Segni particolari: baffo alla Clark Gable, mezz'etto di brillantina sul capello, sigaretta all'angolo della bocca. E' Lui: "Fred dal whisky facile", ovvero Ferdinando Buscaglione, l’indimenticato protagonista dello swing italiano a cui il Parterre (piazza della Libertà - Firenze) rende omaggio stasera con una rassegna di video, spezzoni e immagini rare provenienti dall’archivio Rai e selezionate dal giornalista musicale Ernesto De Pascale. Classe 1921, nato a Torino il 23 Novembre, fin da piccolo Fred Buscaglione sente la musica nel sangue, cosi' il Conservatorio Giuseppe Verdi e' la prima tappa di preparazione.
Ma la sua passione e' il jazz. A 15 anni, per pagarsi gli studi, lo troviamo mentre suona il contrabbasso in piccole formazioni locali come quella del maestro Gino Filippini dell'Hotel Ligure di Torino. Frequenta locali notturni (i famosi "night") ed e' qui che conosce Leo Chiosso (allora studente universitario) che in seguito sara' l'autore dei versi delle sue canzoni piu' famose. Per sbarcare il lunario suona anche il violino e canta come interprete di standard jazz. A 17 anni e' ormai musicista richiestissimo in Torino e dintorni, ma arriva la chiamata alle armi.
Nel 1943, catturato dalle truppe americane e' internato in un campo in Sardegna. Fred non manca di iniziativa ed entra a far parte della band militare che trasmette dalla radio alleata di Cagliari. Finita la guerra torna a Torino e riprende la sua solita vita di musicista a serata. Nel 1946 il fisarmonicista Germonio lo vuole con se nella sua formazione che si ispira al jazz di Count Basie. E' questo il periodo in cui si mette a scrivere le prime canzoni con Leo Chiosso. Ormai e' considerato artista di talento e non si contano le scritture in Italia ed all'estero: talvolta con formazioni altrui, talvolta con gruppi da lui costituiti, in ogni caso sempre con musicisti di spessore.
E' proprio durante un ingaggio al Cecile di Lugano che incontra la donna della sua vita: Fatima Ben Embarek, una 18enne marocchina che si cimentava in numeri di alta acrobazia e contorsionismo nel TRIO ROBIN's (gli altri due componenti erano suo padre Mohamed ex colonello dell'esercito francese e sua sorella maggiore Aisha) Fatima nata casualmente a Dresda era una bellissima brunetta dagli ardenti occhi neri su un volto tondo e ben in carne e con una bellissima voce. Leo Chiosso intanto insiste perche' Fred incida le canzoni che hanno scritto insieme.
Ad introdurli nel mondo discografico e' Gino Latilla, anche lui torinese, per il quale la coppia ha scritto "Tchumbala-Bey". Gia' dai primi brani viene delineandosi il personaggio che Fred deve interpretare: il duro dal cuore tenero, una sorta di Clark Gable made in italy, rubacuori, sciupafemmine, messo pero' alle corde da maggiorate esplosive. L'idea piace al pubblico, anzi ha davvero un esito strepitoso: "Che bambola" vende 980mila copie senza nemmeno un battage pubblicitario. Per il musicista jazz con la "voce di carta di vetro" inizia il periodo del grande successo: non c'e' locale esclusivo che non voglia accaparrarselo almeno per una serata.
Le sue esibizioni sono delle vere e proprie performance da cabaret, in piu' gli strumentisti che lo accompagnano (gli Asternovas) sono di tutto rispetto e di rimando i dischi si vendono alla grande tanto che Fred Buscaglione si puo' considerare il campione del primo vero boom discografico italiano. La ricetta del successo e' chiara: il musicista torinese mette in scena stereotipi del cinema americano, tanto per intenderci i personaggi dei musical alla "Bulli & Pupe" o se preferite dei polizieschi alla Mike Hammer.
Il nostro mette su un delizioso teatrino di bulli & pupe nostrani e da vita ad un universo canoro ispirato con evidenza a Damon Runyon. Brani che ce lo presentano di volta in volta come Dave lo Sciccoso, Cielo Masterson, Nathan Detroit, improbabili gangester chicagoani o newyorkesi, spietati coi nemici e sensibili al fascino femminile. Con quell'aria scanzonata da attore consumato mentre la voce ,quasi recitante, scivola su ritmi jazz di presa immediata. Strepitoso, mai sentito prima e impossibile da replicare, in seguito, se non come parodia dello stesso Fred! Incredibile anche l'immedesimazione fisica di Buscaglione con i testi delle canzoni, tanto da far pensare che qualche cromosoma dei personaggi stile Chicago anni '30 facesse parte del suo DNA.
