T.D. Lemon Novecento torna sulle scene, con addosso il peso del tempo trascorso e il destino di un nome consegnato a sopravvivere alla memoria. Lo fa con la voce ed il volto di un grande maestro del teatro italiano: Arnoldo Foà e il coraggio di Gabriele Vacis, che affronta la sfida di andare alla scoperta di una nuova anima di Novecento, dopo averne portata alla luce una potentissima con la precedente regia dello stesso testo e la straordinaria interpretazione di Eugenio Allegri.
Novecento è un capolavoro di scrittura, ormai diventato un classico della nostra più recente narrativa (pubblicato in Italia nel settembre 1994 da Feltrinelli, ha venduto fino a oggi circa 600.000 copie) e già trasformato in un copione teatrale e cinematografico (Giuseppe Tornatore con La Leggenda del pianista sull’oceano).
Una nuova occasione per scavare a fondo in un testo fatto di musica, parole e ricordi che racconta la storia di Novecento, un protagonista non esiste, che non c’è, ma che è ricordato e rivissuto dal suo migliore amico, suonatore di tromba, in un intenso monologo.
Lo trovò un marinaio in una scatola di cartone sul pianoforte della sala da ballo di prima classe del Virginian, un enorme piroscafo che faceva la spola fra l’Europa e l’America. Non aveva patria, non aveva data di nascita, non aveva famiglia, ufficialmente non era mai nato.
A otto anni Novecento aveva imparato a suonare il pianoforte in maniera unica, seducente, speciale, bellissima. Dicevano che suonava una musica che non esisteva, una musica in cui c’era dentro tutto, tutte le musiche della terra…
L’Oceano divenne la sua casa, e quanto alla terra non ci aveva mai messo piede l’aveva vista dai porti, ma sceso, mai. Riusciva però a spiare il mondo che passava su quella nave, gli rubava l’anima, sapeva leggere i segni che la gente si porta addosso città, odori, rumori, storie e con infinita cura catalogava, disegnandosi nella testa un’immensa mappa del mondo su cui viaggiava, mentre le dita scivolavano sui tasti accarezzando le curve di un ragtime.
Poi dopo 32 anni vissuti sul mare senza mai scendere dalla nave finalmente si decise. Ma scendere dall’Oceano non è un’impresa facile e la terra, quella è una nave troppo grande, per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare.
Dice il regista " Questa è la seconda volta che metto in scena Novecento…
La prima volta mi sono occupato della musica di quel testo, di cercare di capire qual era il suono.
Adesso mi piacerebbe occuparmi del senso, di che cosa effettivamente vuol dire.
La prima volta che abbiamo messo in scena questo testo era il novecento, cioè era il secolo scorso. Adesso siamo oltre il duemila… Nel testo, Novecento, il protagonista, nasce all’inizio del secolo, allora abbiamo cercato di capire chi poteva essere il suo amico, l’attore che lo raccontava, e abbiamo scoperto così, con stupore, che doveva essere molto vecchio… allora abbiamo cercato una persona piuttosto anziana e non è stato semplice, perché cercavamo una persona che fosse in grado davvero di dire le cose, più che di declamare o di recitare…
E siccome questa volta vorrei occuparmi prevalentemente proprio di che cosa dice esattamente il testo, di andare in profondità sulle parole, abbiamo pensato ad Arnoldo Foà, che è uno che veramente dice…".
Una nuova voce, un nuovo volto, incarnerà dunque il "pianista sull’oceano" il grande Arnoldo Foà, un attore capace di dare a questo personaggio una nuova anima, una nuova vita.
Una curiosità, la Mondrian Kilroy Fund, che produce interamente questa nuova edizione dello spettacolo, deve il suo nome a uno dei numerosi personaggi del romanzo City di Alessandro Baricco, un originale professore di statistica, appassionato di oggetti curvi e delle ninfee di Monet.