Una piena dell'Arno come quella del '66 oggi avrebbe per Firenze sicuramente conseguenze meno gravi di allora: sia per quanto è stato fatto in opere strutturali, sia perché la popolazione sarebbe preavvertita con almeno 10 ore di anticipo. E comunque, il sistema che si sta realizzando per la riduzione del rischio sta andando avanti con un imponente spiegamento di interventi e di finanziamenti. E' quanto è emerso stamani dal "minivertice" in Palazzo Vecchio, promosso dal sindaco Leonardo Domenici fra i vari livelli delle istituzioni locali "per fare il punto sulla situazione dell'Arno, sulle cose fatte e su quelle da fare - ha spiegato il primo cittadino - e per tenere alto il livello di attenzione: senza creare allarmismo, ma consapevoli che i cambiamenti climatici e il maltempo stanno portando conseguenze anche drammatiche in altre zone del nostro paese".
All'incontro, oltre al sindaco, hanno partecipato l'assessore regionale all'Ambiente Tommaso Franci, il segretario dell'Autorità di Bacino Giovanni Menduni, gli assessori provinciali Luciana Cappelli e Mirna Migliorini, gli assessori comunali Vincenzo Bugliani e Paolo Coggiola, più numerosi tecnici. Tre i punti su cui si è soffermato il sindaco: gli interventi strutturali, la cura e manutenzione dei corsi d'acqua, la protezione civile. Riguardo alle opere strutturali, Domenici ha sottolineato l'importanza del lavoro sul Piano di assetto idrogeologico regionale che, terminata la fase delle osservazioni (l'8 gennaio) prevede la conferenza programmatica per l'attuazione: un momento di confronto e di sintesi che probabilmente si terrà proprio in Palazzo Vecchio nel prossimo febbraio, a cui saranno invitati anche i parlamentari toscani.
Il piano prevede una serie di opere complesse, ma che saranno realizzate per lotti funzionali; per quanto riguarda più direttamente il Comune di Firenze, l'intervento che si sta progettando è la cassa di espansione dell'Argingrosso. Il sindaco ha poi rimarcato l'importanza della cura e della manutenzione dei corsi d'acqua: non solo dell'Arno ma anche degli affluenti minori, che spesso sono stati la causa di gravi problemi (come nel caso dell'esondazione del Mugnone nel '92). Ora la competenza in materia è passata alla Provincia e la situazione sta decisamente migliorando; inoltre presto sarà firmato un protocollo d'intesa fra Provincia, Comune, Quadrifoglio e associazioni del volontariato, per una più efficace azione di controllo e di intervento, anche grazie alle segnalazioni dirette dei cittadini.
Infine, Domenici si è soffermato sul lavoro della Protezione civile, che per quanto riguarda il Comune di Firenze sta ben funzionando, con una struttura organizzata che può essere punto di riferimento anche gli altri comuni. In particolare, l'ufficio sta avviando un importante lavoro di informazione ai cittadini sulle procedure da seguire in caso di emergenza, sulla base di un monitoraggio che ha censito tutti gli edifici nelle zone a rischio della città. Da parte sua, Giovanni Menduni ha sottolineato come sia sbagliato pensare che sul "rischio Arno" ci sia trovi ad una sorta di anno zero.
Molto è stato fatto, dall'invaso di Bilancino alle opere idrauliche nei comuni limitrofi; molto si sta facendo, come gli interventi per le casse di espansione (54 interventi). Inoltre i nostri sistemi di monitoraggio e i modelli di previsione sono ormai a livello di eccellenza: sono stati identificati tutti gli insediamenti e le infrastrutture a rischio, e i tempi di preannuncio di una eventuale peina sono rapidamente passati da circa 3 ore (nel 2000) a 10 ore attuali.
Una piena dell'Arno come quella del '66 oggi avrebbe per Firenze sicuramente conseguenze meno gravi di allora: sia per quanto è stato fatto in opere strutturali, sia perché la popolazione sarebbe preavvertita con almeno 10 ore di anticipo.
E comunque, il sistema che si sta realizzando per la riduzione del rischio sta andando avanti con un imponente spiegamento di interventi e di finanziamenti. E' quanto è emerso stamani dal "minivertice" in Palazzo Vecchio, promosso dal sindaco Leonardo Domenici fra i vari livelli delle istituzioni locali "per fare il punto sulla situazione dell'Arno, sulle cose fatte e su quelle da fare - ha spiegato il primo cittadino - e per tenere alto il livello di attenzione: senza creare allarmismo, ma consapevoli che i cambiamenti climatici e il maltempo stanno portando conseguenze anche drammatiche in altre zone del nostro paese".
All'incontro, oltre al sindaco, hanno partecipato l'assessore regionale all'Ambiente Tommaso Franci, il segretario dell'Autorità di Bacino Giovanni Menduni, gli assessori provinciali Luciana Cappelli e Mirna Migliorini, gli assessori comunali Vincenzo Bugliani e Paolo Coggiola, più numerosi tecnici. Tre i punti su cui si è soffermato il sindaco: gli interventi strutturali, la cura e manutenzione dei corsi d'acqua, la protezione civile. Riguardo alle opere strutturali, Domenici ha sottolineato l'importanza del lavoro sul Piano di assetto idrogeologico regionale che, terminata la fase delle osservazioni (l'8 gennaio) prevede la conferenza programmatica per l'attuazione: un momento di confronto e di sintesi che probabilmente si terrà proprio in Palazzo Vecchio nel prossimo febbraio, a cui saranno invitati anche i parlamentari toscani.
Il piano prevede una serie di opere complesse, ma che saranno realizzate per lotti funzionali; per quanto riguarda più direttamente il Comune di Firenze, l'intervento che si sta progettando è la cassa di espansione dell'Argingrosso. Il sindaco ha poi rimarcato l'importanza della cura e della manutenzione dei corsi d'acqua: non solo dell'Arno ma anche degli affluenti minori, che spesso sono stati la causa di gravi problemi (come nel caso dell'esondazione del Mugnone nel '92). Ora la competenza in materia è passata alla Provincia e la situazione sta decisamente migliorando; inoltre presto sarà firmato un protocollo d'intesa fra Provincia, Comune, Quadrifoglio e associazioni del volontariato, per una più efficace azione di controllo e di intervento, anche grazie alle segnalazioni dirette dei cittadini.
Infine, Domenici si è soffermato sul lavoro della Protezione civile, che per quanto riguarda il Comune di Firenze sta ben funzionando, con una struttura organizzata che può essere punto di riferimento anche gli altri comuni. In particolare, l'ufficio sta avviando un importante lavoro di informazione ai cittadini sulle procedure da seguire in caso di emergenza, sulla base di un monitoraggio che ha censito tutti gli edifici nelle zone a rischio della città. Da parte sua, Giovanni Menduni ha sottolineato come sia sbagliato pensare che sul "rischio Arno" ci sia trovi ad una sorta di anno zero.
Molto è stato fatto, dall'invaso di Bilancino alle opere idrauliche nei comuni limitrofi; molto si sta facendo, come gli interventi per le casse di espansione (54 interventi). Inoltre i nostri sistemi di monitoraggio e i modelli di previsione sono ormai a livello di eccellenza: sono stati identificati tutti gli insediamenti e le infrastrutture a rischio, e i tempi di preannuncio di una eventuale peina sono rapidamente passati da circa 3 ore (nel 2000) a 10 ore attuali.