"Oggi più che mai è importante rinnovare l'appello che nel mese di marzo tutte le donne della Giunta di Palazzo Vecchio hanno fatto per la salvare Amina, la donna nigeriana condannata a morte per lapidazione". Con queste parole l'assessore all'immigrazione Marzia Monciatti conferma e rinnova l'appello dopo che ieri la corte islamica d'appello della città nigeriana di Funtua ha confermato la sentenza di condanna a morte per la giovane donna. Già a marzo la lettera di appello era stata inviata all'ambasciatore della Nigeria in Italia, alle associazioni e a tutte le istituzioni, "contro le ingiustizie che vengono ancora perpetrate nei confronti delle donne".
Oggi lo stesso appello viene rilanciato:
"Safiya Hussaini è libera! E' stata annullata la sentenza che l'aveva condannata a morte mediante lapidazione secondo la Sharia reintrodotta nel 2000 in dodici Stati della Nigeria Settentrionale. Safiya era stata ritenuta colpevole di adulterio; ora lei e la sua bambina Adama potranno vivere insieme agli altri 5 fratellini.
Tutto il mondo ha lottato in questi mesi accanto a Safiya: gli appelli, le mobilitazioni, i messaggi hanno sortito un effetto positivo; non c'è stato l'annullamento del reato e, tanto meno, dell'applicazione della Sharia, ma Safiya è libera dalla morte atroce che le era stata riservata.
Nelle stesse ore della liberazione di Safiya un'altra donna, Amina Lawal, nella città di Bakori, nello Stato settentrionale di Katsina, veniva condannata a morte per lapidazione. Anche Amina ha una bimba nata all'inizio del 2002 da una relazione con un uomo che non è suo marito. E' colpevole di adulterio, benché divorziata, per aver avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. L'esecuzione di Amina era stata sospesa per consentire alla giovane donna di allattare la sua bambina. Ma oggi la sentenza viene rinnovata e la condanna confermata.
Ciò che colpisce in queste vicende agghiaccianti di donne è anche il fatto che tali atrocità vengano applicate solo a loro; gli uomini, i padri delle bambine, sono liberi e innocenti; per loro è sufficiente negare di aver avuto rapporti sessuali con quelle donne per essere completamente scagionati. Tutto ciò accade in Nigeria, paese laico secondo la Costituzione, dove il Ministro della Giustizia Kanu Agabi, si è pronunciato ufficialmente contro le leggi locali e l'applicazione della Sharia.
In Toscana tutte le Istituzioni, il mondo politico, il volontariato, l'associazionismo laico e cattolico si sono mobilitati contro l'assassinio di Safiya; non dobbiamo interrompere e abbandonare quella forte mobilitazione che ha visto anche Firenze protagonista delle iniziative per salvare Safiya. Il grido, lo sdegno, la solidarietà riguardano tutte le donne che sono vittime nel mondo dei fondamentalismi e degli integralismi. E allora: SALVIAMO AMINA!!"