Fino al 27 ottobre è aperta a Firenze la mostra Capolavori della Maiolica Rinascimentale, Montelupo “fabbrica” di Firenze 1400-1630 negli spazi espostivi di Palazzo Medici Riccardi. Organizzata dalla Provincia di Firenze e dal Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo, con la Regione Toscana e il fondamentale sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, l’esposizione è a cura di Fausto Berti, direttore del Museo.
Capolavori della Maiolica Rinascimentale è frutto di una ricerca archeologica e storica trentennale che ha dimostrato, contrariamente a quanto si credeva nel passato, come Montelupo sia stato uno dei maggiori centri ceramici europei dal Medioevo fino all'Età Moderna e come la sua storia sia legata a Firenze, di cui diviene centro di produzione durante il Quattrocento e il Cinquecento.
E' in questo ruolo che Montelupo sviluppa capacità tecniche ed espressive che lo pongono a pieno titolo nel contesto delle grandi "officine" rinascimentali.
La mostra riunisce per la prima volta ottanta esemplari di straordinaria bellezza che rappresentano il periodo d'oro della produzione di Montelupo.
La metà delle maioliche in mostra provengono da importanti musei stranieri e non sono mai state mai esposte prima d’ora in Italia; difficilmente potranno essere riunite nuovamente.
Le altre maioliche provengono dal Museo di Montelupo, dal Museo Nazionale del Bargello e da alcune prestigiose collezioni private, come il piatto detto “rosso di Montelupo”, datato 1509, già collezione Rothschild.
La mostra è allestita secondo un percorso cronologico che illustra l’evoluzione della maiolica di Montelupo: da una prima produzione, influenzata dalla tradizione islamica e caratterizzata da un forte decorativismo, Montelupo, sotto la spinta culturale ed economica di Firenze, dà vita al nuovo stile “rinascimentale italiano” che influenzerà nel corso del Cinquecento altre esperienze europee, soprattutto in Francia e Olanda.
Agli inizi del Quattrocento con la trasformazione di Pisa e Livorno in "porti fiorentini", l'Arno diviene per Firenze la via principale di trasporto per le merci e Montelupo, posizionata lungo l’Arno, conosce in breve tempo un forte sviluppo.
E’ questo il periodo in cui Montelupo entra in contatto con la tradizione islamica d’oriente e d’occidente e ne assorbe i motivi decorativi e le tecnologie. In mostra per illustrare questa fase alcune “zaffere” (maioliche dipinte con il blu cobalto) prodotte per i più importanti esercizi di spezieria fiorentini e per i maggiori ospedali della città.
Tra gli anni 60-70 del Quattrocento i soggetti principali delle maioliche cominciano ad essere realizzati in scene sempre più articolate e complesse, inseriti in ambientazioni "naturalistiche": un’evidente evoluzione stilistica verso una pittura su ceramica di tipo realistico che precede di qualche anno la nuova sensibilità rinascimentale.
I primi esempi di raffigurazione realistica sono illustrati nella mostra da alcune maioliche come la “Diana di Cluny” (Musée National de la Renaissance di Ecouen), esposta per la prima volta con il “gemello”, scoperto negli scavi archeologici di Montelupo, che ne ha permesso l’attribuzione; il bellissimo piatto con giovane donna e falcone del Kunstgewerbemuseum di Berlino che sembra ispirarsi a temi provenienti dalla tradizione del gotico internazionale; il boccale con figure di angeli conservato al Victoria and Albert Museum.
La mostra prosegue entrando nel pieno dei “motivi rinascimentali” con una serie di maioliche smaltate di grande bellezza, tra cui alcune realizzate nella bottega con il marchio “Lo”, come il “rosso di Montelupo”; o il boccale con stemma Altoviti-Ridolfi, uno dei capolavori assoluti della maiolica del primo Rinascimento; o ancora il piatto commemorativo che raffigura l’ingresso di papa Leone X in Firenze, di cui Francesco Vettori scriveva a Machiavelli “se non fosse prete sarebbe un gran principe”.
E’ questo il momento d’oro della maiolica di Montelupo. Attraverso i grandi mercanti fiorentini, in particolare della famiglia Antinori, la ceramica è esportata in tutto il Mediterraneo e lungo le rotte atlantiche. E’ il momento delle grandi forniture nobiliari come quella del servito "alla porcellana" per Clarice Medici Strozzi, moglie di Filippo Strozzi, dove la maiolica fiorentina deve reggere il confronto con la porcellana cinese importata dall'Oriente. Le potenti famiglie fiorentine fanno a gara per avere serviti da mensa di Montelupo con gli stemmi della casata: Strozzi, Medici, Minerbetti, Peruzzi, Pandolfini, Pucci, Machiavelli, Corsini, solo per citarne alcuni.
Ma anche piatti con imprese araldiche come quella di Filippo Strozzi dove si vede un falco che strappa i germogli da un tronco di albero.
Alcune maioliche del Cinquecento ben rappresentano la storia recuperata di Montelupo. Grazie al materiale proveniente dagli scavi archeologici è stato infatti possibile attribuire centinaia di esemplari che in precedenza venivano attribuiti genericamente a zona fiorentina o a Cafaggiolo, Siena o Faenza. E’ il caso delle due splendide maioliche del genere istoriato, raffiguranti il ratto di Elena e il ratto di Proserpina, oppure di due specchiere raffiguranti giovani donne.
La parte finale della mostra dà conto degli stretti rapporti intercorsi tra Montelupo e la famiglia Medici.
Ne sono esempio le grandi committenze per i pavimenti maiolicati della Reggia di Pitti a Firenze, ancora oggi visibili nella Sala della Stufa, o quelli per Maria de’ Medici, regina di Francia, per le Palais du Luxembourg a Parigi. In mostra due mattonelle, provenienti dagli scavi di Montelupo, riconducibili a quest’ultima committenza. Entrambe presentano il monogramma H, incrociato con scettri e sovrastato dalla corona regia, del re di Francia, Enrico IV, marito di Maria de’ Medici.
Infine i due splendidi orci maiolicati, provenienti dal Metropolitan Museum of Arts di New York, appartenuti alla famiglia Marmi, una famiglia che fu molto legata ai granduchi di casa Medici, per i quali ricoprirono il ruolo di Guardaroba nelle Ville Medicee di Artimino, Ambrogiana e per la Reggia di Pitti.