Alle ore 10 Radio clandestina, uno spettacolo di Ascanio Celestini, con Ascanio Celestini.
Cantastorie del sociale e impareggiabile affabulatore, Ascanio Celestini nei suoi spettacoli riesce a incantare gli spettatori con racconti densi di storia, di vicende anche dolorose e drammatiche come questa della strage delle fosse Ardeatine.
23 marzo 1944: gruppi di Azione patriottica attaccano la colonna tedesca della polizia in via Rasella. 24 marzo 1944:per rappresaglia i nazisti uccidono 335 persone in una cava sulla via Ardeatina..25 marzo 1944: sui giornali compaiono le parole dei nazisti che annunciano tanto l’azione dei partigiani quanto l’eccidio che seguì.
Questa sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, una storia tragica che si consuma in poche ore. Ma nel libro di Alessandro Portelli che ispira questo spettacolo di Celestini, L’ordine è già stato eseguito, questa storia viene inserita nel quadro di nove mesi di occupazione nazista a Roma e poi in quella di 5 anni della guerra dei venti anni del fascismo, nella storia orale di Roma che diventa capitale e inizia velocemente a cambiare. Il libro si fonda su circa 200 interviste a testimoniare che questa non è la storia di quei tre giorni, ma qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di un’intera città.
Alle ore 21,15 Saccarina, uno spettacolo diretto e interpretato da Ascanio Celestini con Olek Mincer.
Arrangiamento e esecuzione dal vivo di musiche popolari dal ghetto: Klezroym.
Saccarina è un racconto per voci e musica. Un percorso della memoria attraverso le storie di due luoghi apparentemente lontani come Lodz e Roma e soprattutto le storie delle persone che le hanno attraversate 50 anni fa durante la guerra. Saccarina è la storia di una moneta. Di una moneta che non serve più per compare e non può essere messa da parte come un tesoro. La moneta battuta nel ghetto di Lodz, il ghetto che in Europa è sopravvissuto più a lungo.
Ascanio Celestini costruisce il suo affresco di narrazione storica a partire da questa moneta, partendo dalla quotidianità degli oggetti, e poi raccogliendo e reinventando le mille voci vive del ghetto. In parallelo scorrono due storie diverse, quella del ghetto di Lodz e quella del rastrellamento del 16 ottobre del ’43 nel ghetto di Roma. Due storie profondamente diverse. Perché a Lodz il ghetto è davvero un carcere e la precarietà della vita di quelli che vi sono reclusi è oltre ogni limite umano.
Mentre a Roma il ghetto è un quartiere. Ma qualcosa li accomuna e rende le due storie terribilmente simili: l’illusione che ci si possa relazionare in modo umano con un’istituzione disumana e criminale. Quando i nazisti occuparono Roma ordinarono alla comunità ebraica di portare 50 chili d’oro, pena la deportazione di 200 capi famiglia: la comunità di Roma, allora, mette insieme l’oro e lo consegna. A Lodz Haim Mordechai Rumkowsky trasforma il ghetto in una sorta di azienda convinto che fino a quando produrrà i nazisti non lo smobiliteranno.
Il 16 ottobre dal ghetto di Roma vengono portate via 10022 persone, mentre nel ghetto di Lodz ne sopravvivono solo 887.