SCANDICCI - L’elettrodotto da 380 kv che dal 1997 deturpa le colline di Scandicci ha davvero i mesi contati. Il programma dei lavori per la sua demolizione è ora scritto, nero su bianco, in un atto firmato lo scorso 28 marzo dal Sindaco di Scandicci Giovanni Doddoli e dal responsabile territoriale di Terna, società di Enel, l’ingegner Alberto Giorgi. Nei primi mesi del 2004 inizieranno i lavori di abbattimento degli attuali tralicci e l’elettrodotto sarà completamente smantellato entro il giugno 2005.
Contemporaneamente partiranno gli interventi per la costruzione del nuovo impianto che sarà ultimato entro il dicembre dello stesso anno. Una volta entrato in funzione il nuovo eletrodotto verranno demoliti anche 50 chilometri di altre linee elettriche minori ma altrettanto impattanti sull’ambiente che collegano Casellina con le stazioni di Poggio a Caiano e Tavarnuzze. Torniamo all’elettrodotto. Il nuovo impianto, che da due terne passerà ad una sola, nella parte pianeggiante, una volta uscito dalla centrale di Casellina, correrà sui tralicci progettati dall’architetto Norman Foster.
Tralicci d’autore, dal disegno e dalle caratteristiche tecnologiche altamente innovativi e mediamente più bassi di circa 20 metri degli attuali. Il tracciato si allontanerà dai punti sensibili di via delle Prata e Villa il Diluvio. Poi, all’altezza del Podere degli Arcipressi, invece di arrampicarsi verso Poggio Secco e la collina di Giogoli, l’elettrodotto girerà a destra. Si infilerà nella valle del torrente Vingone per risalire verso Poggio della Monaca e da qui, verso la centrale di Tavarnuzze dove sarà interrato per un breve tratto.
“Alla fine abbiamo avuto ragione a lottare con determinazione per eliminare questo impianto”, affermato con soddisfazione il Sindaco Giovanni Doddoli. Che ricorda come questo nuovo progetto sia proprio il frutto di una ostinata e puntigliosa vertenza che dalla primavera del 1997 ha impegnato i sindaci di Scandicci ed Impruneta, comitati di cittadini e singole personalità. Una vertenza partita addirittura con l’ipotesi dell’interramento dei tre chilometri di tracciato collinare sotto l’autostrada approffitando dei lavori per la terza corsia.
Una ipotesi, questa, dimostratasi poi tecnicamente impossibile da realizzare per ragioni di sicurezza. La scelta di interrare passando per le colline fu invece esclusa per motivi di impatto: i danni causati dallo scasso per l’interramento sarebbero stati infatti ancora più dannosi per l’ambiente.