L’edizione TUSCIA ELECTA 2002-2003 si svolgerà in due tempi.
Il 15 settembre 2002 si terrà a San Casciano, uno dei comuni promotori del progetto, l’evento inaugurale della manifestazione in occasione del quale verrà presentato il progetto generale della mostra, che vedrà le successive inaugurazioni nella primavera 2003.
Il primo evento di quest’anno vede la presenza straordinaria dell’artista inglese Antony Gormley, uno dei maggiori scultori della scena artistica contemporanea.
Per Tuscia Electa l’artista realizzerà appositamente un’importante opera che rimarrà in mostra per il periodo complessivo della manifestazione.
Uno dei principali obiettivi della rassegna di quest’anno è la realizzazione di opere site-specific, elementi d’interferenza della quotidianità in grado di instaurare un nuovo dialogo, un confronto con il paesaggio e con i segni preesistenti, opere che, con la loro presenza, contribuiscano a ridisegnare il contesto ospitante.
La sede prescelta per l’installazione di Antony Gormley è la Torre dell’Acqua di San Casciano, una struttura industriale realizzata negli anni Cinquanta.
La Torre, altrimenti distrutta una volta terminata la costruzione di un edificio più moderno (al momento in via di realizzazione) verrà così preservata e destinata ad una nuova fruizione. Il portare all’interno dell’edificio un’opera d’arte contemporanea ha permesso quindi di avviare un processo di salvaguardia e rivalutazione di uno dei rari esempi di architettura industriale presenti sul territorio.
L’apertura e il successivo recupero della Torre dell’Acqua arricchiranno il Chianti di un monumento che offre un’eccezionale vista panoramica su tutto il territorio circostante. Il suo suggestivo spazio interno sarà quindi visitabile per la prima volta in occasione dell’inaugurazione di TUSCIA ELECTA 2002-2003.
Antony Gormley [Londra, 1950]
Fin dai primi anni settanta Antony Gormley si è dedicato con coerenza ad una ricerca che parte dalla rivisitazione dell’idea di monumento utilizzando la figura umana.
L’artista usa il corpo come misura e matrice, come punto di partenza per realizzare figure che, attraverso la loro particolare disposizione nello spazio, assumono connotati domestici e al tempo stesso fortemente estranianti.
Sebbene la forma originaria sia quindi sempre quella della sagoma dell’artista stesso, la sua non è un’opera strettamente autobiografica ma piuttosto un “veicolo” per interrogarsi sui grandi quesiti esistenziali: “la scultura, per me, usa mezzi fisici per parlare dello spirito, il peso per parlare della sua assenza, la luce per parlare del buio, un medium visivo per rimandare a cose che non possono essere viste” (Gormley).
Antony Gormley ha realizzato sculture per i maggiori musei di tutto il mondo, installazioni su ampia scala in Gran Bretagna e all’estero nonché alcuni dei lavori pubblici più significativi degli ultimi decenni (tra cui Field for the British Isles, Angel of the North).
Da segnalare inoltre la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, a Documenta 8, personali nelle maggiori gallerie inglesi (quali Whitechapel Gallery, Serpentine e White Cube) e il conferimento, fra gli altri, del prestigiosissimo Turner Prize nel 1994.