FIRENZE- In Medio Oriente per la pace. Il 25 giugno una delegazione toscana, composta da rappresentanti delle istituzioni - Regione, Province, Comuni - e dell’associazionismo, raggiungerà Gerusalemme per costruire nella giornata del 29 giugno una “catena umana” di pace: donne e uomini, bambini e anziani, provenienti da Israele, dalla Palestina e da tutto il mondo intrecceranno le loro mani per dire no alla violenza e al terrorismo, no all’occupazione, sì alla creazione dello Stato palestinese e alla convivenza in sicurezza dei popoli israeliano e palestinese.
La Regione Toscana, attraverso il progetto Porto Franco, mantiene così l’impegno preso con la Carta di Firenze sottoscritta da rappresentanti israeliani e palestinesi della “coalizione israelo-palestinese per la pace” nel corso di un incontro internazionale organizzato a Firenze lo scorso 24 marzo.
Il documento indicava come prossima scadenza di iniziativa politica a sostegno del processo di pace una “catena umana” da realizzare alla fine di giugno a Gerusalemme, per affermare i principi di una pace giusta: due Stati, Gerusalemme capitale per entrambi i popoli.
La partecipazione alla “catena umana” è organizzata dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace (Tavola della Pace). Informazioni: Regione Toscana-Porto Franco, tel. 055/4382663-65-94; e.mail porto.franco@mail.regione.toscana.it.
Un appello al governo turco perché migliori le condizioni di vita dei detenuti politici rinchiusi nelle sue carceri è stato lanciato dal Presidente della commissione per la pace e la solidarietà internazionale Lorenzo Marzullo che questa mattina, in Palazzo Vecchio, ha incontrato un rappresentante dell'associazione "Tayad" che raccoglie i familiari e gli amici dei prigionieri politici rinchiusi in Turchia.
«Nell'ottobre del 2000 - ha ricordato Marzullo - diverse centinaia di detenuti politici hanno cominciato in Turchia uno sciopero della fame contro la riforma del sistema penitenziario presentata dal governo di Ankara, dopo le pressioni dell'Unione europea, che abolirebbe le camerate collettive. Dopo che, il 19 dicembre del 2000, le forze di polizia hanno preso d'assalto le carceri per interrompere in maniera coatta lo sciopero della fame, provocando 28 vittime, la situazione rimane estremamente tesa, con diversi familiari dei detenuti che si sono uniti alla protesta contro le disumane condizioni di detenzione.
Nei venti mesi successivi le vittime fra i detenuti sono arrivate a 91». «Quasi tutti i mezzi di informazione, i governi e le istituzioni internazionali - ha sottolineato il Presidente della commissione pace - hanno calato un silenzio tombale sulla tragedia che continua nelle carceri speciali di un paese, la Turchia, membro della Nato e del Consiglio d'Europa e candidato all'ingresso nell'Unione europea. Lo scorso anno, raccogliendo l'appello dell'associazione turca per i diritti umani, si è recata in Turchia una delegazione italiana guidata dal giudice Alessandro Margara, già direttore dell'amministrazione penitenziaria presso il ministero della giustizia che ha incontrato le forze sociali e gli organismi impegnati per la tutela dei diritti umani, avvocati, giornalisti, ex detenuti e parenti dei detenuti».
«Firenze, città operatrice di pace per cultura e tradizione - ha concluso Marzullo - ha il dovere di denunciare, ovunque questo accada, ogni violazione dei diritti umani. Anzi, il Sindaco ha ripetutamente proposto a governi ed autorità internazionali la nostra città come luogo di incontro e confronto fra i popoli che vogliono discutere di pace. Per questo la nostra città non lavora "contro" ma "per" la convivenza civile e pacifica fra i popoli. E di conseguenza non può e non deve rimanere indifferente di fronte a questa tragedia».
Alle 21 di venerdì prossimo, infine, alla casa del popolo "25 aprile" in via Bronzino 117 si terrà un'iniziativa pubblica con il rappresentante dell'associazione "Tayad".