Elettra, presentata dalla Fondazione Teatro Due - Teatro Stabile di Parma e Reggio Emilia - in coproduzione con Gli Ipocriti, è uno dei capolavori del grande tragico greco, che spesso ha coinvolto la sensibilità e l'interesse drammatico di autori che, dal Settecento al Novecento (da Alfieri alla Yourcenar), hanno modernamente 'interpretato' la complessa figura di Elettra, affrontata, oltre che da Euripide, anche da Eschilo e da Sofocle. L'Elettra di Euripide, rispetto a quella tratteggiata dai due altri tragediografi, è inserita in una dimensione familiare, casalinga, ma per ciò stesso all'insegna di una violenza incontenibile.
La scena si svolge ai confini dell'Argolide, nella casa del contadino cui Elettra è stata data in moglie dalla madre Clitemnestra e da Egisto (gli uccisori del re Agamennone, padre di Elettra). Elettra, rispettata dal marito, non ha dimenticato la morte violenta del padre e rianima il suo furore l'imprevisto arrivo del fratello Oreste con l'amico Pilade. L'assassinio di Egisto viene subito tramato ed eseguito a tradimento mentre sta per sacrificare alle ninfe. Clitemnestra viene invece attirata nella casupola col pretesto che Elettra ha appena partorito: in essa Elettra e Oreste la uccidono.
Dopo il loro terribile atto, i due fratelli sono ora affranti e disperati. Il loro pentimento provoca l'intervento favorevole della divinità. Sulla casa dell'eccidio si posano i Dioscuri, i divini parenti di Clitemnestra: appaiono ex machina aprendo la prospettiva di un futuro pacificato: Elettra sposerà Pilade che la condurrà nella Focide, Oreste lascerà Argo e sarà alla fine assolto dall'Areopago di Atene. Nell'Elettra - è stato osservato - sembra che più ampliamente che altrove Euripide abbia scoperto l'equivalente psichico della libertà d'azione: la coscienza e il pentimento.
Nell'eterna lotta fra le forze oscure della vita e le chiare forze del pensiero e dell'intelletto, Euripide era dalla parte della chiarità, e foggiò la tragedia dell'oscuro e della passione. Già rappresentata la scorsa estate a Taormina, Elettra, nella traduzione di Umberto Albini e Vico Faggi, registra la presenza nel ruolo del titolo di Elisabetta Pozzi, attrice di straordinarie qualità che si è ormai da tempo connotata fra le più rimarchevoli della scena italiana; accanto a lei, in ruoli di rilievo, sono interpreti di chiara fama come Tommaso Ragno (Oreste), Anita Bartolucci (Clitemnestra), Leda Negroni (Prima corifea), Sandro Palmieri (Messo), e inoltre Francesco Acquaroli (contadino miceneo), Roberto Abbati (aio) e Stefano Cenci (Pilade).
A firmare la regìa è il quarantaquattrenne Piero Maccarinelli, fra i più validi e sensibili registi d'oggi, cui si devono tra gli altri due spettacoli ospitati alla Pergola nella stagione 98/99, lo straordinario Riformatore del mondo di Thomas Bernhard con Gianrico Tedeschi e Differenti Opinioni di David Hare interpretato da Rossella Falk.
Giovedì 18 aprile, ore 17.00, al Saloncino del Teatro della Pergola incontro con Elisabetta Pozzi, a cura di Laura Caretti. Ingresso libero.