«La cronaca cittadina in questi giorni si è dovuta occupare dell'ultimo episodio di omicidio per gelosia, accaduto in viale De Amicis. Contemporaneamente si è avuto notizia che i toscani fanno un uso massiccio di farmaci antidepressivi. Eventi così diversi ma che forse sono uniti da un sottile legame: i commenti dei vari esperti. Questi ci dicono con tono cattedratico un fatto banale che non ci aiuta nella comprensione di quanto accade ovvero che l'amore, la gelosia, la felicità, l'infelicità hanno una base biologica e che possiamo prevedere le malattie d'amore con l'esame del sangue e curarle con molecole specifiche.
Questa semplificazione anche farmacologica rischia di farci curare la normalità e ignorare la malattia». E' quanto sostiene il consigliere dei DS e psichiatra Sandro Domenichetti. «In questo teorema - ha aggiunto Domenichetti - scompaiono le relazioni, gli ambienti familiari, le emozioni come costruzioni non solo biologiche ma anche psicologiche e sociali. Per la comprensione di questi sentimenti e della loro patologia ci aiuta di più conoscere la storia, le relazioni, l'ambiente di vita delle persone che non la biochimica della serotonina.
Tutti i neuroscienziati condividono una riflessione: il pensiero, i sentimenti nascono dal cervello, ma ne diventano autonomi e condizionano lo stesso cervello nel suo funzionamento. Qui sta la nostra complessità e ogni semplificazione è una pericolosa scorciatoia che ci rende ciechi e confusi di fronte alle alterazioni "del senso della vita"». «Al contrario - ha concluso il consigliere diessino - gli aspetti psicologici, relazionali e sociali sono decisivi per il benessere delle persone. Come una comunità è organizzata, i suoi valori le sue dinamiche storiche sono ugualmente significativi dei livelli di serotonina, anzi ci permettono meglio di pensare ad interventi non solo biologici ma anche psicologici e sociali per affrontare il passaggio dalla tristezza alla depressione dalla gelosia al delirio, dall'innamoramento all'ossessione.
I passaggi dal normale al patologico sono sfumati e difficile da distinguere: resta comunque la certezza che le "vie del cuore" possono deviare in patologie. La cura quindi, deve far riferimento alla nostra complessità biologica e sociale e alle relazioni fra queste dimensioni».