La 51esima edizione di Pitti Immagine Filati conferma gli ottimi risultati raggiunti in venticinque anni di attività vissuti da leader. La manifestazione, infatti, continua a rappresentare e raccogliere il meglio a livello internazionale delle aziende del settore e a svolgere un fondamentale lavoro di studio e di proposta stilistica. Una missione che viene ribadita e costantemente rilanciata da Pitti Immagine, nonostante che da più parti si cerchi di reagire all’instabilità del mercato ampliando esageratamente l’offerta fieristica e quindi abbassandone il livello qualitativo.
Internazionale per vocazione fin dal suo esordio e reduce da un triennio particolarmente felice in termini di affluenza dei visitatori (con aumenti a due cifre), Pitti Immagine Filati ha registrato ottimi risultati anche nella scorsa edizione di gennaio (quasi settemila compratori, di cui più di un terzo esteri) nonostante la difficile congiuntura internazionale.
Pitti Immagine Filati è un vero e proprio laboratorio sulla moda: qui prendono forma le tendenze con tre stagioni di anticipo, l'intuizione stilistica pura si traduce in colori, materiali, lavorazioni.
Una manifestazione ad alto valore aggiunto, il cui costante investimento sulla ricerca la rende un appuntamento di grande interesse anche per gli operatori di altri settori: arredo, design, cosmetica.
Fulcro della manifestazione è lo Spazio Ricerca. Posto strategicamente all'ingresso della fiera, al Padiglione Cavaniglia, introduce il visitatore in grandi installazioni multimediali dedicate ai temi della stagione e corredate da una vasta selezione di filati e di punti. Tema di questa edizione Ragione e Emozione, ovvero la fusione dei contrari espressa da quattro apparenti contrasti: Notte/Giorno, Basic/Selvaggio, Vintage/Visionario, Classico/Eccentrico.
Lo Spazio Ricerca è coordinato da Li Edelkoort, con una ricerca punti di Ornella Bignami e un allestimento firmato dal Gruppo A12, uno studio di giovani architetti con al proprio attivo la partecipazione a importanti mostre internazionali.
Fashion at Work
Sempre all'interno del Padiglione Cavaniglia, contiguo allo Spazio Ricerca, Fashion at Work è lo spazio dedicato alle attività complementari al settore. Creatività e informazione (accessori per maglieria, uffici stile, librerie specializzate), ma anche tecnologia (macchine per maglieria, sistemi informatizzati per il taglio, la coloritura, la lavorazione dei filati, etc.): un panorama di spunti e di ispirazioni che continua a crescere di importanza anche in termini di numeri.
La risacca del violento shock delle Twin Towers si sta allontanando definitivamente dagli orizzonti congiunturali. Una leggera brezza favorevole comincia ad avvertirsi, anche se la ripresa per le aziende del Sistema Moda è ancora zoppicante e il quadro congiunturale è ancora di un colore pallido e incerto.
Tuttavia, comunque vada, sarà ripresa, è questo il ritornello che con diverso grado di convinzione circola tra gli operatori della moda italiana.
Siamo dunque di fronte ad una nuova rotazione dell'asse della congiuntura, che i dati statistici ci dicono trovarsi, alla fine del primo trimestre di quest'anno, in una posizione esattamente speculare rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: a fine marzo 2001 le variazioni rispetto a 12 mesi prima erano di segno fortemente positivo per produzione (+7.2%) ed esportazioni (+16%) mentre erano già in picchiata gli ordini (-10.3% a marzo e -7.3% ad aprile).
Oggi (febbraio 2002) la produzione è ancora in calo (-6% rispetto a un anno prima) mentre gli ordini rimbalzano sicuri (+5.9 % nel T&A e +16.2% nella filiera cuoio, pelli, calzature).
Per meglio misurare a che punto si trova l'industria della moda negli alti e bassi della congiuntura, Hermes Lab ha elaborato per Pitti Immagine un indicatore della pressione congiunturale che combina in un unico dato le informazioni sugli ordini (che misurano le tendenze future) e quelle del fatturato (che misurano l'attività realizzata nel recente passato).
Secondo l'indicatore di Hermes Lab, la fase congiunturale negativa è effettivamente alle spalle (nel grafico che segue l'indicatore si riporta sopra la linea dello zero), ma la velocità del cambiamento è ancora molto lontana da quella che ha caratterizzato la ripresa nel 2000.
L'indicatore ci rivela anche come l'11 settembre, dal punto di vista dell'analisi congiunturale del Sistema Moda, non è stato il fattore scatenante della fase recessiva, che aveva toccato il punto peggiore già nel pieno dell'estate. Piuttosto ha contribuito a ritardare la ripresa di qualche mese e, forse, a influenzarne l'intensità.
Occorrerà dunque ancora del tempo per fugare i dubbi e le incertezze sulla consistenza di una ripresa che presumibilmente continuerà a procedere a strappi.
Le incertezze riguardano la maglia congiunturale sfilacciata dal complesso gioco di spinte e controspinte che sta ridefinendo i comportamenti dei consumatori e gli assetti delle reti distributive; dalla necessità di rimodulare i cicli produttivi e di riallineare i molti anelli della filiera.
I dubbi sono legati all’intensità della ripresa che non si annuncia molto brillante ma soprattutto non si presenta equamente distribuita per comparto e posizione nella filiera (monte/valle), con le produzioni più a monte del ciclo (filature e tessiture, nobilitazione tessile) ancora a dibattersi tra le difficoltà e invece vestiario e calzature in cui la raccolta ordini per la stagione estiva ha già mostrato qualche timido risveglio.
