“Prendimi l’anima”, il nuovo film di Roberto Faenza , parla dell’amore segreto tra Jung e la la prima paziente Sabrina Spierein, (ebrea Russa) sulla quale il medico sperimentò con successo, i metodi psicanalitici di Freud .La loro storia è venuta alla luce attraverso il ritrovamento, (nel 1977 ) presso l’istituto di psicologia di Ginevra ,del diario intimo della ragazza e la documentazione originale tra Jung, Freud e Sabrina.
Nella pellicola scopriamo la vicenda attraverso gli occhi di due personaggi contemporanei,una ricercatrice francese e un professore scozzese, entrambi decisi a ricostruire la vita della Spierlein, proprio come ha fatto il regista in Russia, scoprendo un testimone poi inserito nel film, unico sopravvissuto tra gli allievi dell’asilo dove per anni insegnò la Spierein.
Jane Alexander (Sabrina) ci regala una magnifica interpretazione: la vediamo in preda di manie depressive all’interno dell’ospedale psichiatrico nel quale troverà l’uomo che le salverà la vita, Jung (interpretato da un bravissimo Ian Glen). Tra i due scoppia una bruciante passione, ma prima che divampi in scandalo, (perché lui è sposato), Jung tronca la relazione sotto consiglio del maestro Freud, mostrando così il suo lato debole.
La figura forte che emerge dal film è Sabrina: si ricostruisce una vita, si sposa e diventa lei stessa psichiatra.Torna in Russa sotto la dittatura di Stalin, insegna in un asilo, ma pochi anni dopo muore fucilata dai nazisti.
Faenza in un‘intervista su Repubblica ha dichiarato: “…credo che il vero malato tra i due fosse Jung, mentre lei ha avuto la fortuna di essere curata e lui no….Lei ne viene fuori come una donna piena, lui rimarrà sempre un po’ lesionato.Un‘ottica molto femminista, che a qualcuno farà storcere il naso”.Una pellicola da vedere, anche se Faenza avrebbe potuto dare più spazio alla storia invece di inserire le figure dei due studiosi:la francese e lo scozzese. [B. B.]