FIRENZE- «Il 2002 sarà un anno cruciale per la legislatura. Saremo difatti al giro di boa» esordisce il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, nella conferenza di fine anno tenutasi ieri. «Il 2002 – sottolinea – sarà l’anno della verità per il federalismo, in cui si scopriranno le carte delle regioni e del governo. Presenteremo un progetto per richiedere poteri speciali per la gestione dei beni culturali, organizzeremo un forum aperto a tutti gli operatori sulle nuove competenze e i nuovi scenari che si sono aperti in tema di istruzione.
La conferenza delle Regioni sta invece elaborando un proprio progetto per richiedere maggiore autonomia in tema ambientale». Il 2002 sarà anche l’anno dello statuto e di un chiarimento sulla legge elettorale; sarà l’anno di un nuovo piano regionale di sviluppo e di un nuovo patto per l’occupazione. «Il 2002 – aggiunge il presidente Martini – sarà l’anno in cui prenderà il via un piano di investimenti straordinari: 750 miliardi per lo sviluppo economico e la difesa del suolo. Per combattere l’erosione delle coste investiremo nostre risorse.
Ci auguriamo però che anche istituzioni superiori facciano altrettanto». Il prossimo anno si svolgerà anche un convegno sulla montagna e sarà infine l’anno del piano sanitario e sociale, dopo la riforma della legge 72. Sul fronte degli impegni internazionali Martini parteciperà a gennaio al forum sulla globalizzazione di Porto Alegre e si recherà a New York con una delegazione di impreditori toscani. A fine febbraio si incontrerà con il ministro Ruggiero per siglare un accordo in tema di cooperazione internazionale.
«Organizzeremo infine un convegno internazionale sulla non violenza – conclude il presidente della Toscana – e San Rossore 2, tra giugno e luglio: impegno della Toscana per un diverso approccio alla globalizzazione, per una nuova e diversa globalizzazione». Su un piano più politico Martini ha invece annunciato che per il 2002 non ci saranno rimpasti in giunta. «E la Toscana è una delle poche Regioni che può dirlo» sottolinea. «Toscana Democratica ha dimostrato migliore coesione che altrove – continua – ed anche una buona tenuta elettorale.
Rilanceremo l’Ulivo. E nascerà un coordinamento regionale aperto non solo ai segretari dei partiti, ma anche agli amministratori e agli esponenti dei movimenti che operano sul territorio e si riconoscono nel centro sinistra. Prima di Pasqua torneremo anche a confrontarci con chi ci ha eletto, organizzando una convention di bilancio su quanto finora realizzato». Ultimo capitolo: i rapporti con il governo. «Il 2002 sarà l’anno della verifica e dei fatti – ricorda Martini - Fino ad oggi abbiamo avuto solo risposte frammentarie, con singoli ministri e sottosegretari, e contradditori, visto che spesso hanno detto tra loro cose molto diverse.
Un esempio tra tutti: il tracciato della Livorno-Civitavecchia». «Qualche settimana fa – prosegue – ho parlato con Berlusconi. Capisco gli impegni pressanti di questi mesi: mi auguro ora che sia possibile un confronto. Naturalmente il mio giudizio sulla Finanziaria rimane negativo: per mettere in sicurezza l’Arno abbiamo ottenuto qualcosa in più, ma molto di meno di quello necessario. Per il resto – erosione delle coste, patti territoriali, edilizia popolare – non c’è niente. E non è solo un problema della Toscana.
Anche la Lombardia ha sottolineato come nessuno degli emendamenti presentati dalla Conferenza delle Regioni sia stato accolto. Già si sono creati conflitti di competenze, dopo la riforma federale, e la cabina di regia è già in panne, tanto che le Regioni hanno dato tempo al governo 90 giorni: poi procederanno da sole».
«Di tutto questo – conclude Martini – i pasdaran del centro destra toscano non sembrano accorgersene. Una componente politica in particolare si comporta come un guardiano del pretorio e dimostra una totale assenza di autonomia nel panorama nel dibattito politico generale.
Ne avevamo assai più noi, governanti del centro-sinistra, ai tempi dei governi Prodi, D’Alema e D’Amato: abbiamo sollevato più volte obiezioni. E per certi provvedimenti siamo addirittura ricorsi alla corte costituzionale».