Inaugurazione dell’anno accademico in Palazzo Vecchio lunedì 20 gennaio con la partecipazione del Presidente Prodi
Lunedi' consiglio comunale dedicato alla situazione dell'Università

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 gennaio 2003 19:32
Inaugurazione dell’anno accademico in Palazzo Vecchio lunedì 20 gennaio con la partecipazione del Presidente Prodi<BR>Lunedi' consiglio comunale dedicato alla situazione dell'Università

Sarà possibile seguire anche in diretta video la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Ateneo fiorentino, in programma per lunedì 20 gennaio 2003.
Alle 10,30 l’inizio della cerimonia, con la relazione del Rettore Augusto Marinelli, che sarà preceduta dal saluto del Sindaco di Firenze Leonardo Domenici. Seguirà un breve intervento della rappresentante degli studenti Valentina Surico. Prenderà quindi la parola il Presidente Romano Prodi.
Alle 11,30 la prof.ssa Maria Fancelli Caciagli, ordinario di Letteratura tedesca, terrà la prolusione sul tema: “L’idea di Firenze nella cultura tedesca del primo Novecento”.
Nel corso della cerimonia – che si concluderà alle 12.30 - saranno consegnati i diplomi di professore emerito e le medaglie dell’Ateneo al personale universitario con quarant’anni di servizio.

Dodici studenti, i migliori di ogni Facoltà, che hanno concluso gli studi con la votazione più alta e nel tempo più breve, riceveranno dal Rettore il diploma di laurea.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, lunedì 20 gennaio l’Arcivescovo di Firenze mons. Ennio Antonelli celebrerà la Messa per gli universitari alle ore 9, presso il Battistero.

La situazione dell'Università sarà al centro dei lavori del consiglio comunale di lunedì pomeriggio. Dopo il dibattito sul futuro dell'ateneo, l'assemblea di Palazzo Vecchio discuterà due documenti: una risoluzione della commissione cultura, presieduta da Lavinia Balata Orsatti, "per l'università pubblica e per diffondere la cultura e la ricerca scientifica nel Paese» e una mozione del capogruppo dei Verdi Alessio Papini "per intervenire sul sistema della ricerca di base a Firenze e in Italia".



"La UE di fatto propone una privatizzazione della Scienza con la scelta di finanziare al 50% la Ricerca Integrata su Temi Prioritari dello sviluppo quali quello a cui sto lavorando sulla Tracciabilita della Qualita' dei dei cibi per la Sicurezza e la Salute alimentare -scrive a NOVE Paolo Manzelli, direttore del Laboratorio di ricerca educativa dell'Università di Firenze- Poiché il Presidente Romano Prodi sara' presente all'inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Universita' di Firenze tentero' di fargli avere una sintesi di una riflessione sul tema che sento pressante e che comporta un'ampia riflessione sull'etica e la coscienza sociale della scienza.
Quello che a me risulta evidente e' che il Bando Europeo sul tema della QUALITA' e SALUTE ALIMENTARE finalizzato a costruire una Area Europea di RICERCA e SVILUPPO (ERA) comporta una competizione commerciale anziche' favorire un atteggiamento per cui la scienza e cosi' la crescita contemporanea della condivisone di conoscenze possa divenire sempre piu' connessa alla Societa' della Informazione e diffusa globalmente via Rete interattiva, in modo da poter rispondere alla necessita' di una vasta comprensione scientifica dei problemi sociali riguardanti la Alimentazione e la Salute.
E' pertanto a mio avviso evidente che quanto sopra rappresenta un problema di politica europea molto serio dato che molte diseconomie contemporanee (la pericolosita' alimentare ed economica succedutasi al problema della MUCCA PAZZA ne' e' stato un evidente esempio) che vengono anche a dipendere da una logica scientifica che tende sempre piu ad accomunarsi a logiche di concorrenza commerciale settoriali.
Proseguendo nella integrazione tra profitto e conoscenza in modo competitivo e mercantile la Scienza non sara' piu' capace di prendere in considerazione il necessario impatto di una crescita culturale dei cittadini in modo che le societa' organizzate democraticamente divengano capaci di rispondere civilmente alla globalita' dei problemi creati dal un mercato brutalmente concorrenziale.
Questa tendenza a favorire la competizione di tipo commerciale e concorrenziale (mediante competitive calls finanziati al 50%)applicata al finanziamento della scienza crea pertanto un conflitto che distorge e discrimina l'avanzamento sociale della conoscenza scientifica datosi che quest' ultime e' indubbiamente e' da considerarsi un bene ad elevato valore pubblico di livello mondiale distinto dagli interessi commerciali e dalla proprieta' intellettuale di tipo privatistico.
In tale conflitto epocale tra beni immateriali a cui appartieme la conoscenza e beni materiali e finanziari il Ricercatore della scienza, orientato a lavorare su un bene immateriale e diffuso, sta oggi entrando in una fase in cui viene sottoposto ad una trasformazione concettuale del proprio lavoro, in quanto viene inserito anch'esso come un prodotto ibrido tra scienziato e manager nella post-industriale, Fabbrica Europea de sapere, ed in tal guisa egli viene compresso ed inibito nella sua libera creativita' dalle ferree logiche competitive del mercato dei beni materiali della concorrenza globale.
Sono convinto che perseguendo tali procedure EUROPEE di finanziamento della Scienza quest'ultima difficilmente riuscita' a viluppare quelle metodologie e criteri adeguati di Problem Saving e di Problem Solving tesi contribuire efficacemente ad evitare reali problemi economici, ecologici, sociali e del lavoro, limitandosi ad una risoluzione parziale e tecnologica delle problematiche contemporanee.
Con tale procedere che e alla base della OSTRUZIONE dell'AREA DI RICERCA EUROPEA (ERA), gia' si comprende come sempre piu' spesso il risultato delle Ricerche sara' quello di risolvere solo alcuni limitati settoriali problemi specifici, mentre al contempo da ogni problema solo parzialmente risolto perche' privo di una profonda riflessione scientifica cosciente, verra' a generarsi a cascata una serie di altri sempre piu' gravi problemi, che risultano in gran parte irrisolubili nel quadro di una gestione cosi' squilibrata della Scienza verso la privatizzazione di conoscenze settoriali e specialistiche, incapaci come tali a inserirsi e collaborare efficacemente per evitare diseconomie quali le spese per la salute ed di disagio dei cittadini, che cresceranno a dismisura affossando gradalmente ogni possibile sviluppo economico e sociale, finalizzato alla equità e alla sostenibilita' di una "Economia della Conoscenza" che dovrebbe essere guidata da regole e comportamenti rispettosi dei diritti sociali ed economici dei cittadini che forniscono il vero sostanziale finanziamento del sapere.
Pertanto il superamento di ogni distorzione privatistica e concorrenzale derivante dal mercato dei beni materiali, rappresenta per il futuro della crescita della Scienza e del Sapere, una esigenza improcrastinabile di sopravvivenza umana ed ambientale in un mondo sempre più globalizzato".

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