Sono la Prima Sinfonia, memore ancora dei classici modelli di Haydn e Mozart, e la Settima, apoteosi di un’irrefrenabile forza ritmica, a scandire la seconda tappa dell’affascinante “PROGETTO BEETHOVEN”, ciclo pluriennale promosso congiuntamente dagli Amici della Musica Firenze e dall’Unione Musicale di Torino. Il nuovo appuntamento è per Sabato 16 Febbraio, alla Pergola (ore 16), sempre con L’ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA ed il suo direttore UMBERTO BENEDETTI MICHELANGELI.
Sin dal debutto avvenuto nel 1981, l’Orchestra da Camera di Mantova (fondata da Carlo Fabiano, primo violino) si è subito imposta all’attenzione generale per lo spolvero tecnico, l’assidua ricerca della qualità sonora e la particolare sensibilità ai problemi stilistici.
Al fianco di direttori e solisti di fama internazionale (fra i quali Salvatore Accardo, Uto Ughi, Bruno Canino, Michele Campanella, Gidon Kremer, Shlomo Mintz, Astor Piazzolla e Severino Gazzelloni) ha svolto un’attività che l’ha vista protagonista di innumerevoli concerti in Italia, America ed Asia. Nel 1996, con Uto Ughi e su invito della Farnesina ha effettuato una tournée in Nord Europa per rappresentare l’Italia nelle manifestazioni culturali svoltesi in occasione del semestre di presidenza italiana al Consiglio d’Europa.
Suo direttore principale è Umberto Benedetti Michelangeli, appassionato cultore del repertorio classico ed allievo dell’indimenticabile Franco Ferrara, che con l’Orchestra ha stabilito un significativo sodalizio dal 1984. Gli esiti artistici di questo rapporto sono sfociati nell’attribuzione del Premio “Abbiati”, nel 1997.
Domenica 17 Febbraio (ore 21), il Saloncino della Pergola ospita il ritorno del baritono di Weimar MATTHIAS GOERNE, classe 1967, una delle voci più ammirate di oggi a livello internazionale, allievo di un’autentica leggenda come Fischer-Dieskau e la Schwarzkopf e partner cameristico prediletto da pianisti del calibro di Brendel ed Ashkenazy.
Per l’occasione, al pianoforte lo accompagna LEIF OVE ANDSNES, trentaduenne artista norvegese che sta conquistando sempre maggiori consensi grazie alle smaglianti capacità virtuosistiche ed a non comuni doti musicali. Accoppiata vincente di due giovani assi, e degna dei più prestigiosi festival europei, per un programma liederistico e per intero dedicato a Brahms: pagine tratte da varie raccolte assennatamente disposte intorno ai “Vier Ernste Gesänge” op. 121, vero canto del cigno del compositore che s’ispira alle parole della Bibbia di Lutero per una meditazione amara e rassegnata sul significato della morte.
Matthias Goerne si è imposto fin dagl’inizi della carriera proprio come interprete di Lieder, perché capace di affrontare questo repertorio con immediatezza ed un profondo senso drammatico. Fra i suoi sostenitori della prima ora c’è stato il grande pianista Alfred Brendel, al quale lo lega un prezioso sodalizio artistico. Goerne è apparso assieme ad importanti bacchette come Claudio Abbado, Ashkenazy, Chailly, Norrington e Dohnany, col quale ha peraltro debuttato al Festival di Salisburgo come Papageno nel “Flauto Magico” e all’Opera di Zurigo in “Wozzeck”.
I ruoli operistici sono tutt’altro che secondari, ma concerti e recital di Lieder rimangono per lui la passione principale, testimoniata da numerose ed acclamate apparizioni al fianco dei pianisti Andreas Haefliger, Graham Johnson ed Eric Schneider, oltre che da importanti registrazioni. Fra i suoi più assidui partner pianistici c’è proprio Leiv Ove Andsnes, pianista che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, regolarmente presente nelle principali sale concertistiche e a fianco delle più rinomate orchestre.
Protagonista di una discografia ormai estesa (dove lo troviamo anche nel doppio ruolo di solista e concertatore), Leiv Ove Andsnes è anche direttore artistico del Festival che ha creato a Risor, nella natia Norvegia, e suona spesso in duo con artisti come Christian Tetzlaff, Heinrich Schiff e Ian Bostridge.