FIRENZE- Rischiano di rimanere a secco e privi di rimborsi i Comuni che ospitano i profughi che hanno richiesto asilo politico ed attendono una risposta dalla commissione centrale del Ministero degli interni. Il Governo ha deciso infatti di chiudere i rubinetti del programma nazionale di accoglienza, finanziato con i versamenti dell’8 per mille allo Stato e varato l’anno scorso per coordinare una serie di provvedimenti di emergenza finora slegati. “Una decisione grave – commenta il vice presidente della Regione Toscana Angelo Passaleva, che nei giorni scorsi ha incontrato i rappresentanti dell’Anci, della Caritas e dell’Arci – Se il governo applicherà infatti quanto annunciato nella circolare inviata ai Comuni, le risorse a disposizione si ridurranno del 30 per cento ora a maggio, del 50 per cento a settembre e del 70 per cento a dicembre».
In Toscana, che tra gli aderenti al piano nazionale è la regione con più posti letto, sono oltre duecento gli stranieri ospiti che attendono una risposta alle loro richieste di asilo o di status umanitario. E possono trascorrere anche dodici mesi prima che un verdetto sia emesso. Di fatto, tra un anno, il governo però garantirà il rimborso delle spese sostenute per questa prima accoglienza temporanea solo per un decimo degli attuali ospiti. Il resto dovranno metterlo i Comuni o le Regioni, se non farsene carico i singoli immigrati.
“La Regione sta valutando la possibilità di intervenire. Si tratta però di una chiara competenza nazionale - replica Passaleva – che gli enti locali non possono sobbarcarsi, se non sottraendo risorse ad altri settori”. Di certo gli stranieri non potranno essere espulsi: la richiesta di asilo politico è un diritto riconosciuto dalla Costituzione e dall’Unione europea, la quale ha chiesto ai singoli Stati di emanare entro il 2004 una legge ad hoc che in Italia ancora manca. L’assistenza ai rifugiati è inoltre un obbligo morale ed una precisa raccomandazione della Convenzione di Ginevra del 1951.
L’alternativa avanzata dal Governo al Pna (piano nazionale per l’asilo) così come è stato applicato fino ad oggi è il soggiorno in grandi centri di accoglienza, che dovranno essere costruiti vicino alle frontiere, a gestione custodita: con ridotte possibilità quindi di interazione ed integrazione. “Il programma di accoglienza ed il soggiorno nei comuni, attraverso la collaborazione di associazioni come l’Arci o la Caritas - spiega il vice presidente della Toscana ed assessore alle politiche sociali, Angelo Passaleva - permetteva di avviare un percorso di educazione, fornendo agli immigrati, in attesa del riconoscimento del proprio status, gli strumenti per trovare un lavoro e ben inserirsi nelle singole comunità”.
“Questi centri – continua – non potranno garantire altrettanto, incentivando anzi un clima conflittuale. Ma costeranno alla casse pubbliche anche di più”.
Chi sono gli stranieri che chiedono asilo
La maggior parte degli stranieri ospiti in Toscana che hanno richiesto asilo politico sono curdi turchi (circa 70) ed ex-yugoslavi (poco meno di 50). Seguono a ruota i somali (circa 30), gli eritrei, i rom e gli albanesi del Kossovo, gli etiopi. Ma ci sono anche russi, curdi iraqueni ed afghani, colombiani, sudanesi e vietnamiti, abitanti dell’Uzbechistan, nigeriani, bosniaci e cittadini della Sierra Leone, del Togo o della Liberia, algerini, albanesi, angolani, abitanti della Libia, della Moldavia e dell’Iran.