Da giovedì 4 a domenica 7 e da giovedì 11 a domenica 14 aprile, domeniche ore 16.30), la compagnia Arti e Mestieri
presenta IL MESTIERE DI RIDERE
di Vinicio Gioli, regia di Gabriella Nannini
con Giovanni Nannini, Gabriella Nannini, Alessandro Giandonato,
musiche di Alessandro Giandonato
eseguite dal vivo.
Al teatro di Rifredi due lunghi fine settimana in pura allegria con lo spettacolo il Mestiere di ridere, scritto dal commediografo Vinicio Gioli per Giovanni Nannini, popolare ed amatissimo comico fiorentino, autentico maestro della risata, che ripercorrera’ oltre mezzo secolo di teatro leggero, di varieta’ e avanspettacolo, proponendo macchiette e personaggi di un tempo che fu ed offrendo allo spettatore un divertimento ricco di ammiccamenti e situazioni esilaranti.
Il mestiere di ridere è il titolo e il tema dell’affettuoso omaggio dell’autore Vinicio Gioli all’attore Giovanni Nannini, e contemporaneamente ad un modo di fare spettacolo tradizionale, all’antica, che conserva la sua forza, senza particolare bisogno di ritocchi e né di particolari aggiustamenti. Un omaggio alla grande comicità fioretina quindi, di cui Nannini può essere considerato il padre fondatore, un antesignano ante litteram della ben nota e di successo comicità toscana.
Uno spettacolo in cui Nannini recita testi vecchi e nuovi di Vinicio Gioli (come Casa nova…vita nova, L’ironia e il coraggio e Il Libertario..) o anche sketch e siparietti da varietà ricostruiti così come erano.
E ancora monologhi tutti da ridere di personaggi gustosi e paradossali modellati proprio su racconti di Nannini, presi dal vero e resuscitati dai suoi ricordi. Si rievocano così i vecchi tempi: le osterie, le fiaschetterie, dove tutti si davano del tu e si conoscevano.. E la Firenze del teatro di rivista, dei fiaccherai, dei casini, della resistenza, dei “cinematografi” con i film “rigati, e anche quella delle serenate al chiaro di luna.. In pratica, un revival di scenette tratte da alcune commedie, o dai personaggi del varietà di cui Nannini è stato protagonista (in cui l’arte dell’anziano attore si rivela come un’irripetibile pagina di storia del teatro), che utilizza la scena come un libro fatto di tante pagine, in cui c’è spazio anche per i ricordi privati, dalle guerre alle canzoni di allora.