Il 2003 sarà l’anno per l’approvazione dei nuovi Statuti regionali ed il coordinatore nazionale della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali e delle province autonome, Riccardo Nencini, torna a chiedere un ripensamento sul legame totalizzante tra l’elezione del ‘governatore’ e lo scioglimento automatico dei parlamenti regionali. “Per dare più forza alle Regioni è necessario dare loro stabilità, non solo per quanto riguarda l’esecutivo con il principio della governabilità, ma anche alle Assemblee che rappresentano l’intera società con le differenti posizioni politiche.
Per questo –ha dichiarato Riccardo Nencini- puntiamo ad una legge elettorale che eviti lo scioglimento immediato dei Consigli regionali in caso di impedimento permanente, morte, rimozione o dimissioni volontarie del presidente della giunta regionale”. A questo scopo il Congresso delle Regioni ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che indica al Parlamento la necessità di rivedere, assieme alla riforma federale, anche l’articolo 126 della Costituzione. Qui è prevista la clausola del ‘simul stabunt simul cadent’, ovvero dell’automatico scioglimento del Consiglio regionale se cade il ‘governatore’ per qualunque causa, anche se totalmente estranea alla politica ed al consenso espresso dai cittadini per la coalizione che ha vinto le elezioni.
“Nessuno vuole operare un colpo di mano al diritto sancito con la riforma costituzionale del 1999 – ha detto Nencini-, che ha visto per la prima volta applicare in questa legislatura l’elezione diretta del presidente della Regione. Ma non è possibile far pesare come una spada di Damocle sui Consigli regionali – eletti, vorrei sottolineare, parimenti al presidente della Regione – la clausola del ‘simul stabunt simul cadent’. Infatti, trovo surreale che si possa incappare, ad esempio, con una lunga fuga amorosa del presidente di Regione oppure attraverso la sua scelta di candidarsi ad altro incarico, nell’ordine di andare ‘tutti a casa’ con i seri risvolti politici che questa clausola comporta”.
Per il coordinatore della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, perciò, non è tanto in discussione l’elezione diretta, ma la sua deformazione, che non giova al rilancio della partecipazione alla vita istituzionale da parte di forze politiche e cittadini.