FIRENZE- Sono arrivati in bus e in treno da tutta la regione, da Orbetello fino agli ultimi lembi della Toscana a ridosso di La Spezia: ragazzi di 85 scuole, da ogni provincia, che fin dalle dieci di mattina hanno affollato la platea e gli spalti del palasport di Firenze, duettando con il dj Jonathan di Radio Toscana Network sul palco, alzando striscioni con scritto “L’acqua è di tutti” oppure “Caro babbo natale, quest’anno vorrei una goccia d’acqua”. Richieste e messaggi che si ripetevano anche nei settecento sms che i ragazzi hanno spedito sul palco durante tutta la manifestazione: “Non cè via per la pace, è la pace la via” hanno scritto oppure “”E’ bello sentirsi uniti come oggi”.
Sul palco sventolava anche una bandiera della pace. E’ iniziato così il sesto meeting dei diritti umani organizzato dalla Regione Toscana. E alla fine erano 8.600 i ragazzi che hanno riempito il palasport. Per portarli a Firenze sono state organizzati sette treni speciali all’andata e sei al ritorno, tutto con arrivo e partenza a Campo di Marte. Dentro hanno trovato posto in 5.400. Gli altri sono arrivati con i bus: 30 sono stati messi a disposizione dagli stessi Comuni o dalle varie società di linea, A Firenze l’Ataf ha organizzato 17 corse speciali, che hanno preso i ragazzi direttamente a scuola.
Duranta la mattina sono stati distribuiti 7000 cestini per il pranzo.
Hanno salutato i giovani del Palasport con lo stesso invito “Libertà, libertà, libertà”, con cui hanno concluso il loro musical in tutto il mondo. Cantanti e ballerini di Notre Dame de Paris hanno regalato al meeting alcuni tra i più momenti più emozionanti di uno spettacolo visto sino a oggi da oltre otto milioni di spettatori (700mila in Italia).
Le musiche di ‘Notre Dame de Paris’, composte da Riccardo Cocciante, hanno offerto un bellissimo epilogo per una mattinata che è stata interamente scandita da momenti dedicati all’arte e alla poesia.
L’attore Eros Pagni (in questi giorni protagonista del ‘Sior Todero brontolon’ di Goldoni alla Pergola) ha accompagnato gli interventi del meeting recitando Dante (il V° canto del Purgatorio, con l’episodio di Pia de’Tolomei) e Montale. E simpatica e coinvolgente è stata la esibizione della Banda Improvvisa. Si tratta di una formazione nata in seno alla filarmonica di Loro Ciuffenna, rafforzata da solisti jazz, che ha proposto un repertorio di World music, con sonorità sudamericane, africane, balcaniche.
I ritmi delle musiche (tutte composte dal direttore Orio Odori) hanno scaldato a più riprese gli ottomila giovani toscani presenti al Palasport.
213 litri al giorno per ogni abitante. Questo è il consumo medio di acqua potabile in Italia, ma di questa enorme quantità solo 3 litri sono utilizzati per bere, mentre la maggior parte viene impiegata per scopi cosidetti non-nobili, e circa il 30 % finisce direttamente nelle fogne, riversata dagli sciacquoni.
In questo contesto nazionale, mentre da più voci si levano inviti a fare un uso parsimonioso dell'acqua e ad evitarne gli sprechi (soprattutto con l'adozione di piccole 'precauzioni' nel comportamento quotidiano: chiudere la doccia mentre ci si insapona, chiudere il rubinetto mentreci silava i denti o mentre si lavano l'insalata e la frutta, istallare uno sciacquone a due livelli, non utilizzare acqua potabile per lavare l'auto, ecc), sembra paradossale la situazione della Sicilia, regione europea, italiana, costantemente alle prese con la precarietà idrica.
"Quella che per voi sarebbe un'emergenza idrica per noi è la normalità - ha spiegato Paolo Rizzo, studente universitario di Agrigento venuto al VI Meeting sui diritti umani per testimoniare i problemi della sua città - da noi l'acqua esce dal rubinetto 3 o 4 giorni al mese.
Tra le erogazioni ci sono pause di 10 o 15 giorni, durante i quali dobbiamo arrangiarci in vari modi: conservandola in recipienti, recuperando quella delle vasche e delle docce per usarla negli sciacquoni, annullando gli sprechi. I costi sono notevoli. Ad Agrigento vivono 60.000 persone, e tutte pagano almeno tre volte l'acqua: pagano la tassa comunale, per un servizio che di fatto non ricevono, comprano le bottiglie di minerale per bere, acquistano dai privati intere autobotti, spendendo dai 50 ai 60 euro per 10.000 litri che dovranno essere conservati in casa o in giardino.
Chi ha abitazioni piccole, e non può conservare l'acqua, deve necessariamente fare senza. Inutile dire che la spesa per bere e lavarsi è enorme, così come il giro di affari che sta dietro l'approvvigionamento idrico. Le autobotti sono riempite in pozzi privati, spesso abusivi, e ci sono anche veri e propri 'furti' d'acqua dalle condutture". Ma la Sicilia non è una regione arida. Ha fiumi, bacini, invasi. "L'acqua c'è - continua Rizzo - se non arriva nei nostri rubinetti è a causa di una cattiva gestione.
Mancano le infrastrutture e l'acqua si perde per strada o viene 'rubata' per rivenderla o per necessità, spesso per le coltivazioni. Il problema non è tanto la mancanza di acqua, quanto la storia che sta dietro alla costruzione di dighe e condotti".
Per il futuro sono state studiate varie, possibili, soluzioni, partendo dal recupero del sistema di acquedotti. "Per far fronte ad una situazione del genere - ha spiegato Rosario Lembo, del comitato internazionale per il contratto mondiale dell'acqua - basterebbe avere una valida rete di infrastrutture per l'approvvigionamento.
In questo modo si potrebbe recuperare oltre il 60% dell'acqua che va perduta". Il rischio, nella programmazione di interventi, è quello di nuove strumentalizzazioni: "Davanti alla presunta siccità della Sicilia - ha concluso Paolo Rizzo - c'è chi sta già pensando ad un grande dissalatore, ma perché costruire un mega impianto da 400 miliardi per dissalare l'acqua, mentre basterebbero 4 miliardi per avere una buona rete idrica e distribuire senza sprechi l'acqua dolce che già è abbondante nella regione?"