Il Comune di Livorno inaugura il 4 ottobre 2001 la mostra “Benvenuto Benvenuti. Dal vero al simbolo. 1881-1959”, realizzata in collaborazione con il MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. La mostra sarà a Livorno fino al 6 gennaio 2002 per poi essere inaugurata il 18 gennaio a Trento, Palazzo delle Albere, dove rimarrà aperta fino al 24 febbraio 2002.
Dal 1994, anno del trasferimento del Museo Civico “Giovanni Fattori” nella nuova sede restaurata di Villa Mimbelli, l’Amministrazione Comunale di Livorno ha avviato un progetto culturale con cui approfondire lo studio della pittura italiana tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Le mostre che si sono susseguite dai “Postmacchiaioli”, al “Divisionismo toscano”, “Dai Macchiaioli agli Impressionisti”, a “Cézanne, Fattori e Il Novecento in Italia” e, infine, al “Futurismo attraverso la Toscana”, hanno fortemente caratterizzato il Museo Civico Giovanni Fattori come uno dei punti di riferimento più attivi in Italia per la storia dell’arte moderna.
La mostra monografica “Benvenuto Benvenuti.
Dal vero al simbolo. 1881–1959” si colloca perfettamente all’interno di questo programma espositivo proponendosi lo studio e la valorizzazione di una figura di primo piano del Divisionismo in Toscana.
Il Mart – che è in attesa di inaugurare a Rovereto, nel settembre 2002, il nuovo Polo Museale e Culturale a firma di Mario Botta – custodisce gli archivi, recentemente acquisiti, di Vittore Grubicy e di Benvenuto Benvenuti. Si tratta di materiale assolutamente interessante - lettere, libri, ritagli stampa, oggetti vari, periodici e fotografie – che servirà ad approfondire gli studi su questi due importanti personaggi.
La mostra va a completare un percorso storico-artistico iniziato dal Mart con la grande mostra sul Divisionismo Italiano del 1990, le due importanti esposizioni di Segantini (Giovanni Segantini, 1987; Segantini. La vita, la natura, la morte. Disegni e dipinti, 1999) e con quella dedicata a Fornara (Carlo Fornara, 1999).
La crescente rivalutazione del divisionismo italiano quale esperienza artistica di avanguardia europea, dopo aver indotto allo studio e al recupero filologico ed espositivo dell’esperienza condotta dalla generazione dei maestri, da Giovanni Segantini a Giuseppe Pellizza da Volpedo, da Emilio Longoni ad Angelo Morbelli, rivisita oggi quella degli allievi.
Dopo aver seguito i corsi di Lorenzo Cecchi a Livorno a contatto con gli ambienti post macchiaioli, Benvenuto Benvenuti fu affascinato dalla pittura divisionista, alla sperimentazione della quale giunse nel 1903 dopo aver conosciuto Vittore Grubicy De Dragon, che della nuova tecnica era stato divulgatore colto e appassionato fin dalla metà degli anni Ottanta. L’incontro con il pittore e critico milanese si rivelò determinante per l’orientamento delle scelte artistiche e personali del giovane Benvenuti, che da quel momento si dedicò a una sperimentazione del divisionismo personale e inconfondibile, nutrita dai suggerimenti di Grubicy, ma nel contempo contraddistinta da un’accezione formale e da un repertorio tematico autonomi.
Durante i frequenti periodi di lavoro trascorsi a Milano effettuò proficue esperienze nel settore del design collaborando alla ditta di ebanisteria di Eugenio Quarti, protagonista della stagione del Liberty italiano. I contatti con la metropoli lombarda si protrassero fino al 1920, anno in cui Grubicy morì investendolo della sua eredità spirituale come una sorta di figlio adottivo; s’interruppe anche il profondo dialogo tra i due artisti, tuttora documentato dal cospicuo epistolario confluito nell’Archivio Grubicy.
Benvenuti inoltre partecipò alle rassegne dei pittori italiani divisionisti all’estero organizzate dalla Galleria di Alberto Grubicy, fratello di Vittore, alle quali esponevano anche Gaetano Previati e Carlo Fornara. Dopo la prima guerra mondiale, trasferitosi definitivamente a Livorno, si intensificarono i suoi contatti con l’ambiente culturale cittadino, in particolare con il “Gruppo Labronico” e con la Galleria Bottega d’Arte, dove nel 1923 allestì la sua più importante mostra personale, occasione in cui la critica giunse a una definizione riassuntiva della sua esperienza artistica.
Le successive rassegne, svoltesi a Milano presso la Galleria dell’Esame di Milano (1933) e la Galleria Scopinich (1935) misero in luce anche la sua notevole produzione grafica.
L’esposizione intende offrire una ricostruzione che documenti scientificamente i diversi momenti del percorso artistico di Benvenuto Benvenuti. I dipinti e i disegni saranno individuati secondo il criterio della qualità, tra quelli appartenenti a musei e raccolte pubbliche e collezioni private, prima tra tutte quella della famiglia Benvenuti.
Non mancheranno opere poco note o mai più viste dalla loro prima esposizione al pubblico. La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, comprendente testi di Paola Pettenella, Sergio Rebora e Francesca Velardita e il regesto dell’epistolario intercorso tra Benvenuti e Grubicy, curato dal Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, finora edito solo parzialmente e ricco di informazioni estremamente preziose ai fini di una maggiore conoscenza delle vicende dell’ambiente artistico italiano all’inizio del Novecento.