E i succesi? Eccoli: preceduta dal fischio "Che bambola" (1956), "Teresa non sparare" (1957), "Eri piccola cosi'" (1958) e poi "Guarda che luna", "Porfirio Villarosa" (quello che faceva il manovale alla Viscosa!), "Whisky facile"...Anche la televisione , la pubblicita' e il cinema lo vogliono, e lui accondiscende riproponendo il suo cliche' di duro. Una vita al massimo, insomma, sia nella finzione che nella realta', ma proprio mentre e' all'apice della parabola la morte lo ghermisce all'alba, alle 6,20 di un freddo mercoledi' qualsiasi del 3 Febbraio del 1960 mandando la sua Thunderbird rosa confetto a schiantarsi contro un camion carico di tufo in una strada del quartiere romano dei Parioli.
In mille frangenti Fred si era accasciato a terra colpito dalle micidiali pallottole sparate dalle sue "bambole", e in altrettante occasioni era stato fulminato dalle scariche del fucile della sua Teresa o bersagliato da decine di pugni alla Rocky Marciano di splendide ragazze "modello 103" sempre si era rialzato, piu' vivo e divertito che mai, con stampata sulla bocca l'abituale e fragorosa risata che metteva in pericolo il mozzicone di sigaretta e l'equilibrio del bicchiere rigorosamente stracolmo di wisky.
In quella circostanza invece, gli era andato tutto storto: cio' che era successo in quell'alba maledetta si rivelo' drammaticamente reale e irrimediabile. Poco prima, forse col cuore gonfio d'amarezza per essersi separato dall'amata moglie Fatima aveva scritto della disperazione lieve che abita le prime luci del mattino in una strofa di "Nei cieli dei bar", melodia fra le sue piu'struggenti: "Ci vediamo al fondo di un bicchiere/ fino a quando l'alba nel cielo tornera'/ e nell'alba disperata/ sara' triste rincasare/ per attendere la notte/ e poterti ritrovare/ al fondo di un bicchiere/ nel cielo dei bar." Tutto il resto, ci pare, e' silenzio...”.
Martedì 4 settembre al Parterre di Firenze è di scena il mito: in programma è infatti la “Carosone by Night”, una serata dedicata al grandissimo Renato Carosone, artista eclettico e napoletano verace, per mezzo secolo una delle colonne della canzone italiana.
Sul palco, a rendere omaggio all’amatissimo musicista partenopeo, saranno i Chicago Blue Review (tra le più attive ed interessanti formazioni del blues italiano) e uno specialissimo Trio composto da Massimo Altomare, Mirko Guerrini e Leonardo Pieri, musicisti di lungo corso gravitanti prevalentemente in orbite jazz. Le due band proporranno il meglio del repertorio Carosone: non semplici cover, ma veri e propri riarrangiamenti all’insegna dell’originalità. Prima e dopo il concerto ancora Carosone protagonista, ma dal grande schermo del Parterre, con la proiezione di spezzoni, concerti e rarità video tratte dall’archivio Rai.
Renato Carosone è stato un artista geniale in tutti i sensi, amava la musica, la poesia e l'arte pittorica. Possedeva un rivoluzionario talento musicale, con la sua "personalissima" musica e voce è riuscito ad adattare alcune famose canzoni napoletane al "passo" degli inarrestabili tempi moderni. Oltre a suonare il pianoforte e cantare è stato anche un valente compositore; chi non conosce la sua "Tu vuò fa l'americano", e poi le sue rielaborate "Luna rossa", "Anema e Core", "Scapricciatiello", "Scalinatella" e tante altre.
Renato Carosone nasce a Napoli il 3 gennaio 1920. Cantante e compositore napoletano, inizia molto presto ad appassionarsi di musica e di pianoforte. Terminati gli studi di musica classica, nel 1937 viene scritturato come pianista e direttore d'orchestra da una compagnia d'arte. Dopo aver lavorato in Africa per nove anni, riscuotendo un clamoroso successo personale, nel 1946 ritorna a Napoli, ma vi resta solo per poco tempo. Seguendo il proprio istinto decide di partire per Roma, dove ottiene in breve tempo una buona notorietà nell'ambiente musicale romano.
Nel 1949 fonda il Trio Carosone, insieme a Peter Van Wood e Gegè di Giacomo. I tre inaugurano lo Shaker Club di Napoli, con un repertorio prevalentemente americano. I grandi successi esplodono negli anni '50, in particolare durante le trionfali stagioni della Bussola di Viareggio, inaugurata proprio dal gruppo di Carosone nel 1955. Il primo grande successo commerciale è Maruzzella. Le successive incisioni (O Sarracino, Torero, Caravan Petrol, Tu vuo fa' l'americano) conquistano rapidamente le classifiche di vendita europee e nordamericane.
Nel 1960, al culmine del successo, decide di ritirarsi dalle scene per edicarsi allo studio della musica classica e alla pittura. Il silenzio musicale si interrompe nel 1975, con uno spettacolo dal vivo che ttiene un formidabile successo di pubblico e di critica. Nel 1982 ritorna in sala d'incisione e registra Renato Carosone 82. Renato Carosone divenuto celebre con il famoso brano Tu vuo' fa 'americano, negli ultimi anni della sua vita soffriva di disturbi espiratori e problemi circolatori, che lo hanno tenuto lontano dal palco.
Renato Carosone si é spento a Roma il 20 maggio 2001.