In occasione della 2a Giornata nazionale della Memoria della Shoah, Centrale dell’Arte in collaborazione con il Teatro Metastasio di Prato, la Regione Toscana, l’ETI - Ente Teatrale Italiano, il Teatro della Pergola di Firenze, e l'Università di Firenze, propone un momento di riflessione ad ampio raggio sul tema della Memoria dell’Olocausto.
Evento centrale dell’iniziativa sarà la rappresentazione in prima nazionale de I CANNIBALI di George Tabori, messo in scena da Centrale dell’Arte con la regia di Laura Forti e Teo Paoli.
George Tabori è senza dubbio una delle personalità artistiche più insolite e interessanti del Novecento: ebreo ungherese, giornalista e scrittore, sceneggiatore per Hitchcock, amico di Brecht e a sua volta autore teatrale, Tabori dedica la sua vita ad affrontare il tema della shoah e della discriminazione razziale, lottando contro i facili stereotipi e risvegliando la coscienza civile del suo pubblico. Il suo stile surreale a volte ricorda l’ironia graffiante di Ionesco e di Beckett, a volte l’asciuttezza e il rigore di Brecht, a volte il gioco meta-teatrale di Pirandello.
Ne I CANNIBALI Tabori traccia una prospettiva nuova, ricercando l’uomo nel dramma della Shoah, e perciò portando l’Olocausto a simbolo dell’annullamento, a metafora delle identità spezzate.
Nel testo un gruppo di figli di morti ad Auschwitz, con l’aiuto di due sopravvissuti, ripercorre, attraverso un gioco teatrale, la vicenda che ha portato i loro genitori alla morte: la morte di un compagno, la decisione di mangiarlo, il conflitto fra il gruppo e Zio Tabori (il padre dell’autore) che cerca di convincere i compagni a desistere, il successo di Zio e la scelta finale quando l’SS guardiano della baracca ordina al gruppo di mangiare.
Mangiare, sopravvivere e portare memoria o mantenere la propria dignità e sparire inghiottiti nei sei milioni di morti? È questa la domanda su cui si interrogano i figli mettendo in scena la storia dei padri.
Una riflessione profonda sull’essere umano. I protagonisti de I CANNIBALI non sono eroi; sono uomini normali, con le loro paure, piccolezze e grandezze. Attraverso di loro i milioni di morti dell’Olocausto tornano ad essere quello che realmente sono: persone, vite, storie, annientate brutalmente dalla macchina di sterminio nazista.
Una prospettiva che offre importanti temi di riflessione che verranno ripresi e affrontati nel corso della tre giorni di spettacoli, eventi e dibattiti con artisti e ospiti internazionali organizzata da CENTRALE dell'ARTE, compagnia che basa la propria ricerca teatrale sul rapporto con il territorio e con tematiche di rilevanza sociale.
Un programma articolato fra Prato e Firenze che prevede l’ospitalità dello spettacolo Anthology del gruppo Israelo-palestinese del Teatro di Akko, un gruppo che dalla sua nascita lavora sul rapporto fra le due etnie, facendo incontrare attori dell’una e dell’altra parte, la proiezione del film Don’t touch my Holocaust del regista Asher Tlalim sull’esperienza del Teatro di Akko e sul loro celebre spettacolo Arbeit macht frei (da cui Anthology è tratto), la conferenza Mangiare memoria, su teatro e olocausto moderata da Siro Ferrone, la tavola rotonda La Shoah vista dal Medioriente.
Eventi di alto livello che vedranno la partecipazione di personalità del teatro e della cultura come Robert Skloot (vicerettore dell’Università del Wisconsin), Warren Rosenszweig (direttore del Judischer Theater, Austria), Siro Ferrone, (Università di Firenze, Dipartimento di storia delle Arti e dello Spettacolo) Francesco Spagnolo, Ida Zatelli, Shimon Levy gli artisti coinvolti nel progetto (Moni Yosef e Smaadar Yaaron del Teatro di Akko, Asher Tlalim, Y. Morad, Laura Forti, Teo Paoli) e rappresentanti delle Istituzioni regionali.