Pievi & Castelli in Musica, il festival più longevo dell’estate aretina, ritorna alle origini abbandonando i grandi spazi per recuperare quella simbiosi con i luoghi storici del Casentino che ne avevano costituito un’identità precisa e di richiamo.
Spettacoli, dunque, calibrati su quelle pievi romaniche, sui castelli e sulle storiche piazze che già da quindici anni sono la cornice ideale degli eventi della manifestazione e che hanno contribuito al suo crescente successo.
Accantonata la rincorsa ai divi della musica pop, ogni serata avrà quest’anno una sua “caratura” culturale, con contenuti che verranno veicolati con modalità espressive differenti, a seconda della personalità dei grandi artisti che si avvicenderanno sulla scena.
L’attualità di Beppe Grillo, ad esempio, godrà di una maggiore immediatezza rispetto al percorso interculturale di Moni Ovadia o al movimento coreutico-teatrale dello spettacolo nato alla Biennale di Venezia sotto la supervisione di Carolyn Carlson. Ciò che accomuna i titoli del ricco cartellone è la volontà di arrivare ad un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile attraverso la formula del diletto, del piacere per le orecchie come per gli occhi.
La programmazione del “Pievi & Castelli in Musica” è stata idealmente articolata in quattro sezioni, sintetizzabili nominalmente come musica teatrale, danza, classica, “musica altra”.
Di quest’ultima fanno parte quelle proposte che superano i parametri delle classificazioni “colte”, in quanto provenienti da ambiti popolari che ne hanno fatto la fortuna storica. E’ il caso della serata celtica e di quella tutta francese dedicata a Edith Piaf.
La novità di quest’anno è, tuttavia, la presenza in cartellone della danza, ormai assente da molte edizioni. Raffele Paganini con il suo nuovissimo “Giulietta e Romeo”, che ha debuttato ieri sera al Sistina di Roma, sarà il protagonista di questo atteso ritorno, cui seguirà “Frida”, lo spettacolo di teatro-danza nato durante i corsi di Carolyn Carlson alla Biennale di Venezia.
Notevoli le proposte nate dal connubio musica-prosa, con il nuovo spettacolo di Moni Ovadia dedicato ai canti della pace (uscito recentemente il disco per Amadeus), le novelle del tre e quattrocento narrate da Riondino in un contesto di appropriata musica antica eseguita da Cantilena Antiqua (gruppo specializzato nel genere, su strumenti d’epoca), la “napoletanità” storicizzata dell’eclettico Peppe Barra.
Infine gli spettacoli teatrali, un “Così fan tutte” mozartiano messo in scena da Talmage Fauntleroy con i suoi allievi dello “Studio Lirico” della South Carolina (USA) e “Il paese dei campanelli” di Ranzato realizzato dalla Compagnia Italiana delle Operette, una delle compagini più in vista nella riproposizione di questo genere musicale.