Ci sono difficoltà per trasferire la Centrale del Latte nell’area Mercafir? Cosa intende fare il Comune per rispettare i tempi per la costruzione del nuovo stabilimento che concentri le produzione di Firenze, Pistoia e Livorno? Sono alcune delle domande poste dalla capogruppo di Rifondazione Comunista Monica Sgherri in una interrogazione. «La Centrale del Latte - scrive la Sgherri - dovrà lasciare libera l’area attualmente occupata dagli stabilimenti entro il 2003 così come risulta dall’accordo di programma sottoscritto fra Comune e TAV».
«I tempi, però - ha precisato la capogruppo di Rifondazione Comunista - sono strettissimi e uno slittamento o un ridimensionamento delle produzioni della Centrale del Latte rischia di far chiudere questa fondamentale realtà economica». Secondo la Sgherri «ci sarebbero difficoltà e contrarietà all’interno della Mercafir allo spostamento delle attività svolte dal mercato del pesce. Ciò condiziona il futuro della Centrale del Latte, la salvaguardia dei 220 posti di lavoro e di tutto l’indotto qualificato nella produzione del latte fresco e dei prodotti biologici.
In questo senso la volontà del Consiglio comunale era stata chiara e dovrà essere rispettata». «Proposte sostitutive come quelle suggerite dal capogruppo dei Verdi Alessio Papini - ha sottolineato la Sgherri - secondo il quale nell’area Mercafir, inizialmente, potrebbe essere trasferita solo la produzione di latte fresco, sono pericolose. La “politica dei due tempi” non esiste e, oltretutto, la Centrale del Latte sta per essere privatizzata e ciò comporta che un ciclo produttivo meno qualificato, in termini anche di fatturato, potrà essere trasferito più facilmente altrove».
Per questo l’esponente di Rifondazione Comunista chiede anche di conoscere «quali atti concreti, qualora queste difficoltà fossero vere, questa amministrazione intende prendere per garantire la concentrazione di tutte le produzioni di Centrale del Latte, come latte fresco, mozzarelle e biologico, essenziali anche per il mantenimento in futuro di questa realtà produttiva in ambito locale e per la salvaguardia dei livelli occupazionali attuali».