I nove ricorsi di oggi sono stati vinti, condannando il Comune al pagamento delle spese legali.
Trentatre sono le cause vinte finora. Una lo scorso mese di maggio, quindici lo scorso 25 settembre, cinque il 30 ottobre, due il 20 novembre, una il 19 dicembre e nove oggi 28 dicembre. Delle oltre cento cause istruite, alcune proseguiranno in Tribunale, altre sono ancora in attesa.
Il giudice, come nei casi precedenti, ha accolto i ricorsi che impugnavano le cartelle esattoriali, perche' mancava l'indicazione dell'autorita' a cui ricorrere.
Sono state ritenute illegittime perche' non tutelavano i diritti del contribuente, non mettendolo in condizione, come prescrive la legge, di fare ricorso.
I ricorrenti sono stati assistiti dalla studio legale dell'Aduc, nello specifico dagli avvocati Anna Maria Fasulo, Massimo Morettoni e Claudia Moretti.
"Il Comune -commenta un comunicato dell'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori- immaginiamo come nei casi precedenti, presentera' ricorso in Cassazione, con un costo non indifferente (pagato dai contribuenti) e una possibilita' di successo vicina allo zero, perche' il giudice di pace ha condannato il Comune per aver emesso una cartella in maniera errata (non e' entrato sullo specifico della tassa sul panorama).
Il Comune avrebbe semplicemente potuto riemettere le cartelle, ma, per chi -come esso- fa spettacolo e potere della sua amministrazione, sarebbe una ammissione di colpa; condizione impossibile per chi amministra con il motto il Comune ha sempre ragione, non sbaglia mai. Un'arroganza che trova conferma nel rifiuto che il Comune sta opponendo a restituire i soldi a chi, avendo gia' pagato, ha vinto la causa".
"Una situazione in cui -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- non ci tiriamo indietro, e arriveremo anche a chiedere il pignoramento di Palazzo Vecchio se dovesse continuare a negare la restituzione del maltolto.
Inoltre, in Cassazione, nonostante non abbiamo i soldi dei contribuenti, saremo presenti con le nostre memorie. Nel tirare un bilancio del 2001, non si puo' che registrare un dato positivo, su una vicenda che e' cominciata nel 1998: la tenacia, quando si e' dalla parte della giustizia, puo' essere premiata. L'importante e' non farsi mettere i piedi in testa da chi come il Comune di Firenze, avendo una macchina pubblica a disposizione, solo per questo crede di essere un dominatore che ha a che fare con dei sudditi.
In questi 2001 gli abbiamo fatto dire NO per 33 volte dalla giustizia. Il 2002 si prospetta pieno di altri ricorsi, anche in tribunale, oltre che dal giudice di Pace e in Cassazione, e noi ci saremo, fino alla conclusione di una vicenda che, se dovesse terminare positivamente per noi, sara' un vantaggio per tutta la comunita', inclusa l'amministrazione fiorentina".
E' bene ricordare che la "tassa sul panorama" (o indennita' risarcitoria) e' una richiesta di oblazione a chi aveva gia' ottenuto un condono edilizio o aveva la pratica in corso, rispetto ad una legge del 1939 ripescata dal ministero dei Beni Culturali (all'epoca Walter Veltroni).
Una legge che risulta essere stata superata da altre successive -ha evidenziato il Difensore Civico della Toscana- passando le specifiche competenze dal Comune alla Regione.
Ma cio' non e' bastato al Comune di Firenze e agli altri Comuni che in Italia si sono accodati alla vicenda, con la prospettiva di facili incassi.
Il ricorso nel merito valeva e vale se fatto al Tar, ma ogni contribuente avrebbe dovuto spendere quantomeno un paio di milioni di lire, ed essendo gli importi medi richiesti di 1.400.000 lire, va da se' che chiunque si sarebbe scoraggiato. Per questo l'Aduc deposito' al Tar della Toscana alcuni ricorsi "pilota", e consiglio' ai contribuenti di aspettare le ingiunzioni di pagamento e poi fare ricorso al giudice di pace, perche' bloccasse le richieste in attesa della pronuncia del Tar.
Cosi' in molti hanno fatto, pur con le novita' che si sono inframmezzate nella vicenda, tra cui l'auto-diminuzione dell'oblazione fatta dall'amministrazione per dare un contentino ai mugugni interni alla sua stessa maggioranza di governo.