6 febbraio 2002 – Il presidente della Provincia, Michele Gesualdi, e l’assessore all’ambiente, Riccardo Gori, hanno presentato questa mattina alla stampa i contenuti del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti urbani, che giunge lunedì 11 febbraio in Consiglio Provinciale per la definitiva approvazione a conclusione di un iter che ha visto una prima adozione nel febbraio 2000 e una seconda adozione, limitata a parti modificate in seguito a raccomandazioni e prescrizioni della Regione Toscana, avvenuta nel marzo 2001.
Il percorso seguito
La legge Regionale n.25 del 1998 assegna alle Province la competenza relativa all'approvazione dei "Piani provinciali di gestione dei rifiuti".
In particolare l'art. 11 della legge individua i contenuti dei piani provinciali, che possono essere approvati anche per stralci funzionali. La Provincia di Firenze approva definitivamente ora il primo stralcio del piano, relativo ai rifiuti urbani e assimilati, ed ha in avanzata fase di preparazione il secondo e terzo stralcio, relativi rispettivamente alla bonifica dei siti inquinati e ai rifiuti speciali anche pericolosi.
Il decreto legislativo 22/97, il cosiddetto decreto Ronchi, in base al quale è avvenuta la pianificazione provinciale, basa il sistema dei rifiuti non più sulla regolamentazione della loro "sistemazione" come avveniva in passato, bensì sull'intervento preventivo alla loro formazione, sulla riduzione della produzione e su azioni di recupero e di riutilizzo, al fine di ridurne la pericolosità e la quantità destinata allo smaltimento finale.
Un altro elemento essenziale del Decreto Ronchi, ripreso con l'indicazione di precise modalità operative dalla legge regionale, è dato dalla esigenza di una ampia informazione e forte partecipazione pubblica alle diverse fasi dell'iter di approvazione del piano provinciale.
La Provincia di Firenze, anche per mezzo del Garante per l’ Informazione, ha assicurato la maggiore diffusione possibile della proposta di Piano e la possibilità per chiunque di prenderne visione e di presentare osservazioni in merito alle scelte in esso contenute.
Il Comitato per l’Inchiesta pubblica ha cercato di assicurare, in attuazione della direttiva comunitaria 7.6.1990 n° 90/313, una azione esplicativa e di chiarimento, come prevedono la legge 349/1986 e il decreto legislativo 25.2.1997 n°39, attuativo dei principi comunitari.
Come previsto dalla legge regionale, l’ Assessorato all’ Ambiente ha organizzato una serie di conferenze pubbliche e di confronti di carattere tecnico, con lo scopo di illustrare le scelte del piano.
Occorre citare, fra gli altri, il Convegno “Smaltimento rifiuti e produzione di energia. L’ opportunità della termovalorizzazione”, tenuto nel giugno dello scorso anno.
La IV Commissione del Consiglio Provinciale ha provveduto ad effettuare una serie di audizioni con i soggetti economici e sociali influenzati dalle scelte del Piano di gestione dei rifiuti.
Il Piano è stato redatto utilizzando appieno il metodo della concertazione con le Amministrazioni Comunali, con ognuna delle quali è stato stabilito un serio confronto e raggiunto un pieno accordo ed alle quali spetterà peraltro, nella forma consortile dell’ Ambito Territoriale Ottimale, la redazione del Piano Industriale, portando così a compimento ed attuazione le scelte compiute nel piano provinciale.
Obiettivi e priorità del Piano di gestione dei rifiuti urbani e assimilati
Sulla base della normativa comunitaria, nazionale e regionale in materia, il Piano intende conseguire i seguenti obiettivi:
ü riduzione della produzione di rifiuto e sua stabilizzazione o quantomeno minimizzazione dell’ incremento nella produzione di rifiuto;
ü reimpiego, riciclaggio e massimizzazione delle varie forme di recupero di materia dai rifiuti;
ü ricorso a forme di gestione della quota residua di rifiuto, non altrimenti recuperabile in modo vantaggioso, tali da privilegiare il risparmio e il recupero di energia;
ü conferimento a discarica di quantità di rifiuti sempre minori;
ü minimizzazione di ogni forma di impatto ambientale derivante dalla gestione dei rifiuti urbani e assimilati e conseguimento, nel rispetto delle priorità di cui sopra, di un contenimento e riduzione dei costi di gestione.
