CASTIGLIONCELLO (LI)- Quella della medicina alternativa è una realtà in costante crescita. In Italia, come nel resto d'Europa, il numero di persone che sceglie di ricorrere a terapie non convenzionali è quasi raddoppiato nel decennio 1990-2000, ed in Toscana le cifre parlano di un cittadino su sei. A questo fenomeno, alle effettive potenzialità delle terapie alternative ed ai diversi metodi di gestione scelti dalle diverse Regioni è dedicato il convegno nazionale 'Medicine non convenzionali.
Leggi nazionali e realtà regionali', che si è tenuto ieri al Castello Pasquini di Castiglioncello (Li) con la partecipazione dell'assessore regionale al diritto alla salute Enrico Rossi.
"La Toscana ha da sempre dimostrato una particolare sensibilità nei confronti delle medicine non convenzionali - spiega Rossi - la ha sempre considerate efficaci come le terapie tradizionali e per questo le ha inserite nel sistema sanitario pubblico, finanziando, fino dal 1987, anche corsi di aggiornamento per medici e paramedici".
Il convegno di Castiglioncello, organizzato dalla Regione Toscana e dal comune di Rosignano Marittimo, è il primo sull'argomento realizzato da un ente pubblico e si rivolge a tutti, ma in particolare alle altre Regioni ed al Parlamento, con i quali vuole istituire un confronto tra i diversi metodi di approccio scelti.
"A livello nazionale stiamo assistendo ad una marcia indietro sul fronte della medicina alternativa - ha proseguito Rossi - Il governo ha tolto le terapie non convenzionali dai livelli essenziali di assistenza.
Al contrario la Toscana vuole continuare a garantire la più ampia libertà di scelta ai suoi cittadini, e per questo la Giunta Regionale ha approvato il 3 giugno scorso una delibera in cui stabilisce che l'agopuntura, nella nostra regione, continuerà ad essere compresa nei servizi del Sistema Sanitario Nazionale e le altre terapie non covenzionali, ad esempio l'omeopatia e la fitoterapia, potranno essere ancora erogate nell'ambito di progetti finalizzati".
La Toscana, dunque, conferma anche in questo settore il suo ruolo di 'apripista' italiano per quanto riguarda l'accettazione e l'inserimento in sistemi organici di risorse provenienti da culture e tradizioni diverse e si dimostra disposta a sfruttare tutte le possibilità offerte dalla legislazione sulle autonomie regionali per continuare ad offrire la massima varietà di scelta terapeutica.