Mentre a Pisa è con un robot che si fanno l’80% degli interventi al cuore nell’avanzatissimo Dipartimento cardiotoracico del professor Massimo Mariani, a Firenze gli specialisti della Clinica Medica e Cardiologica diretta dal professor Gian Franco Gensini hanno messo a punto un rivoluzionario pacemaker capace di stimolare entrambi i ventricoli del cuore e di agire contemporaneamente come defibrillatore. Nei casi più gravi di scompenso cardiaco, il dispositivo allontana il rischio di morte improvvisa e consente di programmare un eventuale trapianto cardiaco in condizioni di assoluta non urgenza.
Al congresso di cardiologia Florence Heart 2002 in corso a Firenze fino a oggi, la notizia è stata data dal professor Luigi Padeletti, uno dei principali collaboratori di Gensini.
“Si tratta di un minirobot”, ha spiegato Padeletti, “delle dimensioni di un comune pacemaker e può essere impiantato con un intervento molto semplice in anestesia locale. A Careggi è stato usato su circa 200 pazienti e ha dato ottimi risultati”.
Grazie a questa tecnica, il periodo di ospedalizzazione si riduce sensibilmente. Si consumano meno farmaci, occorre minor assistenza, migliora la qualità della vita dei pazienti.
Con il rate dei decessi crolla anche quello dei costi: da circa 13 mila €uro ad appena 1.600 per ogni singolo paziente, ovvero otto volte in meno secondo i calcoli di Padeletti. Una clamorosa boccata d’ossigeno per il sistema sanitario.
Lo scompenso cardiaco è peraltro l’unica malattia cardiovascolare in aumento. Nella sola Europa Occidentale si contano 5,3 milioni di casi. Si ha scompenso quando il cuore non lavora più come dovrebbe. Le cause: per lo più infarto, fibrosi, cardiomiopatie infettive.
Di fatto, il muscolo cardiaco ha meno forza, perde efficienza e si dilata. I sintomi: affanno, respirazione difficile, gambe gonfie, andatura incerta, fino all’impossibilita’ di svolgere le normali occupazioni.
Nella sua relazione a Florence Heart 2002, Padeletti ha presentato tra l’altro i risultati di uno studio epidemiologico realizzato in collaborazione tra le Università di Firenze e di Brescia. Secondo la ricerca, soffrono di scompenso cardiaco 500 mila italiani con un aumento di 100/150 mila casi ogni anno.
Molto alta la mortalità entro un anno: il 15% tra i pazienti in cura dagli specialisti, assai più elevata tra gli altri. Circa la metà dei decessi è dovuta al fenomeno della morte improvvisa dovuta ad aritmie maligne che insorgono quando nel cuore, logoro e affaticato si creano i presupposti di uno stravolgimento delle proprieta’ elettriche. Grazie al nuovo pacemaker munito di defibrillatore la mortalità tra questi pazienti si è considerevolmente ridotta.
Si conferma così la tendenza all’uso sempre più esteso dei robot in cardiologia.
A Pisa in particolare, l’equipe di Mariani interviene sulle affezioni coronariche con tecniche microinvasive capaci di risparmiare la funzione del miocardio rendendo non necessaria la circolazione extracorporea ed evitando quindi l’arresto della funzione cardiaca.