenco è arrivato a raccogliere quasi 400 prodotti (per la precisione 398), a testimonianza della ricchezza e della varietà delle tradizioni enogastronomiche toscane.
L'impegno per la qualità - da intendere anche come genuinità, salubrità, promozione di un'agricoltura amica dell'ambiente - si esprime però anche in molti altri modi.
Basta pensare, ad esempio, al forte sviluppo del biologico: oggi i produttori toscani che hanno scelto questa agricoltura rappresentano circa il 12 per cento delle aziende agricole e impiegano circa 76.380 ettari, pari a circa l'8,93 per cento della superficie agricola utilizzata.
Da gennaio 2003, inoltre, hanno fatto il loro debutto sul mercato i primi prodotti che si possono fregiare del marchio Agriqualità. Una farfalla bianca consentirà di individuare sugli scaffali della distribuzione le produzioni di agricoltura integrata, cioè più amiche dell'ambiente per il limitato ricorso alla chimica, garanzia di qualità e salubrità.
I primi prodotti a fregiarsi del marchio sono stati quelli cerealicoli, ma presto ne seguiranno altri e ci sono tutte le premesse perché questo marchio rappresenti una straordinaria opportunità per l'intera agricoltura toscana.