Agnés Varda oggi a Firenze per il premio alla carriera del Festival dei Popoli
Ieri il cinema dedicato al colonialismo italiano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 novembre 2002 07:43
Agnés Varda oggi a Firenze per il premio alla carriera del Festival dei Popoli<BR>Ieri il cinema dedicato al colonialismo italiano

Il Premio alla Carriera 2002 del Festival dei Popoli è stato assegnato ad Agnés Varda, la regista francese Leone d’oro a Venezia nel 1986. Quarant’anni dopo Cleo dalle 5 alle 7, il film che la impose come uno degli autori più rappresentativi della Nouvelle Vague, Agnés Varda ritirerà personalmente il premio domani a Firenze, in occasione della prima mondiale del suo ultimo lavoro, Deux Ans Apres, presentato al Festival dei Popoli in contemporanea con Parigi.
Deux Ans Apres, ovvero Due anni dopo, documenta quanto accaduto dal 2000 dopo l’uscita di Les glaneurs et la glaneuse (Gli spigolatori e la spigolatrice), un viaggio nella Francia dei rovistatori di immondizie, dei molti che per necessità, per caso, o perché privi di scelta, raccolgono oggetti abbandonati.

In questi nuovo film, Agnés Varda registra gli effetti provocati dal primo, torna alla ricerca di persone e luoghi già incontrati e ritratti, con lo scopo preciso di sapere che cosa è cambiato nelle loro vite.
Deux Ans Apres è dunque un altro viaggio, come se il movimento fisico “casuale”, dettato dall’estro della giornata, dal suggerimento di una frase o di un pensiero, fossero la materia stessa del film. I due documentari saranno proiettati in sequenza alle 21 e alle 22,30).
Nel programma di domani, il primo pomeriggio è dedicato al rock con una serie di prime italiane.

Ghost tracks (ore 15) parla dei nuovi fermenti musicali della scena italiana: band indipendenti come Julie’s Haircut, Giardini Di Mirò e Yuppie Flu, ma anche case discografiche come Homesleep e Gammapop. Seguono (ore 15,20) otto cortometraggi (Hawley/Galinsky Music shorts) girati per il sito web insound.com, che documentano altrettante piccole realtà dell'underground Usa (Cat Power, the Fan Modine, Aislers Set, Solex, Stereototal, Mouse on Mars e God Speed You Black Emperor). L’ultimo short è per l’artista Cinthia Plaster Caster e per le sue sculture che rappresentano calchi i organi sessuali di rock star.

Alle 16,10 Instruments, una panoramica di 40 minuti sulla band hardcore dei Fugazi”.
Cambiando genere, Don Vitaliano (ore 17) racconta pensieri e azioni dell’ormai famoso prete no global, il rosso, ribelle, zapatista, barricadero parroco di Sant’Angelo a Scala in perenne conflitto col suo vescovo e con le gerarchie vaticane. Alle 18,10 Soste Japan, prima italiana di un viaggio in un Giappone inedito, lontano dai grattacieli, dalle folle cittadine, dalla tecnologia. Un viaggio tra montagne, valli e villaggi, lungo il vecchio tracciato che i nobili percorrevano per giungere a Edo, la futura Tokio, per rendere omaggio allo shogun.

E’ una prima italiana anche The Trials of Henry Kissinger (I processi di Henry Kissinger), ore 19,10, reportage sul Nobel per la Pace, nonchè diplomatico tra i più famosi della recente storia americana, indagato quale sospetto criminale di guerra e sponsabile di rapimenti e omicidi.
Di nuovo musica alle 23,35 con la prima di A Skin Too Few. The Days of Nick Drake dedicato al cantautore inglese morto a soli 26 anni nel 1974. Drake, come noto, fece appena in tempo a incidere tre album, oggi oggetto di culto.

E’ un documentario impossibile che, in assenza d’immagini, fa parlare la musica e quanti circondarono Drake, mostra l'ambiente dove crebbe e dove trovò ispirazione.

Per suscitare l’interesse del popolo italiano su argomenti rimossi dalla nostra memoria storica, il Festival dei Popoli, ha programmato ieri per la sua 43° edizione, un ciclo di documentari sul colonialismo italiano. Hotel Abyssiie Les ensable, descrive attraverso le testimonianze di coloro che alla guerra in Africa, vi ha partecipato,( e che in Italia hanno preferito non tornare )modi comportamentali che loStato italiano obbligava a d avere con la gente del luogo.

Cesare, Amedeo, Oreste ...raccontano: “ in Eritrea negli anni Trenta, vigeva il “madamato” termine che indicava una relazione con una donna eritrea.Era la madama ,non la moglie o la fidanzata; ci preferivano ai loro connazionali solo perché avevamo più soldi ”.Mentre ad una donna europea avere rapporti con uomini africani era severamente vietato Ma nel 1937, lo Stato Italiano con l’applicazioni di svariate leggi razziali ,decise di rendere punibile con cinque anni di reclusione , anche agli uomini rapporti con donne africane; e vietò di riconoscere e mantenere i figli avuti con esse.Per quanto riguarda la decisione dei nostri soldati italiani a rimanere in Africa dopo la guerra rispondono: “qui abbiamo tutto, mangiamo bene, abbiamo belle case con persone di servizio, in Italia uno stile di vita così alto non potremmo farlo”.Il documentario però si conclude con le parole nostalgiche che Amedeo rivolge ad una ragazza abissina: “Capri, Sorrento, Possillico sono i posti più belli al mondo”-“perché non ci torni risponde la ragazza?”- “perché ormai sono insabbiato!”.
Il film di David Riva ha il dono di regalarci il ritratto di una diva :Marlen Dietrch, insolito da quello che l’opinione comune ha sempre avuto su di lei.La pellicola descrive i suoi successi artistici:l’incontro col regista Stenberg, grazie al quale divenne un attrice bravissima , tanto da essere chiamata nel giro di pochi anni a Hollywood.Ma pone principalmente l’accento sulla battaglia interiore che l’attrice dovette affrontare, per scegliere la cittadinanza americana, perché durante la guerra mondiale senti insostenibile il peso di appartenere ad una Nazione che stava compiendo genocidi nel mondo: la Germania.Della sua vita privata viene svelato il suo amore con Gean Gaben.Una passione forte, divorante, che non potè durare nel tempo perché la Dietrich non lasciò mai suo marito, e dopo la guerra, Gaben desiderava una sua famiglia.Il senso vero dell’esistenza dell’attrice, ci racconta il documentario, fu nell’ aiuto che lei diede agli esuli di guerra di mezza Europa, e anche attraverso i suoi concerti a sostegno delle truppe alleate.Vediamo la la Dietrich su molti fronti bellici, a cantare canzoni a melodie e nostalgiche(es.”Lilli Marlen”), con lo scopo di :far desistere tutti gli uomini a combattere per un’ inutile guerra. Sono di altissima intensità,le scene del concerto in Isdraele , che la Dietrich tenne dopo gli scontri bellici.Vediamo la Diva cantare al concerto a Tel-Aviv con le lacrime agli occhi, evidentemente pensava alle sofferenze che quella gente aveva subito, ai lager che essa visitò, e che non potè dimenticare mai.Infatti tornò solo una volta a Berlino, nel 1968 per tenere un concerto.L’accolsero tutti calorosamente ,pur essendo ormai cittadina americana, ma lei dopo quella sera non tornò più in Germania, pur sentendosi per tutta la vita come lei stessa dichiarò : “tedesca”.
[B.

B.]

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