“Ho scritto un libro di storia, pur non essendo uno storico, girando tra gli archivi di mezzo mondo, per due motivi. Innanzitutto per i ricordi della mia infanzia, quando nelle campagne toscane le vicende della banda dello Zoppo venivano raccontate come una fiaba. E poi perché quel periodo rappresenta uno spaccato significativo della terribile storia del ‘900”. Così Lelio Lagorio, avvocato e giornalista, ha commentato la sua nuova opera alla presentazione ufficiale, che si è svolta ieri pomeriggio in Consiglio regionale.
Il libro “Ribelli e Briganti nella Toscana del Novecento”, edito da Leo Olschki, affronta quaranta anni di storia –dalla fine dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale- visti dalla periferia del paese, dal cuore della Toscana centrale e narrati dall’abile penna di Lagorio che, protagonista di primo piano della vita politica, negli ultimi anni si è dedicato a studi e ricerche di storia locale. Lelio Lagorio osserva le forze politiche e sociali in campo, racconta le loro lotte, esamina le ragioni dei successi e le cause delle sconfitte.
Ne scaturisce un affresco di vita popolare che dimostra come nel piccolo mondo locale si siano riprodotte tutte le grandi questioni che hanno dominato un periodo tra i più turbinosi della storia nazionale. L’attenzione è rivolta in particolare al ruolo dei gruppi rivoluzionari e così, nel libro, diviene centrale la vicenda drammatica di una famiglia anarchica che, scegliendo la via del brigantaggio, esaltò lo spirito ribelle del territorio e fece a lungo parlare di sé, prima di essere travolta dalla forza dello Stato e costretta al carcere, al confino e all’esilio.
“Leggendola appare evidente che si tratta di un’opera – ha commentato il Presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini, che ha partecipato alla presentazione di un volume – che ha richiesto una lunghissima e minuziosa ricerca di archivio. E’ un affresco di storia locale che aiuta a comprendere la grande tragedia che si prepara all’indomani della prima guerra mondiale”.