Ganimede, figlio di Troo, re dei troiani, era un giovane di straordinaria bellezza. Preso da amore per lui, Giove, sotto le spoglie di aquila, lo rapì, lo portò con sé nell'Olimpo e fece di lui il coppiere degli dei. Fin dall'antichità, il mito affascinò scrittori e artisti: frequenti testimonianze se ne trovano infatti nella letteratura classica (Omero, Virgilio, Ovidio…); e ancora più numerose sono le opere d'arte nelle quali il giovinetto figura come protagonista.
La straordinaria popolarità del personaggio attraversò i secoli, anche perché Ganimede entrò precocemente nello Zodiaco, identificato con la costellazione dell'Acquario: nel Medioevo venne rappresentato non soltanto nelle miniature che illustravano i trattati mitologici, ma anche nei testi scientifici di astronomia e astrologia.
E fu soprattutto per questo tramite che l'immagine del coppiere degli dei giunse all'età moderna.
Nel Cinquecento la fortuna del mito toccò il suo culmine, intanto che se ne mettevano in evidenza i vari aspetti: Ganimede come attributo di Giove, oppure il ratto compiuto dall'aquila, o la volontaria ascesa sulle spalle del rapace; ma anche il momento finale della leggenda, con il giovane tra gli dei dell'Olimpo come loro coppiere, spesso al fianco di Giove. Gli aspetti multiformi del mito si risolvono naturalmente in molteplici soluzioni figurative.
Di qui il carattere variegato e spettacolare dell'esposizione.
Le iniziative della Casa Buonarroti sono tradizionalmente collegate con la vita e l'opera di Michelangelo o con la storia dei suoi discendenti: per questo, ancora una volta la mostra trova il suo centro ideale in alcuni celebri disegni dell'artista, uno dei quali fu da lui donato nel 1532 al suo grande amico Tommaso de' Cavalieri. L'invenzione michelangiolesca, documentata in mostra da disegni autografi dell'artista, provenienti dal Fogg Art Museum di Cambridge (Mass.) e dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, ebbe una straordinaria e immediata fortuna nei più diversi contesti e fu riprodotta nelle più varie tecniche, delle quali l'esposizione offre ampia campionatura.
Il percorso espositivo inizia con la presentazione di opere d'arte classica: si potranno ammirare antichi vasi, gemme, sculture: citiamo qui una bella coppia di orecchini in oro e granato proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e un bel rilievo in marmo del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Seguono una scelta di raffinate miniature medievali concesse in prestito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e significativi esempi presi dall'arte del primo Cinquecento.
La mostra si avvale insomma di prestiti prestigiosi, provenienti da importanti istituzioni e musei italiani e stranieri, e si conclude con una panoramica sul mito di Ganimede, che comprende non solo capolavori come lo stupendo disegno del Parmigianino del Louvre, o il seducente dipinto di Lelio Orsi delle Collezioni Estensi; ma anche testimonianze sei-settecentesche, fino al Tiepolo e a Mengs, che illustrano la lunga fortuna del tema.
Giunge infine dalla Collezione di disegni della Royal Library di Windsor un portentoso disegno di Michelangelo, raffigurante la Punizione di Tizio, concepito dall'artista come pendant del Ratto di Ganimede del Fogg Art Museum.
Questi due capolavori grafici vengono per la prima volta in Italia, e per la prima volta al mondo potranno essere ammirati insieme.