Per conseguire tali obiettivi il Piano prevede:
ü di adottare iniziative volte a favorire la riduzione della produzione di rifiuto, raggiungendo al 2005 una riduzione del 6% rispetto ai livelli di produzione del 1999;
ü di incrementare la raccolta differenziata oltre le previsioni della Legge, fino all’ obiettivo minimo del 45% al 3 marzo 2007 e con un valore guida del 50%;
ü di massimizzare il recupero della frazione organica sia come riduzione della produzione di rifiuto con il compostaggio individuale, che come raccolta differenziata.
A tale proposito viene introdotta l’obbligatorietà per ogni Comune di provvedere alla raccolta differenziata della frazione organica.
ü di conseguire l’ autosufficienza dell’ ATO per quanto concerne lo smaltimento;
ü di realizzare un ciclo integrato di gestione dei rifiuti indifferenziati che massimizzi le forme di recupero di materia prima o di energia e riduca i conferimenti a discarica.
Gli impianti previsti
Il piano a regime prevede impianti di selezione e separazione secco-umido (filiera Testi –Sibille e filiera Osmannoro –Case Passerini), di compostaggio (Case Passerini, Ponterotto, Faltona, Pratoni), di termovalorizzazione (Osmannoro, Testi, Selvapiana) e di discarica (Toiano, Le Borra).
A questi si aggiungono alcuni impianti di stoccaggio definitivo di inerti.
Gli scenari indicati dal piano prevedono una ipotesi cautelativa, ovvero il dimensionamento impiantistico al 2007 tarato sulla produzione di punta (+ 15% rispetto al dato medio).
L’autosufficienza gestionale prevista dalla legge viene assicurata dal Piano Provinciale con la termovalorizzazione della quota residuale e quindi con il recupero di energia.
Con gli impianti dell'ultima generazione di termovalorizzatori si riduce drasticamente, rispetto alle discariche, la produzione di gas metano (uno dei principali responsabili dell'effetto serra) e le emissioni inquinanti in atmosfera.
La riduzione dei volumi di rifiuto supera il 90% in volume, riducendo la necessità di discariche con i problemi connessi di percolato, maleodoranze e di lunghissimi periodi di gestione post chiusura. In ogni caso è notevole il costo ambientale dello smaltimento delle sostanze pericolose e del biogas prodotto dalle discariche.
Gli impianti di discarica diventeranno quindi puramente residuali, con un contenimento anche della tassazione regionale prevista attualmente in lire 30 per Kg di rifiuto conferito.
Naturalmente per il conferimento in discariche poste fuori ATO l’onere attualmente sopportato è molto maggiore, a causa della tassazione imposta dagli enti locali di destinazione. In questi anni il nostro ATO ha dovuto fare ampio ricorso a questa necessità.
Gli impianti di incenerimento non sono più consentiti dalla legislazione nazionale. Il trattamento termico dei rifiuti secondo le direttive europee, il Decreto Ronchi e la normativa regionale, può essere effettuato solo con i moderni termoutilizzatori, impianti cioè che permettono il recupero di energia sia sotto forma di vapore, utilizzabile ad esempio per il teleriscaldamento, che di energia elettrica, permettendo così sia di abbattere i costi di gestione che di conseguire un bilancio ambientale positivo.
I rifiuti solidi urbani diventano vere e proprie fonti di energia rinnovabile, risparmiando combustibili fossili, in particolare petrolio e carbone, con le relative emissioni in atmosfera.
Si attua quindi un deciso salto di qualità, passando ad un sistema tecnologicamente avanzato ed in linea con le esperienze europee più evolute e maggiormente rispettose dell’ ambiente.
In particolare, la realizzazione del nuovo impianto nel sito di Osmannoro consentirà di procedere alla chiusura definitiva della discarica di Case Passerini, alla revisione dell’ attuale impianto di selezione e compostaggio (destinato a diventare impianto di compostaggio di qualità da raccolta differenziata e piattaforma di valorizzazione della stessa raccolta), alla successiva destinazione dell’area di San Donnino ad attività diverse dalla gestione dei rifiuti oppure a parco pubblico, e comunque ad una complessiva riqualificazione del territorio circostante l’impianto.
Studi scientifici e controllo sociale
Durante la fase della programmazione si sono gettate le basi ed individuate le possibilità affinché sia consentito un reale controllo sociale di questi impianti con partecipazione diretta ed accesso alle informazioni dei vari soggetti coinvolti.
