È in corso di svolgimento, a Firenze, un corso di formazione per operatori museali dello stato africano dell'Angola. Il progetto, promosso dall'assessorato alla cultura ed attuato dalla Fondazione "La città di ieri per l'uomo di domani" di Firenze, rappresenta uno dei punti essenziali previsti da un accordo bilaterale italo-angolano, nell'ambito del quale lo Stato Italiano ha riconosciuto un intervento finalizzato alla riabilitazione del patrimonio culturale angolano attraverso l'UNESCO. L'iniziativa è realizzata in collaborazione con l'Istituto Nazionale del patrimonio Culturale (INPC) della Repubblica d'Angola.
"Credo che anche nel settore della cooperazione e sviluppo, con le possibilità che Firenze offre - ha commentato l'assessore alla cultura ed alla cooperazione coi Paesi in via di sviluppo Simone Siliani -, con l'enorme patrimonio di competenze messe in campo per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio, riusciamo a caratterizzarci. Penso che possa essere una peculiarità per Firenze. Tutto questo in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure, con la Soprintendenza ed i musei comunali.
Sono molto contento che uno dei contenuti di questo progetto si svolge nel museo Bandini, uno dei nostri maggiori investimenti. Il gruppo di stagisti lavorerà dentro questo museo che è sempre più un elemento di grande ricchezza per la città". Il corso è finalizzato alla formazione di personale esperto nella conservazione museale, per favorire la salvaguardia del patrimonio mobile conservato a Luanda e in altre città dell'Angola, fra cui Dondo e Huambo. Coinvolge 4 operatori museali in un percorso formativo della durata di 4 mesi, per complessive 500 ore articolate in lezioni teoriche, laboratori pratici e visite, oltre ad un corso di lingua italiana.
Questi i nomi dei quattro operatori museali angolani: Illunga Tshibango Andrè (34 anni), Alexandre Caquembe Guelengue Casseque (33 anni), Manuel Teca Cabalo (42 anni), Vanceslau Casese (45 anni). L'obiettivo è quello di dotare il Paese di una piccola squadra di professionisti che riesca ad arrestare la tendenza al degrado e alla dispersione del patrimonio, a tutt'oggi raccolto. Particolare attenzione è stata dedicata agli aspetti di formazione pratica, svolta a diretto contatto con le istituzioni museali fiorentine e con i professionisti che quotidianamente risolvono problemi legati alla tutela, allo studio e alla valorizzazione delle collezioni.
Parte integrante del percorso sono state le visite sul campo ai musei e ai depositi, per comprendere la strumentazione e le procedure che di volta in volta vengono utilizzate dalle singole strutture. La Fondazione "La città di ieri per l'uomo di domani" ha attivato una rete di rapporti che assicura da una parte la qualità delle docenze coinvolte (Soprintendenza ai Beni Storici Artistici, Università di Firenze, Opificio delle Pietre Dure, Musei Fiorentini), dall'altra la molteplicità degli approcci alla conservazione (ad esempio: procedure applicate dall'ICCROM, Standard di applicazione anglosassone).
Parte dell'attività formativa è stata svolta direttamente nei musei fiorentini, a stretto contatto con i beni conservati e con le relative strumentazioni applicative. Gli allievi potranno così sperimentare personalmente le soluzioni adottate e le procedure tecniche relative. Contenuti. Per quanto concerne nello specifico il materiale di ordine Demoetnoantropologico, gli allievi hanno seguito un corso specifico organizzato dall'Università di Firenze e dal sistema museale dell'ateneo (Museo di Storia Naturale, Museo Antropologico e Etnografico, Museo Paleontologico), cui farà seguito un soggiorno a Roma, presso il Museo Etnografico Nazionale Luigi Pigorini.
Invece, per lo sviluppo di competenze relative alla catalogazione e alla conservazione nei magazzini dei reperti, gli allievi angolani hanno svolto un'interessantissima esperienza pratica, attraverso uno stage interno presso il Museo Bardini, prestigiosa istituzione museale fiorentina in fase di restauro e riordinamento. Il percorso formativo del corso prevede inoltre una sezione interamente dedicata alla diagnostica e alle tecniche di intervento del restauro conservativo. L'Opificio delle Pietre Dure, uno dei due centri nazionali per il restauro dei beni culturali mobili italiani, ha messo a disposizione degli allievi i propri responsabili delle diverse sezioni di restauro, per la trasmissione delle conoscenze relative all'identificazione dei problemi che affliggono gli oggetti e per le procedure che permettono di arrestare il degrado degli oggetti.
Attraverso visite guidate in forma seminariale e laboratori pratici di conservazione, gli allievi angolani hanno così l'opportunità di verificare direttamente le diverse soluzioni di conservazione e esposizione adottate dai diversi musei, anche attraverso lezioni e visite ai diversi depositi, laboratori di restauro, aree di riproduzione fotografica.