In un anno cominciato per l'economia USA in recessione e conclusosi sotto lo shock dell'11 settembre, i timori di un risultato fortemente negativo delle esportazioni del Sistema Moda italiano verso il mercato americano non erano infondati.
Ma i dati a consuntivo ci dicono che l'export ha tenuto meglio nel vestiario (+5.7%) che nel tessile (-6.3%), ma ha tenuto, registrando a fine anno un segno positivo (+1.8%).
Non si dimentichi inoltre che il confronto avviene con un anno eccezionale, il 2000, in cui l'export italiano aveva ottenuto una crescita molto sostenuta, superiore al 25%.
Nel vestiario la crescita si è equamente distribuita tra prodotti in tessuto (+6.5%) e prodotti a maglia (+3.8%). Nel tessile nessun comparto ha ottenuto risultati positivi, i filati in particolare hanno subito una vera crisi con un calo del 24.4% (erano però cresciuti di un notevole 77% nel 2000).
Del tutto insoddisfacente, complice la debolezza dell’euro rispetto al dollaro, è stato l’andamento dei flussi commerciali dagli Stati Uniti verso l’Italia, che si sono ridotti di oltre il 10% e che a stento arrivano a contare per l’1% delle importazioni italiane del tessile.
Il saldo commerciale resta largamente a favore dell'Italia, per oltre 2.5 mld di euro, gran parte dei quali dovuti al vestiario (per 1.861 mln di euro); ma con un contributo significativo anche del tessile (+712 mln di euro).
Per il Sistema Moda italiano, la Francia resta saldamente il secondo paese cliente dopo la Germania, conta per il 10.5% del totale delle esportazioni di tessile e abbigliamento italiano per un ammontare complessivo di oltre 3 mld di euro.
Le vendite di prodotti italiani hanno registrato nel 2001 una buona crescita (+4.2%), che migliora ulteriormente il risultato del 2000 (si consideri inoltre che la revisione del sistema di raccolta delle statistiche di commercio intra-europeo varato nel 2001 provoca una sottostima dei movimenti commerciali che potrebbe contare per circa 1 punto percentuale).
Del tutto opposto il segno dei flussi dalla Francia verso l'Italia, scesi a 1.039 mln di euro (-7.6% rispetto al 2000).
Il risultato dei prodotti italiani è stato migliore nel vestiario (+9.1%) che nel tessile (-1.1%). Il risultato negativo del tessile è però completamente determinato dall'andamento dei prodotti delle filatura (-12.4%) e della fase produttiva immediatamente precedente (-5.7%).
Specularmente, il risultato negativo ha interessato tutti i comparti, con dati particolarmente negativi nel tessile (-11.3%) e nella maglieria (-7.1%).
Anche in questo caso vi è un comparto in controtendenza, quello dell'abbigliamento in tessuto (+3.9%).
Il saldo tra esportazioni e importazioni resta ampiamente favorevole alle imprese italiane per quasi 2 mld di euro in complesso, suddivisi in 1.209 mln di euro nel vestiario e 783 mln di euro nel tessile.
"Un'operazione scriteriata, perché invece di rafforzare quello che già c'è si tenta di duplicarlo". E' l'allarme lanciato dall'assessore allo sviluppo economico Francesco Colonna e dall'onorevole Valdo Spini che stamani in Palazzo Vecchio hanno convocato una conferenza stampa per richiamare l'attenzione su un progetto in atto in Parlamento: quello di creare un museo della moda.
"I parlamentari di Alleanza Nazionale Santanchè, La Russa, Armani e altri - dicono Colonna e Spini - hanno presentato una proposta di legge per l'istituzione di un museo della moda a Milano. Costo 18 miliardi di vecchie lire. Dimenticando, forse, che una cosa del genere esiste già a Firenze e risponde al nome di Galleria del Costume. Che il luogo dove sorge, Palazzo Pitti, è quanto di meglio si possa aspirare e che la nostra città ospita, da anni una delle più grandi manifestazioni di moda a livello mondiale".
L'onorevole Spini è anche il primo firmatario (assieme agli onorevoli Giovanni Bellini, Carlo Carli, Andrea Lulli, Beatrice Magnolfi, Michele Ventura) di un'interrogazione al ministro dei beni culturali nella quale si chiede a che punto sia "l'emanazione del decreto legislativo per l'ordinamento della Galleria del Costume, quali siano gli impegni del Governo per il potenziamento della stessa e se non ritenga il Governo concentrare sulla struttura già positivamente esistente ogni impegno in materia, evitando doppioni e dispersione di risorse".
Nell'interrogazione si ricorda anche che la Galleria del Costume è nata nel 1983 prima come estensione del Museo degli Argenti e in seguito accorpata alla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti e che il Ministero dei beni culturali contribuì alla sua costituzione, nel 1984, con 180 milioni. E ancora che le sue raccolte constano di circa settemila opere della storia del costume e della moda dal dicottesimo secolo, con abiti di Cosimo I, Eleonora di Toledo e Don Garcia risalenti al 1500. L'onorevole Spini sottolinea come, nella seduta del 27 giugno scorso, un intervento dell'onorevole Carli in commissione cultura ha costretto la commissione stessa a sospendere la proposta di legge "in attesa di acquisire nuovi elementi".
"Il Governo, così come i parlamentari toscani del centrodestra - concludono Colonna e Spini - facciano sapere la loro opinione. Non si tratta di campanilismo, ma di programmazione delle risorse e valorizzazione del patrimonio".