“Il Governo intervenga per ripristinare le condizioni si era impegnato a garantire affinché non venisse venduta in maniera frazionata la Marconi Mobile di Firenze”: lo chiedono la Provincia e il Comune di Firenze dopo avere incontrato ieri pomeriggio una delegazione dei lavoratori dello stabilimento ‘Marconi Mobile’ di Firenze (ex Ote, azienda storica fiorentina di sistemi di comunicazione radio per le forze della polizia). La delegazione, formata dalle organizzazioni sindacali e dalla Rsu della Marconi Mobile, è stata ricevuta in Palazzo Medici Riccardi dal Presidente della Provincia Michele Gesualdi, l’assessore provinciale alle politiche del lavoro Davide Filippelli e l’assessore al lavoro del Comune di Firenze Marzia Monciatti.
L’azienda attualmente occupa 600 dipendenti nello stabilimento fiorentino e 4000 dipendenti in tutta Italia. “A seguito di una crisi finanziaria la proprietà multinazionale inglese Marconi Plc, ha deciso di vendere quelle attività che non fanno parte del suo ‘core business’”, hanno spiegato i membri della delegazione. In precedenti incontri con le Istituzioni, fino alla Presidenza del Consiglio, “avevamo ricevuto garanzie affinché la vendita non avvenisse in maniera frazionata, preservando così l’integrità dell’azienda e dei livelli occupazionali.
Trattandosi di azienda che operano nel settore della difesa, riteniamo che il Governo abbia titolo e mezzi per vigilare e condizionare l’acquisto da parte di terzi”. I dipendenti hanno espresso anche “rammarico per l’interruzione della trattativa con Finmeccanica, che rappresenta un acquirente con requisiti idonei a garantire prospettive ai lavoratori di Marconi Mobile”. Provincia e Comune di Firenze chiedono che il Governo mantenga prima di tutti gli impegni e che, quindi, la trattativa con Finmeccanica riprenda allo scopo di evitare frazionamenti, atti unilaterali e creazione di ulteriore dispersione di capacità produttive e tecnologiche.
“Sono molto preoccupato – ha detto Gesualdi – delle vertenze presenti sul territorio fiorentino, che evidenziano una tendenza al depauperamento del sistema produttivo”.