ALBERESE (Grosseto)- La popolazione bovina di razza maremmana è aumentata di un migliaio di capi nel solo 2001 ed oggi sono iscritti all¹albo genealogico oltre 5800 animali distribuiti su 86 allevamenti, anch¹essi in crescita numerica. Ciò ha contribuito, insieme al miglioramento genetico ed al riconoscimento del rischio di estinzione della razza a far crescere l¹interesse su questo patrimonio zootecnico tosco-laziale (la percentuale di diffusione è del 25% in Toscana e 75% nel Lazio). ³Prossimi obiettivi sono la richiesta di una Igp o, più probabilmente, di una Dop specifica ha detto introducendo il direttore dell¹Anabic, Paolo Canestrari - la prima dedicata ad una specifica razza, e l¹adozione di un marchio di qualità che accresca il valore del prodotto².
E¹ quanto emerso al convegno su ³Selezione, caratterizzazione genetica e valorizzazione della razza bovina maremmana² organizzato dall¹Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini da carne) ad Alberese (Grosseto). Iniziativa che ha coinciso con la riapertura del Centro raccolta torelli maremmani nella stessa Tenuta regionale. Nato nel 1996, il Centro ha operato per cinque anni, immettendo nel ciclo riproduttivo 63 torelli su 128 testati. Poi ha dovuto interrompere l¹attività a causa del dilagare del morbo ovino della Lingua Blu, che ha nei bovini dei veicoli di trasmissione attraverso gli insetti portatori.
Oggi la Regione Toscana ha vaccinato dalla Blue Tongue oltre l¹80% dei capi a rischio di contagio con un investimento di spesa di oltre un milione di euro in tre mesi, scongiurando il dilagare dei focolai, nonostante le alte temperature che non permettono la scomparsa dei culicoidi. Mentre alcuni ricercatori delle università di Piacenza, Firenze, Perugia e dell¹Istituto zooprofilattico della Toscana e del Lazio si sono confrontati sull¹opportunità di valorizzare il potenziale della razza sia in purezza che attraverso incroci con razze da carne francesi, il sottosegretario alle Politiche agricole Teresio Delfino ha assicurato la massima attenzione del Mipaf per le razze autoctone e le filiere della carne.
³Molteplici problemi, dalla globalizzazione all¹apertura dell¹Europa comunitaria ad est, rendono difficile lavorare ha detto Delfino . Per questo il ministero si muove nell¹ottica della qualità, che è il vero valore aggiunto delle produzioni agroalimentari italiane. E¹ altresì vero che tutti devono compiere degli sforzi per imporre il made in Italy attraverso l¹affidabilità del prodotto e del produttore. Agricoltura, alimentazione e ambiente sono i principi ispiratori dell¹azione ministeriale ma occorrono gli strumenti per attuarli.
Prima di tutto un¹anagrafe bovina completa, della quale per ora si sono dotate solo pochissime regioni². Proprio dalle emergenze sanitarie si è resa necessaria l¹introduzione di strumenti a tutela del consumatore e del produttore di qualità. ³Le razze autoctone italiane sono oggi privilegiate dai consumatori che hanno capito il valore dei sistemi di allevamento che prevedono la linea vacca-vitello e l¹alimentazione tradizionale prodotta direttamente nell¹azienda zootecnica ha detto il presidente dell¹Anabic, Francesco Lemarangi -.
La Dop per la Maremmana permetterebbe al consumatore di avere la garanzia di qualità e del rispetto del sistema di produzione, ma occorre anche l¹attivazione di una filiera completa². Non a caso l¹Arsia, l¹Agenzia toscana per lo sviluppo agricolo, ha attivato una serie di bandi utili a valorizzare il patrimonio genetico della maremmana, attraverso ricerche sulla razza e sui sistemi di allevamento compatibili. ³E¹ l¹unica razza brada d¹Europa ha ricordato Alessandro Giorgetti, del Dipartimento di scienze zootecniche dell¹Università di Firenze e questo rappresenta un valore non solo qualitativo per le carni, ma anche di immagine, soprattutto in tempi di emergenze alimentari.
Per questo occorre dare un marchio di tutela e valorizzazione². La collaborazione tra istituzioni e mondo della produzione è strategica per la valorizzazione della razza. ³Lo sviluppo di un polo di ricerca come l¹Università di Siena a Grosseto è l¹opinione del presidente della Camera di commercio di Grosseto, Federico Vecchioni può rappresentare un notevole strumento per lo studio e il rilancio del patrimonio agroalimentare e, soprattutto, della zootecnia che riveste un ruolo primario nella nostra provincia².
Da Siena e dalla Val d¹Orcia si rafforza l¹impegno della Coldiretti e della filiera agroalimentare nel segno della tracciabilità.
Un messaggio partito dal convegno "Origine del made in Italy", organizzato dalla Coldiretti di Siena, a San Quirico d¹Orcia, in collaborazione con il Consorzio Agrario di Siena. <
In questo concetto si racchiude il significato del titolo del convegno con lo scopo di assicurare un futuro a a queste produzioni senesi, per dare trasparenza ad un settore agroalimentare secondo la richiesta dei consumatori e per dare senso compiuto alle grandi produzioni>>.
Fin da ora bisognerà quindi lavorare per rafforzare questo settore, puntando sulla qualità delle produzioni, sulle diversificazioni delle produzioni, e nuove certificazioni, creando un filiera corta, come è già avvenuto, con successo, per le altre produzioni>>.
<< L¹agricoltura della nostra provincia ha affermato l¹assessore all¹agricoltura della Provincia di Siena, Claudio Galletti è a due velocità: il sistema vinicolo, ad un livello di assoluta eccellenza, ed un settore come la cerealicoltura che deve ancora compiere importanti passi in avanti, tanto più dopo il 2006, quando con l¹ingresso di 10 nuovi Paesi, avremo minori entrate dalla PAC, e le nostre aziende saranno meno competitive.