FIRENZE- Il sistema regionale della formazione professionale e dell’orientamento cambia volto. A partire dalla sua ossatura portante, quella delle agenzie formative che, sulla base di leggi nazionali e direttive europee, dovranno da oggi in poi essere accreditate sulla base di standard per poter accedere ai fondi europei. La legge precisa che l’accreditamento delle agenzie private, degli istituti scolastici e delle Università (questi i soggetti che fanno formazione) è competenza della Regione e che è sufficiente l’accreditamento di una sede per candidarsi su qualsiasi bando emanato in Toscana.
Entro quest’anno, infatti, il sistema sarà completamente liberalizzato, spariranno del tutto le gestioni dirette da parte degli enti pubblici e nascerà un sistema, interamente privato, che in Toscana si profila come caratterizzato da un numero elevato di agenzie di medio-piccola dimensione. Di questo si è discusso nel corso del seminario che la Regione ha organizzato oggi al Palaffari di Piazza Adua per presentare le linee strategiche adottate dalla Regione in attuazione delle direttive nazionali per la definizione del sistema di accreditamento.
Di che si tratta? Di un sistema che la Regione sta mettendo a punto e che sarà operativo da febbraio e che definirà requisiti e standard cui devono sottostare agenzie formative, scuole e Università per usufruire dei finanziamenti messi a disposizione dal Fondo sociale europeo.
Il nuovo assetto del sistema formativo vedrà dunque, con il superamento del sistema pubblico.
“La proposta - afferma l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Paolo Benesperi – è stata discussa con i soggetti interessati e con le parti sociali.
Il nostro obiettivo è quello di far crescere il sistema della formazione, cogliendo l’occasione fornita da questa scadenza obbligatoria, facendo così ben di più che una mera operazione burocratica”.
"Prendo la parola perche’ ritengo fortemente coercitiva della liberta’ di ricerca ed insegnamento la proposta di Accreditamento delle sedi formative ed orientative, che stamani ci e’ stata presentata -ha affermato in apertura del dibattito Paolo Manzelli, direttore del LRE/EGO-CreaNET dell'Universita’ di Firenze-
Quanto ho ascoltato pone a mio avviso seri dubbi sulla capacita’ politica del POR di trovare soluzioni innovative in un settore cosi strategicamente cruciale, quale quello dello sviluppo della formazione/lavoro.
In vero non sono cosi preoccupato per le regole di concessione dei Finaziamenti del Fondo Sociale Europeo, per cui considero possibile trovare una normativa di requisiti amministraitivi gestionali e logistici delle sedi accreditate.
Sono invece indignato per le proposte di attuazione di criteri selettivi, quando si e’ trattato dei criteri per introdurre standard di Qualità dei soggetti attuatori della Formazione/Lavoro: in quanto essi presentano evidenti limitazioni concettuali che denunciano la carenza di adeguamento di una Cultura Formativa Innovativa, e la persistenza di una concettualita’ educativa antiquata ed obsoleta, che e’ sottesa a proposte di Accreditamento basate sul sistema di selezione esclusione e controllo di qualita’ delle organizzazioni formative.
E’ proprio una mentalita’ priva di saggezza politica, in quanto espressione di un potere gerarchico, che vedo coercitiva e molto distante da quella di Gramsciana memoria, che oggi trova una sua corrispondenza con un sistema di Cooperative Learning Organization in rete telematica, fondata su un esteso partenariato finalizzato non piu’ ad impartire, ma inteso come facilitatore di apprendimento, ovvero incubatore di formazione distribuita.
Quanto e’ stato presentato oggi sinceramente mi ha dato ha dato l'impressione che il peggio debba ancora venire, proprio quando si vorranno attribuire bollini di qualita' o di fedelta’, sulla base di criteri abilitanti definiti a riguardo della tipologie professionali qualificate nel settore delle competenze formative e delle relazioni professionali degli stessi componenti della Agenzie accreditate per la formazione professionale.
