E’ un doppio ruolo quello della Fondazione Pontedera Teatro all’interno del festival FABBRICA EUROPA. Da una parte la Fondazione, con alla guida Roberto Bacci e Luca Dini, è impegnata per la prima volta nella produzione del festival a fianco di Progetti Toscani Associati e Associazione Music Pool, dall’altra è di grande rilievo anche la presentazione di spettacoli prodotti a Pontedera. Infatti, dopo il successo riscosso da Oblomov, sono in arrivo alla Stazione Leopolda Ciò che resta, diretto da Roberto Bacci (venerdì 17 e sabato 18 maggio alle ore 21) e Poi venne il vento, diretto da Roberto Romei (il 16, 17 e 18 maggio alle 19).
Si tratta di due lavori molto diversi l’uno dall’altro, messi in scena da due differenti gruppi di attori, la Compagnia Laboratorio di Pontedera, e gli Acusmatici (ex Università della Terza Età di Pontedera).
Ciò che resta è liberamente ispirato a La montagna incantata di Thomas Mann. Del romanzo lo spettacolo mantiene l’ambientazione, un sanatorio in montagna che rassomiglia a un albergo di lusso, non fosse per il fatto che vigono regole ferree come in un ospedale.
Ma per evitare la trappola di ‘mettere in scena’ il libro, Bacci ha introdotto delle varianti importanti, la più eclatante delle quali è la scelta di affidare alle attrici Silvia e Luisa Pasello i personaggi di Hans Castorp e Joachim Ziemssen.
Due donne, quindi, per di più gemelle e con circa il doppio degli anni dei giovanissimi protagonisti del libro.
Gli attori Renzo Lovisolo, Savino Paparella (già interpreti di Oblomov), Silvia Rubes e Davide Fossati si sono mossi sulle tracce di altri personaggi de La montagna incantata senza però cercare di ‘interpretarli’ quanto di ‘contagiarli’ con suggestioni diverse o con altri protagonisti del romanzo stesso. I testi dello spettacolo vengono da autori come Esenin, Daumal, Rilke, Pessoa, da libri di medicina, oltre che da Mann stesso.
“Cercavamo testi che servissero da trampolino per le azioni già costruite valorizzando la parola senza che questa esistesse come un semplice surrogato dell’azione” spiega Bacci. “Anche lo spazio e i costumi sono stati pensati da Marzio Medina come un luogo autonomo rispetto a quello del romanzo, senza citazioni descrittive, in modo che le scene acquistassero una loro necessità drammaturgica, aiutando attivamente il racconto senza limitarsi a contenerlo. Così come le luci proposte da Carlo Cerri creano uno spazio luminoso autonomo, un mare di energia luminosa che con il suo ritmo avvicina e allontana l’azione dallo spettatore restando in dialogo continuo con essa”.
La Compagnia degli Acusmatici è composta interamente da attori over 60.
Tutto ha avuto inizio nel 1995, con alcuni laboratori condotti da Roberto Bacci presso l’Università della Terza Età di Pontedera. Da allora questo straordinario gruppo è stato protagonista di una serie di spettacoli - Nulla molte stelle, Incendio, Leone – presentati in Italia e all’estero con grande successo. Poi venne il vento – storie viventi dall’Orlando Furioso, con la drammaturgia di Andrea Nanni e la regia di Roberto Romei è un lavoro sul racconto che ha come punto di partenza il poema ariosteo.
Tutto è cominciato chiedendo a ogni interprete di narrare la storia del “suo” personaggio: da questo materiale sono state isolate alcune avventure, soprattutto amorose, da raccontare con un linguaggio il più possibile “naturale” (così può capitare che un guerriero saraceno si dichiari “tranquillo come una pasqua”).
I versi dell’Ariosto sono utilizzati di rado, paradossalmente proprio nei momenti in cui le passioni sfuggono al controllo, e sempre distorti da una memoria affettuosa ma sfocata. La struttura, definitasi nel corso del lavoro, è quella di un racconto a più voci che si apre con l’incontro tra Ruggero e Bradamante e si chiude con una festa di nozze un po’ malinconica, mentre il lunatico Astolfo si impone come figura epica con licenza di lirismo. E se l’Orlando furioso è nato per essere letto a voce alta alla corte degli Estensi, questo adattamento si propone come un racconto da ascoltare e immaginare attingendo al repertorio di associazioni fiabesche pronte a scattare in ognuno di noi al suono di parole come “bosco”, “castello” o “mago”.
Fabbrica Europa 2001 aveva presentato lo spettacolo "Quilombo dos palmares": l’incontro di due artisti appartenenti ad una diversa area geografica, il confronto tra due linguaggi di danza: da una parte Leone Barilli e la danza accademica occidentale, dall’altra Boca Nua e la capoeira, la danza-lotta della tradizione nera brasiliana.
Leone Barilli torna alla Stazione Leopolda nell'edizione 2002 con il progetto Ione, diviso nelle due tappe Ione 2001-Entelechia (giovedì 16 ore 21.30) e Ione 5+1, ovvero 5 danzatori insieme al dj Howie B (sabato 18 ore 22.30).
Entelechia, l’essere in atto, è un lavoro che prende vita dallo Ione di Euripide, la cui trama intricata ruota intorno all'identità dei due protagonisti, Ione e Creusa.
E' soprattutto la storia dello spostamento del luogo in cui si dice la verità da Delfi ad Atene, da Apollo Febo al cittadino ateniese. Atene diviene ora il luogo dove la verità viene rivelata. E, come parte di questo cambiamento, la verità non è più svelata agli esseri umani dagli dèi come era accaduto a Delfi, ma da esseri umani ad esseri umani, attraverso la piena libertà di parlare.
Il progetto è un’investigazione del sé inteso come corpo linguistico. E’ suddiviso in due parti: la prima Entelechia, oscura e illustrativa, in cui vengono elaborate e costruite singole tracce coreografiche, seguendo la linea drammaturgica della tragedia di Euripide e la seconda 5+1, chiara e astratta, in cui vengono manipolate le tracce coreografiche esposte nella prima.
Ingresso agli spettacoli: 10 euro, ridotto 8 euro.
I biglietti si possono acquistare presso il Box Office di Via Alamanni (tel. 055 210804) e in tutti i punti del circuito Box Office Toscana o presso la Stazione Leopolda prima degli spettacoli (tel. 055 333630). Prenotazioni telefoniche allo 055 2480515. Diverse formule di abbonamento e di riduzione.