La Provincia, anche sulla base delle osservazioni pervenute e del dibattito scaturito, ha inteso corredare il Piano con precisi elementi di valutazione tecnica.
Infatti il Piano Provinciale sarà accompagnato da uno studio scientifico sul quadro delle emissioni in atmosfera affidato all’ Università di Firenze e da uno Studio di Valutazione di Impatto Sanitario, affidato alla Agenzia Regionale di Sanità, con riferimento all’ impianto di Osmannoro che insiste su un’area particolarmente sensibile.
La VIS è una metodologia atta a comprendere i potenziali rischi e benefici per la salute di qualsiasi proposta che abbia un interesse per la comunità.
Le diverse fasi di cui si compone lo studio sono volte essenzialmente alla identificazione e caratterizzazione della popolazione esposta e dei rischi potenziali ai fini dell’ impatto sanitario, con la definizione dello stato di salute della popolazione interessata, l’analisi delle condizioni ambientali e delle condizioni sociosanitarie.
Il piano rifiuti presenta al proprio interno la possibilità di conseguire un bilancio ambientale in pareggio o addirittura positivo. Si pensi alla stabilizzazione della produzione di rifiuto, al raggiungimento di elevati livelli di raccolta differenziata, alla ottimizzazione dei sistemi di raccolta, alla chiusura della discarica di Case Passerini e in generale ad un ruolo puramente residuale dello smaltimento in discarica, alla raccolta separata dei rifiuti urbani pericolosi, allo smaltimento controllato dei manufatti contenenti amianto, alla sottrazione alla combustione incontrollata di sterpaglie di origine agricola, alla produzione di energia con fonti rinnovabili.
Tutti aspetti connessi con l’ andata a regime del Piano.
La tecnologia della termodistruzione, come altre, produce sostanze inquinanti. Tale problematica dipende dalle tipologie di flussi alimentati al processo e non dalla tecnologia di combustione impiegata.
Per queste categorie di inquinanti i sistemi di trattamento fumi più evoluti sono in grado di offrire ampi margini di garanzia, rendendo trascurabili i relativi impatti ambientali.
Infatti gli impianti di abbattimento di inquinanti sono oggi in grado di garantire livelli di concentrazione degli effluenti fino ad ordini di grandezza inferiori ai valori limite più bassi prescritti nelle vigenti normative tecniche.
In particolare nel caso dei microinquinanti organici, come le diossine, si può in generale affermare che la loro emissione è ampiamente controllabile attraverso il mantenimento di adeguate condizioni di gestione impiantistica e l’adozione di appropriate tecniche di trattamento fumi.
Inoltre si deve considerare che il recupero energetico effettuato nei moderni impianti di termoutilizzazione può evitare le emissioni di anidride carbonica corrispondenti alla quota prodotta dagli impianti convenzionali per la produzione di energia che impiegano combustibili fossili.
Il quadro di riferimento normativo per gli impianti di termovalorizzazione previsti dal piano è costituito dalla direttiva comunitaria 2000/76/CE del 4.12.2000, relativa all’incenerimento dei rifiuti, che i Paesi membri della Comunità dovranno recepire entro la fine del 2002 e che rappresenta un quadro di riferimento con buoni margini di sicurezza sia per quanto riguarda le emissioni gassose che liquide (sovvalli di processo eventuali).
Mancando in materia studi scientifici che riconducano ad una correlazione certa tra impianti di gestione dei rifiuti ed effetti sulla salute, non è possibile, in riferimento agli studi disponibili, ammettere o escludere con certezza rischi sanitari.
In tal senso la realizzazione dello studio di Valutazione di Impatto Sanitario, in corso di svolgimento per l’area facente riferimento alla filiera Osmannoro-Case Passerini, offrirà senza dubbio migliori elementi di analisi di tipo previsionale.
E’ infine opportuno ricordare anche che l’andata a regime del piano, con l’avvio di tutti gli impianti in esso previsti, avverrà solo alla fine dell’ anno 2006. Sono state trovate le soluzioni tecniche e gli accordi operativi affinché fino ad allora sia scongiurata qualsiasi emergenza in campo ambientale, come avvenuto purtroppo in passato.
In particolare è stato previsto, nel nostro ambito territoriale, o fuori di esso, l’ incremento di nuovi volumi di discarica per 1,5/2 milioni di metri cubi, necessari per traguardare quella data.