In primo luogo, in qualita di docente Universitario, rifacendomi alle indicazioni della Magna Charta delle Università, ritengo che “la libertà d'insegnamento, di ricerca e di formazione”, sia al principio fondamentale di vita di una societa' civile, sento il diritto/dovere di agire sia nei confronti dei pubblici poteri che del potere economico e politico, per attivare l'interesse a la coscienza civile, per garantire e promuovere il rispetto di questa esigenza prioritaria, per dare sviluppo alla formazione/lavoro, diffondendo una critica puntuale ad ogni maldestro tentativo di selezione di una qualita' sulla base di normative ISO, che possono andare bene per la produzione a norma unificata per Bulloni e Lampadine, ma certamente non sono applicabili alla formazione/lavoro; cio' proprio al fine di assicurare alle generazioni future le condizioni essenziali di un'educazione libera e creativa.
Un secondo errore concettuale qui proposto, un Papocchio Burocratico fuori tempo, riguarda proprio la concezione di studio/lavoro, che traspare del tutto obsoleta dalle considerazioni presentataci stamani, cio’ in quanto oggi la Job-creation, non ha piu’ una stretta relazione con il mercato tradizionale del lavoro, in quanto quest’ultimo tende sempre di piu’ ad espellere lavoro manuale (Labour Intensive), ovvero a sostituirlo con la Immigrazione da paesi in via di sviluppo, mentre il lavoro dei giovani culturalmente preparati sara’ sepre piu’ Knowledge Intensive e basato sulla Lifelong Education e lo sviluppo di relazioni internazionali delocalizzate.
Guardando a tale dimensione delle nuove potenzialita’ di lavoro, quello che e’ necessario e attuare una moltiplicazione della capacita formative nella societa’; viceversa non ha senso alcuno la selezione di una Aristocrazia di sedi Formative e Orientative Accreditate localmente secondo discutibilissimi criteri, che con la qualita’ della formazione contemporanea avrebberro ben poche possibilita’ di efficacia ed efficienza, essendo la selezione basata su criteri di esclusione del tutto obsoleti, e per giunta poggianti suprincipi contrari alle esigenze di flessibilita del sistema formativo contemporaneo ed su analisi inadeguate alla carenze di formazone professionale per la creazione di scenari futuri di opportunita’ di lavoro dei giovani in Europa.
Questa forma di accreditamento infatti esclude di fatto la possibilita di accedere a partenariati di NET-learning, agenti in una rete estesa di Formazione Cooperativa Distribuita, che non potranno essere appartenenti in modo esclusivo ad alleanze tra le sedi Regionali Accreditate, proprio in quanto tale selezione taglierebbe brutalmente ogni possibilita’ di includere in tempo reale nuovi contenuti educativi. Tutto cio’ e’ tanto piu’ assurdo dato che viviamo in una epoca dinamica accellerata di crescita scientifica, culturale ed economica che caratterizza il passaggio tra la societa’ Industriale e la Societa’ dell'Economia della Conoscenza.
L’assurdo finale di questa proposta, come ci ha detto l’Assessore Benesperi, risiede proprio nel fatto che la Regione Toscana poteva buttare il Decreto DM116 del 2001, considerantolo superato ed inadeguato al nuovo contesto legislativo Regionale, e quindi avrebbe potuto ripensare coscientemente criteri e normative piu’ adeguate alle esigenze della domanda contemporanea di formazione/lavoro, dando in prima istanza continuita’ alla necessita’ storica di Liberta’ di Ricerca ed Educazione per l’Accreditamento Formativo, che oggi diviene piu’ acuta, essendo caratteristica propria di una societa’ civile ed evoluta che crede fermamente nello sviluppo di forme e soluzioni nuove ed innovative, di cui un governo Regionale di Sinistra dovrebbe sentirsi Paladino e Promotore”.